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Visualizzazione dei post da marzo, 2007

Francesco Petrarca

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Il piu' europeo dei poeti di Augusto da San Buono Per Giovanni Boccaccio, Francesco Petrarca non fu solo il poeta laureato, il vate europeo, conteso dai potenti, dittatore indiscusso del gusto letterario, lo splenetico poeta che vagava dall’Italia alla Francia, dalla Germania alla Spagna, dalle Fiandre alla Boemia, “nell’ingannevole speranza di fuggire da se stesso”, ma fu soprattutto l’unico vero amico della sua vita, a cui rimase fedele fino alla morte. Erano diversi in tutto, i due “geni” della letteratura italiana, il più giovane Boccaccio (aveva nove anni di meno) era emotivo, ingenuo, passionale, umile, con consuetudini semplici ed esperienze limitate; il Petrarca, invece, era il “Virgilio del Medioevo”, il poeta d’Europa, sicuro di sé, della propria fama e grandezza, ricco di amor proprio e orgoglio per il proprio genio letterario (disse che i Principi e i potenti del secolo avevano vissuto con lui e non viceversa). Ciò che li unì, li legò profondamente fino alla fine...

William Blake

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WILLIAM BLAKE, STRANIERO IN PARADISO di Augusto da San Buono William Blake, poeta, pittore e incisore inglese della fine Settecento , inizio Ottocento era convinto che l'individuo toccato dalla grazia potesse dirsi prosciolto da ogni vincolo della legge morale. Perché direttamente guidato dallo spirito. Quando uscirono i due volumi di Canti dell'innocenza e Canti dell'esperienza, una sorta di ballata popolare fusa con un simbolismo criptico, un impulso visionario e una dose di corrosiva critica sociale, si gridò al miracolo. Il disegnatore, l'incisore era stato toccato dalla grazia. Blake in effetti era un autodidatta che conosceva davvero bene due soli libri, Il paradiso perduto di Milton e la Bibbia di re Giacomo. E dal fiume di parole di questi libri era risalito alla sorgente, a quel luogo interno, alla verità, o a quello che lui credeva la verità. E la verità era che la gente, la società era malata di Egoismo (Self-hood), ovvero il grado più basso della condizi...
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La recensione di Bruna Alasia Fino all’8 aprile al teatro Greco di Roma Tel: 068607513 ANGELO NERO Opera soul di Rosario Galli e Renato Greco Musiche di Davide Pistoni, coreografie di Maria Teresa dal Medico, Scenografia di Massimo Roth, costumi di Alessandra Saroli, regia di Renato Greco Con la partecipazione straordinaria di Charlie Cannon e Michele Canfora Quando il sipario si alza la suggestiva scenografia di reti metalliche, cancelli lucidi, lastre di vetro e una bianchissima colomba anch’essa in cella, ci trasporta nella prigione del mondo in un futuro prossimo, il 2045, dove la pena di morte viene eseguita introducendo i condannati in un tubo sul quale cala una pressa che li riduce a cubi di acciaio. Un giorno, in attesa dell’esecuzione, arriva un uomo dalla pelle nera: egli ha poteri straordinari di guaritore, parla di vivere o morire, si esprime con canzoni vibranti che toccano il cuore ed è innocente dell’odioso crimine del quale viene ingiustamente incolpato… Teatro, danza ...

