24 settembre 2011

Il colonnello dei bersaglieri Angelo Giacomino racconta il suo amore per l'esercito


IL COLONNELLO DEI BERSAGLIERI ANGELO GIACOMINO RACCONTA IL SUO AMORE PER L’ESERCITO
Due dei dieci Comandamenti del Corpo Bersaglieri sono la generosità e il rispetto

Avevo telefonato al Colonnello Angelo Giacomino per chiedergli se voleva parlarmi della sua vita militare. Mi risposto subito di no. Ho insistito e, finalmente, mi ha concesso l’intervista. Mentre guidavo l’automobile per raggiungere Palazzo Cusani dove lo avrei trovato, nella mia mente scorrevano una miriade di domande da fargli. Dove può spingersi la fantasia di una giornalista inesperta come me in materia militare quando affronta un argomento delicato come questo? Cosa si può chiedere a un alto Ufficiale di grande valore come il Colonnello Angelo Giacomino? Lo conoscevo bene, sapevo della sua rettitudine, della sua generosità sulla quale spesso ho potuto contare, del suo amore per l'Esercito che lui considerava sacro, delle sue virtù militari, che erano le migliori e che, da buon Bersagliere, amava la disciplina che praticava e pretendeva come un compimento del proprio dovere. Altri aspetti del suo carattere erano il carisma che determinava il bel modo saggio di agire, era un modo tattico e strategico che lui manifestava con la dovuta serenità e tranquillità, qualità apprezzate soprattutto quando le possiede un alto Ufficiale.
Ero arrivata al magnifico Palazzo Cusani sito in Via Brera n.15, edificato nei primi decenni del Seicento da Agostino Cusani. La facciata di concezione seicentesca, fu realizzata per l'omonima famiglia, che conta Agostino III, vescovo di Pavia. In realtà fu realizzata tra 1715 e 1717 dall'architetto Giovanni Ruggeri. Il Palazzo è caratterizzato da capitelli corinzi a grandi foglie, con balconi e finestre in pietra arenaria e ceppo, mentre la facciata sul giardino porta la firma del Piermarini. In passato, Palazzo Cusani ha ospitato il Ministero della Guerra del Regno Italico bonapartista, mentre ora accoglie il Comando Territoriale Esercito Militare Lombardia e il Circolo di Presidio dell'Esercito.
Un militare mi accompagnava all’Ufficio del Colonnello. Mentre salivo le scale, vidi un affresco sulla volta della Sala delle Allegorie con i simboli delle quattro stagioni e le allegorie sul pensiero umano che richiamano alle Muse delle arti e delle Scienze. Mentre percorrevo gli otto ambienti del piano nobile, la sensazione era quella d'addentrarmi nella storia: immaginavo i balli con dame vestite con grande sfarzo e cavalieri con divise impeccabili e decorate al valore militare.  Quel Palazzo era un tesoro che mi raccontava il suo passato: tre secoli della nostra storia impressi in decorazioni con antiche simbologie, opere pittoriche settecentesche e ottocentesche, affreschi attribuiti a Giovanni Angelo Borroni, quadri di Londonio, Prinetti e Villére, pregiate specchiere e dipinti ottocenteschi dell'Accademia di Brera. Nella Sala dell'Ingegno, dominavano otto allegorie sulla scoperta dei nuovi territori. Il susseguirsi di simboli mi aveva fatto dimenticare che avrei dovuto raggiungere l’Ufficio del Colonnello. A ricordarmelo è stato lui stesso che mi veniva incontro.
Mi aveva fatto accomodare nel suo splendido ufficio, presi il block notes e cominciai l’intervista:
Colonnello, Lei proviene da una famiglia militare? “Sì. Mio padre era Maresciallo della Polizia Penitenziaria”.
Quindi, è cresciuto con una mentalità militare? “Ho avuto un’educazione rigida, quella che rispecchiava la vita militare di un tempo e che mi piaceva, pertanto, a vent’anni sono entrato nell’Esercito dove ho fatto il Corso Ufficiali presso la Scuola di Fanteria di Cesano di Roma”.
Come si è svolta la Sua carriera? “I primi sei mesi sono stati di Allievo Ufficiale, al termine del sesto mese ho sostenuto un esame molto duro”.
In cosa consisteva questo esame? “Spaziava dalla cultura generale alle vere e proprie materie militari”.
Al termine di questo corso con quale grado è uscito? “Con il grado di sottotenente; ci tengo a precisare che sono stato il primo del corso”.
Dove è stato assegnato? “Al  Primo Reggimento Bersaglieri di Civitavecchia, dove è iniziata la mia carriera da Ufficiale”.
L’iter da Lei perseguito, rilascia una laurea? “No. La laurea può essere presa in un secondo momento dopo aver frequentato la Scuola di Applicazione di Torino che, però, io non ho frequentato per impegni addestrativi del Reggimento”.
Questo l’ha penalizzata? “No. Ho svolto l’iter di un Ufficiale normale che non prevede l’Accademia e che, comunque, sono arrivato lo stesso al più alto grado del Ruolo Speciale”.
Mi scusi Colonnello, vedo sul petto della Sua giacca molte mostrine di vari colori, cosa significano? “Sono i nastrini ricevuti al termine di operazioni per la pace in Italia e all'estero”.
