Il cappotto di Renato Rascel
di Augusto Benemeglio Mi ricordo il cappotto di Gogol, o forse, per meglio dire il cappotto di Renato Rascel, protagonista di un film degli anni cinquanta di Lattuada, e quel poco che mi rimane nella memoria di ragazzino quattordicenne che va a vedere un film credendo di divertirsi come un pazzo col corazziere e altri nonsense del genere (Rascel in quel momento è uno degli attori più in vista del varietà italiano, e le sue macchiette vengono proposte dalla neonata televisione in bianco e nero), e invece mi imbatto in un piccolissimo (praticamente un nano) ridicolo personaggio, Akakj Akakjevic, che fa lo scrivano e viene sfottuto - come è giusto che sia nel nostro mondo - da tutti, colleghi e superiori, anch'essi una teoria infinita e informe di grigia malignità... Viene sfottuto e angariato (tutti gli danno lavoro da copiare e approfittano in genere della sua mitezza), ma lui non se ne cura più di tanto, tutto preso com'è dalle lettere, nel senso di copiatura (ci mette un tale ...