17 giugno 2021

NOSTOS Filmato sui luoghi dell’abbandono che vede protagonisti i ragazzi del Liceo “Frattini” di Varese a cura di Vincenzo Capodiferro

 


NOSTOS

Filmato sui luoghi dell’abbandono che vede protagonisti i ragazzi del Liceo “Frattini” di Varese


È stato presentato sabato 12 giugno, presso il Teatro Nuovo di Varese, il filmato Nostos, curato dal Liceo Artistico “Angelo Frattini” di Varese. Erano presenti le autorità: in particolare l’Assessore alle politiche giovanili Strazzi Francesca, il Provveditore agli studi dott. Carcano Giuseppe, la Dirigente Scolastica del Liceo, Prof.ssa Pontiggia Anna, i proprietari del Grand Hotel sommarughiano, già del Palace. Il filmato è stato realizzato dal prof. Scarabelli Luca, direttore artistico, Giorgio Cosima, regia scenica, ha visto la partecipazione della classe 4F, dei docenti, oltre a quelli menzionati: Migliorini Constantin, Minidio Andrea, Ferrario Alessandra, vari professionisti e l’Associazione Cineclub Filmstudio 90. Scrive la D.S. Pontiggia a principio dell’apposito catalogo “Nostos. I luoghi dell’abbandono e il loro valore est-etico”, Ediprima, Piacenza 2021: «Il progetto dimostra l’apertura della nostra Istituzione scolastica al territorio, un territorio al quale è e deve essere legata, perché, ne sono profondamente convinta, quello che si fa a scuola non può essere disgiunto dal contesto di riferimento; anzi: è proprio il continuo dialogo con il “fuori” a dare senso a quello che si fa “dentro”, in un’ottica di collaborazione e di reciproco arricchimento». È un’osservazione profonda che prospetta una “scuola in uscita”, una scuola che vive nel territorio di appartenenza. Ciò è soprattutto valido per il liceo Artistico, in particolare per quanto concerne i luoghi dell’abbandono: opere d’arte perdute, cattedrali nel deserto. L’Hotel Campo dei Fiori, già da tempo è oggetto di osservazione: progettato dall’architetto Giuseppe Sommaruga (Milano 1867-1917), è un gioiello dell’architettura Liberty. La scuola deve raccordarsi al territorio, non vivere solo nelle ovattate corazze che proteggono fino all’asfissia i nostri ragazzi, sempre di più incollati all’unica finestra sul mondo virtuale. Le cinture di protezione prima o poi verranno a mancare. I giovani erediteranno un pesante fardello storico. Si troveranno in giungle economiche dove vige la legge del più forte. Il territorio, come osservava Giustino Fortunato, è sempre frutto della storia e della geografia. I ragazzi hanno dimostrato elevate doti artistiche, scortate da sagge guide. Quanti luoghi abbandonati nei dintorni! Davvero tanti! I luoghi sommarughiani, le stazioni dell’antica tranvia della Valganna, il villaggio del TCI dei bambini di Boarezzo, e tanti altri! Vestigia di un progresso che quasi come una fiumana verghiana - anche se non si addirebbe a questi luoghi, che hanno visto un tempo un florido sviluppo industriale - è passata, ha travolto e poi è scomparsa, lasciando un arido deserto. Mai fidarsi delle fiumare mute - diceva il detto antico -: ti possono travolgere! La civiltà industriale è passata anche da Varese, lasciando le sue tracce indelebili, i suoi luoghi, dell’abbandono, appunto! Questo lavoro, fatto dai giovani, ci deve richiamare allora all’alto senso delle cose: cosa fa la civiltà post-industriale di fronte a questo patrimonio artistico, che giace in condizioni deplorevoli? Come recuperare questo immenso patrimonio, che inesorabile sta affondando nei paludosi abissi del foscoliano “Nulla eterno”, lasciando dietro di sé macabre ombre? Il tempo divora tutto, ma non spariranno giammai i segni della mano umana, come non sparisce la meraviglia della creazione: la Natura. Deus sive Natura. Anzi questa Natura si riappropria man mano di questi posti persi. Dio si riprende e custodisce ogni cosa. Encomiabile allora è l’impegno di tutte queste risorse nel volgere quello che Schopenhauer definiva il “puro occhio contemplante” dell’arte verso queste cattedrali della modernità, che nulla hanno da invidiare a quelle gotiche. Come sottolineava il Colombo, il Grande Hotel Campo dei Fiori si presenta come il tempio dell’umana ragione che si erge paredro al tempio divino, quello del Sacro Monte di Varese. Il valore estetico, allora, come sottolinea anche il titolo, ci rimanda al valore etico: il tema della conservazione, della salvaguardia, della custodia del territorio. Forte il richiamo va naturalmente al comandamento espresso da Jonas: agisci in modo che le conseguenze della tua azione siano compatibili con la sopravvivenza della vita umana sulla terra.

Vincenzo Capodiferro

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