04 dicembre 2006

Ricordo di Armando Pellizzone

L'uomo dalle due arti di Miriam Ballerini
Armando Pellizzone è nato a Canzo(CO) nel 1937. Appianese d’adozione, lo ricordo nella sua piccola bottega di pasticcere di fianco alla chiesa. Col grembiule bianco a sfornare dolci, gioia dei miei vari compleanni o occasioni speciali. Allora, bambina, non sapevo che quell’uomo gentile fosse sia un valido artigiano, sia un grande artista.

Ad ottobre 2006, a 15 anni dalla sua prematura scomparsa, in Villa Rosnati ad Appiano Gentile si è tenuta una mostra di quadri in suo ricordo. Pellizzone ha saputo unire sapientemente il proprio lavoro alla passione pittorica, coltivata fin dalla giovane età. Ha frequentato la Scuola d’Arte di Canzo e l’Accademia delle Belle Arti di Brera.

Le sue opere sono state esposte in Italia e all’estero e numerosi sono gli articoli che lo riguardano, usciti su vari giornali e sulle reti televisive.

Ha ottenuto un largo consenso dalla critica, attirando l’attenzione anche di Salvatore Fiume che di lui scrisse: “Tutta la sua opera sembra suggerita dal desiderio di volare e di vedere volare uomini e cose…”.

Molti altri critici si sono espressi sulle sue opere. Vediamone alcuni:

Giannino Cascardo: “Pellizzone ha una valida predisposizione ad interpretare le masse: la folla che invade la tela nasconde, sotto la varietà degli atteggiamenti, l’ansia del mondo attuale, la sua vacuità …”

Germano Campione: “Nelle composizioni di Pellizzone si nota una sintesi formale fondata su accordi di valori geometrici e di colore, che è risolta con grande leggerezza…”

E di sé e della sua pittura Pellizzone scriveva: “Spazio è una delle parole più usate del XX secolo; personalmente , da un quarto di secolo, è stata una costante, dei temi della mia pittura, l’uso da me fatto di questa parola, non è la rappresentazione oggettiva di uno spazio fisico o metafisico, ma, come ebbi a scrivere nel volume di Dino Villani “800 Pittori allo specchio”, lo spazio da me inteso è uno spazio libero ove immergere: pensieri, persone, cose; ma soprattutto quella parte dell’inconscio che sfugge al mio controllo, ma di cui sento la presenza nelle mie opere”.

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