E’ stato importante averle fatte? “Certamente sì, soprattutto per contribuire alla Pace nel Mondo”.
Queste operazioni per la pace hanno portato anche una svolta positiva alla Sua carriera? “La partecipazione alle Missioni per la Pace è sicuramente molto importante per un Ufficiale del mio Ruolo per arrivare ai vertici”.
Dove si sono svolte queste Sue Missioni? “Nel 1993, per sei mesi, ho fatto parte del Contingente IBIS2 in Somalia, nel 1999, per altri sei mesi, sono stato in Macedonia e nel 2000, sempre per altri sei mesi sono stato in Cossovo”.
Al termine di queste Missioni per la Pace, come si è svolto l’iter della Sua carriera? “Dopo circa un anno dal ritorno delle missioni, sono stato nominato Comandante del 3° Reggimento Bersaglieri di Stanza a Milano presso la Caserma Mameli di Viale Suzzani dove, per cinque anni, ho svolto il ruolo di Comandante di Reggimento. Al termine dei cinque anni sono stato trasferito al comando Militare Esercito Lombardia presso la Caserma di Via Vincenzo Monti in Milano, dove ho espletato l’incarico di Capo Ufficio Reclutamento e Pubblica Informazione. Infine, da tre anni sono giunto qua a Palazzo Cusani con l'incarico Direttore del Circolo Ufficiali di Presidio e Foresteria”.
Signor Colonnello, scusi la mia ignoranza, in cosa consistono questi incarichi? “Per quanto riguarda il Circolo Ufficiali consiste nel dirigere tutte quelle attività istituzionali e non, che vengono richieste sia a livello militare dalle famiglie degli Ufficiali e Sottouficiali e sia attività richiesteci da Enti tipo Comune, Provincia, Regione ecc. ecc., che riguardano attività istituzionali come conferenze, presentazione di libri, mostre di opere pittoriche promosse dai vari assessorati. Inoltre, il funzionamento del Ristorante dedicato ai soci e ai familiari degli Ufficiali e Sottufficiali. Invece, per quanto riguarda la Foresteria, come unità complessiva, abbiamo quindici stanze messe a disposizione su richiesta da Ufficiali e Sottufficiali provenienti da altre città, perché Milano, essendo un centro importante riguardante la Sanità, vengono per cure e visite mediche importanti”.
Siccome tutti noi abbiamo dei sogni, mi piacerebbe sapere qual è il Suo? “E’ quello che presto sarò collocato in Congedo per limiti di età e, quindi, poter vivere quel poco tempo che ci concede il Signore con la mia famiglia in assoluta tranquillità”.
Da chi è composta la Sua famiglia? “Da mia moglie e da due figli che vivono ancora con noi”.
Quindi, è contento di lasciare l’esercito? “No. Sicuramente No”.
Per quale ragione? “Perché, con l’esperienza che ho acquisito in questi circa quarant’anni di Servizio in qualità di Ufficiale, so di poter dare ancora e di più alle Istituzioni”.
Mi scusi, vorrei ritornare al Suo ruolo di Bersagliere. Come mai ha scelto di far parte del Corpo Bersaglieri? “All’inizio non si sceglie, pertanto, durante il corso, le mie qualità di atleta hanno fatto decidere ai miei superiori di destinarmi al Corpo dei Bersaglieri”.
E’ stato contento della scelta dei Suoi superiori? “Certamente! Sono stato felicemente onorato di entrare in tale Corpo!”.
Quali sono stati i rapporti con i Suoi colleghi? “Uno dei dieci Comandamenti del Corpo Bersaglieri è la generosità, l’altro è il rispetto. Quindi, ho rispettato i colleghi, poi, essendo anche generoso, ho avuto, e tuttora ho, un ottimo rapporto sia con i superiori e sia con gli inferiori”.
Infine, Signor Colonnello, cosa vorrebbe che i civili sapessero di questo sconosciuto Mondo Militare? “Che noi diamo tanto, soprattutto, in silenzio. La gente dovrebbe rispettarci, anche perché siamo una delle istituzioni più limpide esistenti in Italia. Ma non è colpa della gente, ma del Mondo dell’Informazione che non la informa adeguatamente. Ad ogni modo, da un po’ di tempo, precisamente da quando ci sono le Missioni Umanitarie nel Mondo, qualcosa si sta smuovendo”.

 Ringraziai il Colonnello Angelo Giacomino e uscii da Palazzo Cusani. Passai attraverso uno dei due enormi portoni, due ingressi uguali costruiti per due fratelli in lite tra loro, che non sopportavano di usare lo stesso ingresso.
“E' un magnifico Palazzo Barocco d’inizio Settecento situato in via Brera, una zona segnata dall’Arte, a due passi dalla famosa Pinacoteca di Brera” mi dissi mentre mi girai a guardare il Palazzo Brera sorto su di un antico Convento trecentesco dell'Ordine degli Umiliati, dove vi sono confluiti i dipinti requisiti da Chiese e Conventi lombardi e opere sottratte ai vari dipartimenti del Regno Italico.

“In questa via si respira l’arte” dissi ancora a me stessa. Tornavo a casa felice di quanto mi aveva trasmesso il Colonnello Angelo Giacomino, ricca anche di storia e di Arte che ho respirato a pieni polmoni.



 Principia Bruna Rosco


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