08 luglio 2020

LA RECENSIONE DELLA MOSTRA "SINOPIE" di Fiorella Pittau da parte della CURATRICE DELLA MOSTRA Maria Marchese

LA RECENSIONE DELLA MOSTRA "SINOPIE" di Fiorella Pittau da parte della CURATRICE DELLA MOSTRA Maria Marchese:
"SINOPIE"

“Sulla carta disegno poco, il mio disegno lo faccio nella terra: fatti gli schizzi e fissate le intuizioni, passo subito alla realizzazione concreta” . (Arnoldo Pomodoro)

Attraverso SINOPIE, Fiorella Pittau avvicinerà l’interesse dell'astante, adunandolo entro i passi di una percorrenza, che si dirimerà nel delicato seppur intenso digradare di uno spicilegio psico /nemorale.
L'artista ivi si rivela come un aedo boschivo e dona vita ad una canopia artistica, vindice di un ritorno alle origini.
Ella porta alla luce delle preziosità figurate, che addovano l’intuizione primieva in una rubesta ma composta condizione terrigeno/soprasensibile.
Una sfera ossimorica, questa, che trova concretezza in una spontanea ma intellettualmente raffinata frugalità, utile perché l’esteta possa trasmettere situazioni fortemente simboliche e pregne di valori precipui.
Questa settimana avremo modo di respirare l’effluvio di un corimbo essenziale e inusuale: queste intuitive sinopie ne rappresentano l’infiorescenza.
L’esteta coglie, nel proprio bosco cognitivo, situazioni che, improvvise, ivi si affacciano; con altrettanta immediatezza, poi, le trasla sulla tela, facendo uso di materiali che possano alleviare la distanza tra lo spettatore e il contenuto sostanziale in esse e da esse profuso.
Il bosco involve il risolversi dell’anima, del sacro, dell’ignoto e del selvaggio che, inconsapevoli, vi interagiscono.
Fiorella Pittau tesaurizza, quindi, la dicotomia esistente tra oscurità e luce, effigiandola come terreno iniziatico.
L’albero stesso, che ricorre sovente come tema madre nelle opere dell’artista, eleva la liaison tra terra e cielo.
L’autrice grossetana altresì serba, caramente, l’immagine della donna e ne alligna il nucleo nel senso del femminino sacro: ella diviene mater generatrice, odorosa di terra e valori precipui, custode di doti artistiche e femminilità nonché portatrice di saggezza.
Tra la ramaglia dell’inconscio prendono forma queste pregevoli essenze figurate, tracciate, dalla mano dell’artista, con la ricercata terra di Sinope: essa esprime qui la passione per la vita, quale fil rouge che, nelle opere, trova magione e quiete.

“Ogni intuizione superiore alla conoscenza sensibile deve sempre venire fissata dallo spirito in un simbolo, vale a dire in un’immagine sensibile che lo renda afferrabile e che sintetizzi in sé le condizioni atte a rievocare, ove occorra, l’intuizione originaria; così il simbolo trasforma quest’ultima in un possesso stabile dello spirito, revocabile e trasmissibile” . (Piero Martinetti)
Il simbolo diviene, nelle speculazioni figurate di Fiorella Pittau, cigno ed emette un canto che conduce nella condizione del pensiero, del ricordo, del gioco fiabesco e di una pacifica provocazione.
“La mente intuitiva è un dono sacro e la mente razionale è un fedele servo. Noi abbiamo creato una società che onora il servo e ha dimenticato il dono” . (Albert Einstein)
Fiorella Pittau divelle le catene create dalla mente razionale, per spaziare nei respiri dell’intueor: in esso vi addova il bambino interiore.
Quest’ultimo porta con sé naturalezza e spontaneità.
Così, la capace artista fa del ritorno all’origine una forma dissertativa figurata originale e sinottica, che possiede l’intensità nonché lo spessore intellettivo e spirituale capaci di incuriosire e catturare l’attenzione dello spettatore.

Maria Marchese

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