01 agosto 2010

Libri: "Più lavoro, più talenti" di Gianfranco Viesti

di Antonio V. Gelormini
“Crescere e far crescere il lavoro”, questa in sintesi la ricetta emersa dalle riflessioni analitiche del prof. Gianfranco Viesti, durante la presentazione del suo ultimo libro “Più lavoro, più talenti”, (Donzelli Editore, 2010) nei giardini della Fenice al Gusmay Resort di Peschici, per il secondo appuntamento estivo degli Incontri al tramonto.
In un Paese ripiegato su se stesso, che per certi versi ha perso la capacità dell’ambizione e per altri sembra aver smarrito l’orgoglio di una forte identità nazionale, la prospettiva strategica non può essere la redistribuzione di una ricchezza spesso evanescente e sempre più individualmente difesa a denti stretti. Quanto, piuttosto, la produzione di nuova ricchezza. Per cui la riorganizzazione e la razionalizzazione degli assetti produttivi, secondo l’analisi dell’economista barese, non potrà che fare del lavoro il fulcro dell’azione di rilancio economico. Per questo il lavoro non è il problema del Paese, ma la soluzione di lungo periodo, su cui puntare risorse e speranze.
Motivo in più per stimolare il Mezzogiorno ad essere artefice principale e determinante del proprio futuro. Per non perdere quel po’ che è rimasto della sua ricchezza intrinseca e per intraprendere un percorso di riscatto, che caparbiamente riesca a moltiplicare i suoi “talenti”, nell’accezione più ampia del termine, impegnandosi decisamente a far fruttare le proprie capacità.
La linfa per alimentare questo processo virtuoso, che non riguarda solo il Sud ma l’intero Paese, è quella dei giovani e delle donne: il patrimonio comune inestimabile ancora poco o sotto utilizzato. Gli assi cartesiani di un sistema che ha bisogno di entrare a pieno titolo nel capitolo “sviluppo” dell’agenda nazionale, e non continuare ad essere relegato tra le varie note dell’appendice “Mezzogiorno”, rimanendo fuori dalla cosiddetta agenda politica.
C’è bisogno di un colpo di reni. Per uscire dalla rassegnazione accidiosa del Sud sprecone o del Sud “pozzo senza fondo”. Per invertire la piega di servizi pubblici troppo cari, ma di pessima qualità. Per provare ad arginare la falla di una spesa sanitaria regionale, in gran parte generata dall’elevato tasso di ospedalizzazione in comunità sempre più anziane, per niente alleggerite da tassi di natalità da tempo prossimi all’esigua unità.
Un invito a rialzare la testa. A riacquisire una fierezza, che si liberi delle paure mortificanti e che tragga forza dalla consapevolezza comune delle rispettive capacità individuali. Un ritorno all’abitudine di scrutare un orizzonte largo e profondo, tenendo saldamente alto lo sguardo.
Lo stesso che, in tempi altrettanto difficili, contraddistinse i Padri costituenti. Tutti d’accordo con lucida lungimiranza a individuare nel lavoro un “valore costituzionale essenziale”. Il “fondamento” dignitoso di un’identità nazionale sostenuta dalla preziosa funzione sociale di ciascun individuo.
(
gelormini@katamail.com)

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