18 maggio 2015

L’EUROPA E L’IMMIGRAZIONE di Antonio Laurenzano

                                                 
L’EUROPA  E  L’IMMIGRAZIONE
Il dramma del Mediterraneo : un’emergenza europea – Il piano della Commissione Ue per fronteggiare la tragedia dei migranti – Le incertezze del futuro legate alla fuga biblica dall’Africa.
                                                            di  Antonio  Laurenzano

L’Europa del cinismo! E’ quella che sembra aver smarrito il filo della storia. Dopo essersi proclamata per anni paladina dei diritti umani, si dimostra sempre più latitante nella gestione dell’emergenza dei flussi migratori nel Mediterraneo in fondo al quale lo scorso anno sono finiti 3200 disperati.  Quest’anno, dopo il tragico weekend del 18 aprile in cui hanno perso la vita oltre 900 persone, siamo già a quota 1800, a fronte di 24mila arrivi sulle coste italiane. Da Bruxelles i soliti imbarazzanti balbettii a conferma della mancanza di una leadership e di una governance capace di dare corpo a una istituzione comunitaria fantasma!
Si continua a non voler vedere una tragica realtà in nome di una ipocrisia umanitaria che genera soltanto discorsi di facciata. Egoismi nazionali, inettitudine, miopia politica alla base di scelte non fatte! O ancor peggio, scelte sbagliate! All’intervento militare in Libia del 2011,attuato soprattutto su pressione di Francia e Gran Bretagna con l’appoggio dell’Alleanza NATO e degli Stati Uniti, non è seguita alcuna  alternativa. La mancanza di un piano politico ha consegnato la Libia alla ingovernabilità.  E oggi, secondo l’avvertimento del Segretario dell’ONU , Ban Ki-moon, in terra libica non ci potrà essere una soluzione militare alla tragedia umana che sta avvenendo nel Mediterraneo. Occorre una strategia diversa per nuove soluzioni.
E in Europa, nonostante la “chiusura” della Gran Bretagna,  si comincia finalmente ad affrontare il problema per giungere a un accordo che possa da un lato garantire la sicurezza e la protezione dei diritti umani dei migranti e di coloro che chiedono asilo e dall’altro sconfiggere gli scafisti della morte con il loro vergognoso traffico di vite umane sulle carrette del mare. E, ovviamente, senza ignorare la immigrazione clandestina, il trasporto illegale di armi e stupefacenti. La normalizzazione del Mediterraneo è un interesse primario che l’Europa non può più ignorare.
La Commissione Ue ha adottato una nuova agenda basata su quattro pilastri: ridurre gli incentivi alla migrazione irregolare, gestire e rendere sicure le frontiere esterne dell’Unione, proteggere i richiedenti asilo e creare una nuova politica della migrazione legale. Dopo aver “criminalizzato” l’operazione “Mare nostrum” per attivismo nei salvataggi, equiparati a un invito a delinquere per i trafficanti di esseri umani, ora la Germania e i suoi alleati del Nord e dell’Est fanno marcia indietro, riconoscendo che “Triton”, che da novembre sostituisce “Mare nostrum”, ha reso più incerti i controlli della frontiera mediterranea. Nella consapevolezza che l’Europa resta e resterà una calamita irresistibile per tanti diseredati del Continente nero, si lavora attorno a una più equa distribuzione degli immigrati che richiedono asilo insieme alla creazione di campi profughi in Medio Oriente e Nord Africa per evitare viaggi suicidi.
L’accordo Ue per affrontare l’emergenza immigrazione prevede la ridistribuzione di migranti tra gli Stati membri in base a quote prestabilite, rapportate al numero di abitanti del Paese, Pil, numero di profughi già presenti nel Paese e tasso di disoccupazione.  In Italia arriveranno il 9,94% dei 20mila profughi (meno di 2000) che attualmente risiedono in campi profughi all’estero e che hanno i requisiti per ottenere lo status di rifugiati (“reinsediamenti”), e l’11,84%  dei richiedenti asilo già presenti nelle nostre strutture di accoglienza (“ricollocamento”). Di fatto, quindi, secondo quanto assicurato anche dall’alto rappresentante per gli Affari esteri dell’Ue, Federica Mogherini, il nostro Paese sarà esonerata dal dover accogliere quote di nuovi profughi. Dai campi profughi in Libano e Turchia il 15,43% dovrà essere accolto dalla Germania, l’11,87% dalla Francia. Gran Bretagna, Irlanda e Danimarca lasceranno chiuse le loro frontiere avvalendosi di una specifica clausola comunitaria vigente in materia (“opting out”).

Numeri, quote, percentuali. Che tuttavia lasciano irrisolta la questione centrale: i 20mila profughi che verranno reinseriti in Ue direttamente dai campi profughi rappresentano una frazione esigua delle centinaia di migliaia di persone in fuga dall’Africa. Quale sarà il loro destino se dovessero iniziare, fuori da questo piano, un disperato viaggio della speranza? 

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