IL
MISTERO DEL MULINO RIGAMONTI, DELLA VALGANNA
In
un’intensa raccolta di fiabe di Chiara Zangarini
“Il
segreto del mulino della Valganna” è un libro di fiabe di Chiara
Zangarini, edito da Pietro Macchione, a Varese nell’ottobre del
2016. «Il Mulino Rigamonti,» scrive nella prefazione Angelo Morisi,
Sindaco di Cunardo, «posto all’ingresso di Cunardo, appena
scostato dal grande traffico, con la sua presenza discreta, è uno di
quei tesori che caratterizzano e rendono unico il nostro paese. La
grande ruota mossa dall’acqua derivata dal Margorabbia, da secoli è
testimone della storia della nostra valle ed è sempre mantenuta in
perfetta efficienza dalla dedizione della famiglia Rigamonti». Ed è
vero, possiamo dirlo: come i mulini a vento erano un tesoro
caratteristico di alcune regioni del nord Europa, così i mulini ad
acqua lo erano del nostro Bel Paese. In ogni angolo di fiume c’erano.
L’Italia era un paese agricolo, di seminatori e di mietitori. Non
sempre questi grandi mulini sono stati recuperati e valorizzati nel
giusto modo come quello della Valganna, in provincia di Varese.
Questo misterioso mulino diventa il protagonista delle favole di
Chiara Zangarini, la quale anche in precedenza si era accinta nella
raccolta delle fonti sul territorio, come in “Leggende nostre.
Tradizione, realtà e fantasia. Varesotto, Canton Ticino e Lago
Maggiore”, edito sempre da Macchione nel 2012. La bellezza delle
fiabe di Chiara, che si muovono tra storia, fantasia e realtà
consiste nell’avere un valore didattico: vi si spiega tutto, come
funziona il mulino, che cosa vi si faceva. Un esempio significativo è
dato dalla descrizione del mulino nella fiaba n. 8: «Eh, a quei
tempi qui non c’era solo il mulino, ma era una vera fattoria con
molti animali: galline, conigli, tacchini, le oche che ci sono ancora
adesso (non le stesse!) e le mucche. Era Elena che curava gli
animali, prima di lei sua mamma Candida. Facevano il burro e i
formaggi. Avevano anche un cavallo che il lunedì con il calesse
portava mio papà e zio Luigi al mercato di Varese. Nei periodi più
intensi dell’anno venivano dei lavoranti, specialmente dalla
provincia di Bergamo, falciavano a mano il fieno per le mucche e si
fermavano a dormire … dove adesso dormite voi! Si pranzava tutti
insieme nella grande cucina con il camino che non è cambiata da
allora. Mia mamma Rita cucinava per tutti. – Pulenta
cunscia, pulenta e bruscitt, pulenta e lacc, pulenta e oov, pulenta
fritta – disse
Matilde». Ad impreziosire questa dinamica e sfarzosa raccolta in
appendice vi è una ricerca storica sul Mulino Rigamonti, che fu
fatta da Alma Pizzi, prima di morire. Alma era primogenita di Maria
Rigamonti e Aurelio Pizzi. La grande nostra compianta giornalista
aveva frequentato il Liceo Classico Cairoli di Varese e si era
laureata in Scienze Politiche a Milano nel 1971. Aveva poi sposato il
medico Claudio Pasquali. Alma era scomparsa improvvisamente il 25
ottobre del 2010 in Egitto, lasciando un vuoto incolmabile tra tutti!
Eppure come è bello rileggere le note riportate dalla Zangarini, sul
mulino della Valganna, che Alma considerava come la sua casa paterna!
«La mia casa paterna era in una posizione invidiabile, con vista sul
laghetto montano e tanti prati e boschi attorno. Ma non consideravo
quella la mia casa: stavo sempre da mia nonna Rita, che aveva un
mulino ed una fattoria. Era il mio regno, dove potevo sbizzarrirmi ad
aiutare nei lavoretti più vari, in cucina, al pascolo, nel locale
del mulino, al frantoio, al fiume, alla sorgente … La famiglia era
molto numerosa, fra nonni, zii, cugini, lavoranti: almeno venti
persone sedevano a tavola e il mio ruolo era quello di aiutare mia
Nonna che cucinava per tutti e serviva tutti. La mia cameretta era
situata sopra la ruota ad acqua del mulino: mi addormentavo al ritmo
delle pale che si muovevano incessantemente; il mattino mi svegliavo
presto e correvo in cucina per vedere se mia Nonna era già lì.
Insieme preparavamo la colazione, sembrava la tavola di Biancaneve
…». Molto bella questa immagine di Biancaneve che accompagnava i
sogni e le speranze della giovanissima Alma. Dopo sarebbe diventata
una penna brillante che aveva collaborato con numerose e pregiate
testate giornalistiche, che aveva scritto di tutto! Questo ricordo di
Alma Pizzi è veramente grandioso. Era una donna straordinaria,
sempre impegnata nel sociale, nella cultura, nel servizio del
prossimo in ogni modo. La sua voce era come quella di Giovanni: una
voce veritiera, che grida nel deserto! Come somiglia questa paginetta
di Alma alla fiaba di Chiara. La storia si intreccia col mito, con la
leggenda. E come non ricordare Omero? Dobbiamo sempre conservare la
memoria, così anche la fantasia si libra da essa, come da uno stesso
albero spuntano sempre nuove foglie e nuove gemme e fiori e frutti.
Chiara Zangarini, laureata in lettere moderne alla Statale di Milano,
insegna Italiano presso l’ISIS Daverio di Varese. Ha pubblicato
vari volumi di fiabe, e due di ricerca storica religiosa ed artistica
sulle confraternite varesine e le immagini della Vergine di San
Vittore a Varese. Si è occupata, tra l’altro, dell’interpretazione
dei racconti di Gianni Rodari. Notevoli sono le sue ricerche sul mito
e le leggende legate al nostro territorio dell’Insubria. Questo
ultimo libro, in particolare, è bellissimo perché è «dedicato a
chi voglia esplorare, divertendosi, la Valganna di un tempo, dove
l’acqua era fonte di energia per il mulino, il maglio, la ceramica
e perfino per la tramvia».
Vincenzo
Capodiferro
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