03 ottobre 2022

SERGIO MELCHIORRE IN “LA SENTINELLA DELL’INFINITO” a cura di Vincenzo Capodiferro

 


SERGIO MELCHIORRE IN “LA SENTINELLA DELL’INFINITO”

Sentita serie di racconti brevi sul tema della Resistenza


La sentinella dell’Infinito” è un libro di Sergio Melchiorre, pubblicato da 4 Punte Edizioni, Roma ottobre 2022. Sergio Melchiorre è nato a Le Creusot, in Francia, nel 1956. Ha pubblicato diverse raccolte di poesie ed una raccolta di racconti brevi: “Il silenzio di mio padre” (2021). Anche questa raccolta di racconti si ambienta ad Amardolce, paese immaginario, ma reale, nel contesto della Seconda Guerra Mondiale e della famigerata Linea Gustav. I racconti vedono come protagonisti i partigiani della Brigata Majella. Molti personaggi riprendono delle figure soffuse ma reali, se non realistiche, come il Maggiore Wigram, il russo Shura, e lo stesso padre dell’autore. Il racconto si perde nella cornice storica e nel ricordo degli eccidi di Sant’Agata, di Pietrasantieri. Il padre di Sergio ritorna, Aronne Angelo Melchiorre, morto il 26 gennaio 1974, come nella precedente raccolta di racconti: «l’uomo, il minatore, il padre, il partigiano». Chi è questa sentinella dell’infinito? Sa tanto di romanticismo: un viandante sul mare di nebbia, alla Friedrich. Si parla di eroismo con la sua sehnsucht, coll’ironia, il titanismo. Eraclito piange e Democrito ride nella “Scuola d’Atene”. Eppure qua si parla di eroismo, non l’eroismo dei grandi, degli hegeliani individui cosmici, dei Napoleone, degli Hitler, degli Stalin, ma si parla del titanismo dei piccoli, dei contadini, dei partigiani. Costoro anche hanno fatto la storia, hanno difeso fino alla morte la patria, la libertà, col loro brigantaggio, colla loro rivoluzione. Se, come scriveva Antonio Gramsci nei suoi “Quaderni”, il Risorgimento fu rivoluzione passiva, la Resistenza fu rivoluzione attiva, armata, contro l’invasore. E protagonisti ne sono questi piccoli eroi, come Valentino “il ragazzo taciturno”, vittima dell’alienazione del lavoro, un Charlie Chaplin alle prese con le catene di montaggio, o Josephine, la ragazza parigina. La crudeltà dei mediocri, ripresa da un aforisma di Baricco, e riportata in un racconto di Sergio, ci ricorda la “banalità del male”. 1922-2022: è passato un secolo dalla fatidica Marcia su Roma! Il fascismo non è mai morto. È un cancro che va sempre in metastasi nelle membra dell’Italia. Un’operazione chirurgica sarebbe fatale. L’Italia ci deve morire con questo male. Il guaio è che si è propagato in tutta Europa. Noi abbiamo inventato il Fascismo. Noi, popolo di poeti, di santi e di navigatori! “In lontananza la Majella innevata ha assistito attonita all’ignobile massacro nazista che è costato la vita a quarantadue innocenti”. Eppure quei piccoli eroi cosmici, “duri come la pietra della Majella”, i “lupi della Majella”, hanno resistito, hanno vinto. Chi la dura la vince, dice il proverbio. Hanno smentito essi i gucciniani “miti eterni della patria e degli eroi”. Hanno smentito l’inno “Salve, popolo d’eroi” Gli eroi cosmici sono dei vinti, in fin dei conti. Manzoni canta un vinto. Napoleone è gettato dall’Assoluto a Sant’Elena, Hitler conta le ore nel palazzo della Cancelleria, Mussolini è giustiziato dai partigiani. Sono vinti i piccoli, sono vinti i grandi. Tutto vince la Storia. O c’è la Provvidenza o non c’è: come la Provvidenza affondata dei “Malavoglia”. “I Patrioti entravano a far parte della Brigata Majella volontariamente, soprattutto perché subivano quotidianamente le angherie perpetrate dai tedeschi sia sulla popolazione locale che sulla terra che essi amavano e coltivavano, e non per costrizione”. E come somigliano questi Patrioti ai Briganti! Altri rivoluzionari dimenticati! I partigiani sono stati i veri rivoluzionari, i liberatori. Poi sono arrivati i colpi di spugna di Togliatti, l’assoluzione dei peccati del Fascismo, nel nome del Padre.

Sergio racconta se stesso, la sua storia, suo padre, la sua infanzia tormentata nella lotta per la libertà. Questi ricordi si fondono con la storia del mondo. La nostra storia è la storia. I partigiani, i figli dei partigiani, ci raccontano. Questa è la vera storia, vissuta da noi, vista coi nostri occhi, portata come croce sulle nostre spalle. Ricordare significa riportare al cuore: si ricorda ciò che si ama, ciò che si è amato. Braudel, il grande storico, ci dice: la storia in fin dei conti, è un racconto. Ma questo è un racconto vivo, che è costato sangue e lacrime amare. Andando avanti colle generazione rischiamo di perdere il vero senso delle cose. Come l’uomo è potuto mai arrivare a tanto? Ai lager! Alle bombe atomiche! “La banalità del male”! Il Novecento è stata un’epoca di oscurantismo e di barbarie! Altro che Medioevo. Se gli Illuministi avessero potuto guardare in avanti! Cosa avrebbero pensato? Qual è il frutto delle loro battaglie? Un nuovo Terrore, un nuovo Moloch, che divora i bambini umani. La guerra non è mai finita. Ce l’abbiamo sotto gli occhi: la crisi energetica, la crisi climatica. La Majella non è mai finita. La Majella continua a guardare attonita. La storia continua: «Arrivai in Lombardia nel 1986. L’ambiente, in cui mi trovai catapultato quasi casualmente, era sostanzialmente ostico nei confronti dei forestieri, sia meridionali che stranieri. La Lega Nord, partito fino ad allora semisconosciuto nella penisola, era sostenuta dalla maggior parte della popolazione locale ed anche da qualche elettore dell’Italia Meridionale. Era l’epoca in cui si parlava palesemente di dividere l’Italia in tre. Nel 1994 decidemmo di comprare un appartamento a schiera in un gradevole posto di collina…». Tutto si perde nel ricordo, nella memoria. La memoria è la misura dell’anima. L’uomo è un microcosmo, un mondo in miniatura. L’anima è la sentinella di questo mondo infinita che si interseca col macrocosmo. La storia del singolo s’intreccia colla storia del mondo, la filogenesi con l’ontogenesi.

Vincenzo Capodiferro


2 commenti:

  1. Anonimo07:17

    Vorrei ringraziare pubblicamente il filosofo e scrittore Vincenzo Capodiferro per la splendida recensione che ha scritto sul mio ultimo libro di racconti brevi «La sentinella dell’infinito»!

    RispondiElimina
  2. grazie, riferirò a Vincenzo Capodiferro.

    RispondiElimina

I commenti sono moderati e controllati quotidianamente.
Tutte le opinioni sono benvenute. E' gradita la pacatezza.

Immagini immaginarie al MIIT di Torino