25 anni di poesia a Gallipoli

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25 ANNI DI "UOMO E MARE" LA POESIA A GALLIPOLI di Augusto da San Buono Venticinque anni di poesia, di uomo e di mare, ("Uomo libero sempre amerai il mare", aveva scritto Baudelaire che poi aveva soggiunto: "il poeta è l'intelligenza più alta, e la fantasia è la più scientifica di tutte le facoltà"). Venticinque anni di barche, tra il canneto dei pescatori e il porticciolo di San Giorgio della borghesia salentina, - alberi tinti d'azzurro, di snob e di vele-, di nuvole che urtano contro gli orizzonti, e di maestri d'ascia che tirano a secco le barche, le ginocchia contro i denti, rattrappiti come vecchi pianisti che con dieci dita tambureggiano sotto gli scalmi, lungo la carena, le loro teste che vacillano nei rollii della passione senile e brontolano a sera come gatti schiaffeggiati; sudori e fiori di catrame, la fatica e la magia d'un arte che annienta la realtà nel mistero e a sera vino o birra a go go, per la "ciucca" rituale...
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La forma dello sguardo di A. di Biase Nell’anno del ventennale, il Museo Cantonale d’Arte di Lugano ha inaugurato in questi giorni la stagione espositiva con una mostra fotografica su quella che viene definita “l’identità dell’immagine”, intitolata “ La forma dello sguardo ”, del produttore cinematografico e fotografo ticinese Luciano Rigolini . L’artista di Tesserete si autodefinisce un collezionista di immagini ed è questo forse il tema centrale dell’esposizione. L’immagine – Rigolini lo ha sottolineato con enfasi nella sua presentazione-, non è il soggetto, ragione per cui non esiste l’immagine cruda in sé, ma solo la relazione tra il reale e chi coglie il reale. Molto interessanti sono a questo proposito i 70 fotogrammi “rubati” raccolti nell’opera “ Esercizio di stile ”, che di Rigolini ha la composizione, il filo estetico e quello che potrebbe essere definito lo “scatto collettivo”, ma non la mano del fotografo. Non sono immagini sue, ma le ha trovate nella prediletta attività ...
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Musical – Il conte di Montecristo Recensione di Bruna Alasia IL CONTE DI MONTECRISTO IL MUSICAL Presto in tourné in tutta europa Regia di Jocelyn Autore e attore protagonista Robert Steiner, musiche e orchestrazioni Francesco Marchetti e con Stefania Fratepietro, Laurent Ban, Chiara di Bari, Gianfranco Pino, Gaetano Scalone, Serafina Frassica Il conte di Montecristo, capolavoro di Alessandro Dumas - innumerevoli volte tradotto sul grande e piccolo schermo, nonché sui palcoscenici teatrali - per la prima volta viene proposto come musical grazie all’ autore e attore Robert Steiner che in “Notre Dame de Paris” ha interpretato Frollo e che, oltre ad una carriera di primo piano nel campo della musica, si impegna in teatro, televisione, cinema, radio e doppiaggio. Le musiche e l’orchestrazione sono opera del compositore Francesco Marchetti , pluripremiato per colonne sonore cinematografiche e nel 2005 direttore del Festival di Sanremo. La regia è del noto conduttore televisivo Jocelyn che...

Pittura: l'informale poetico

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Pittura L'informale poetico di Augusto da San Buono Il rischio nella pittura in genere, e in quella astratta in particolare, è quello di vedere cose che l’artista non ha mai pensato. Prendiamo, ad esempio Paul Klee: chi sarà capace di interpretare quell’amalgama essenziale di tratti e di colori disegnati da una mano fragile guidata da un angelo? Dall’occhio tagliato di Bunuel, allo sguardo senza tempo di Dalì, all’occhio privo di pupilla di Modigliani, il mistero della visione non è di oggi, anzi se vogliamo si può risalire fino ad Omero, poeta cieco che canta in suoni immagini e parole il più grande poema mai raccontato. L’occhio della pittura è “spirituale”, lo sguardo interiore . E chi abita quel luogo simbolico e mitico che è la pittura rende visibile l’invisibile, come diceva Klee. Detto questo, uno ci può vedere quello che crede nelle opere pittoriche di Luisa Benemeglio, una deliziosa, elegante, attraente artista italiana cinquantenne che vive a Parigi ed espone alla Nouvea...
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Benigno Roberto Mauriello LA GUERRA CIVILE SPAGNOLA Nel 1936 scoppiò in Spagna una sanguinosa guerra civile che costò al paese un milione circa di morti tra i quali diecimila religiosi, oltre a terribili distruzioni materiali. La maggior parte della storiografia ha sempre considerato questa guerra come il primo scontro tra fascismo e antifascismo, preludio della seconda guerra mondiale, trascurando la peculiarità della storia della Spagna dove, fin dall’epoca delle invasioni napoleoniche, vi fu una profonda e talvolta violenta contrapposizione fra il tradizionalismo, rappresentato soprattutto dalla Chiesa, e le correnti di pensiero illuministiche che iniziarono a diffondersi a partire dal XVIII secolo. La rivalutazione di documentazione comprovante la responsabilità della Massoneria spagnola in quei tragici eventi e spesso volutamente taciuta dalla storiografia ufficiale per opportunismo o altro, fa di questo saggio un libro che rompe con gli schemi acquisiti per offrire al lettore u...
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I racconti di Versailles – N.5 – di Bruna Alasia UN RE TRA INCUDINE E MARTELLO Racconto quinto Entrando in sala da gioco al castello di Fontainebleau dove la corte si era trasferita Mercy-Argenteau vide la Delfina alle prese con il cavagnol , una sorta di lotto del quale era appassionata. Maria Antonietta accorgendosi di lui gli fece ansiosamente cenno. Avete delle nuove? – chiese quando l’ebbe raggiunta Lasciate il gioco e seguitemi. L’ambasciatore la condusse in una sala appartata, con esasperante lentezza frugò in una tasca interna dell’abito e trasse una busta che con solennità depose tra quelle mani infantili. Gott sei dank! * - esclamò Maria Antonietta ed eccitata corse a sedersi su una poltroncina. Il fidato Mercy le aveva portato una lettera dell’imperatrice madre: che gioia quelle parole, come scaldavano il cuore, prediche sagge! Geniale Mercy che riusciva a far recapitare la corrispondenza più riservata senza essere intercettato e in brevissimo tempo. Appoggiato a uno st...

Fabrizio Moro

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FABRIZIO MORO, LA RABBIA DELLA POESIA di Antonio V. GELORMINI Ha bucato il video, ha conquistato attenzione, ha suscitato entusiasmo ed emozione. Finalmente un esempio positivo. Finalmente qualcuno da stimare e indicare ai nostri ragazzi, con la consapevolezza di un segno non banale. Finalmente una rabbia che costruisce, non condanna e non denuncia, ma invita nientemeno che a “pensare”. Un nome e un cognome che accendono ricordi diversi, impegnati e drammatici, e ti caricano una tremenda responsabilità. Fabrizio Moro, il fattorino cantante ed autore , vola radente. Si prende la sua rivincita a Sanremo , vince il Festival dei Giovani e il Premio della Critica . Un riscatto pulito di periferia. L’orgoglio vivo delle borgate romane. E Dio sa quanto ce ne sia bisogno di questi tempi. “Non mi sento un autore o un cantante impegnato. Ho scritto questa canzone dopo aver visto un film che mi ha colpito. Ho voluto rendere omaggio alle tante persone per bene, che si sono o sono state sacrific...

Anton Cechov

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ANTON CECHOV: IN SCENA LA VITA DI TUTTI I GIORNI di Augusto da San Buono Ripensavo, tempo fa, a quel monologo dello Zio Vania, quello di Sonia, con la sua malinconia così profonda, così amara, così dolorosa, così totale, da sfociare in tristezza, ma non in disperazione … in quella malinconia, infatti, c’è una fede, in fondo: “Servirà a qualcuno il nostro lavorare, -dice Sonia, - Noi siamo infelici, ma altri dopo di noi saranno felici, forse…” E poi quel monologo recitato, per il film della Tatò, da un Mastroianni-Astrov, ormai malato di cancro, ormai all’ultimo stadio, ormai morente… ”Certo, bisogna essere dei barbari insensati per bruciare tanta bellezza, distruggere ciò che noi non siamo capaci di creare”. Si riferiva agli alberi, alle foreste della Russia, alle foreste del mondo, che l’uomo continua a distruggere con assoluta crudele avida stupidità … Certo, mi dicevo, Cechov è uno dei più grandi autori teatrali di tutti i tempi, uno che ha spazzato via tutto il bagaglio altisonant...