01 febbraio 2017

IL MISTERO DEL MULINO RIGAMONTI, DELLA VALGANNA In un’intensa raccolta di fiabe di Chiara Zangarini

IL MISTERO DEL MULINO RIGAMONTI, DELLA VALGANNA
In un’intensa raccolta di fiabe di Chiara Zangarini

“Il segreto del mulino della Valganna” è un libro di fiabe di Chiara Zangarini, edito da Pietro Macchione, a Varese nell’ottobre del 2016. «Il Mulino Rigamonti,» scrive nella prefazione Angelo Morisi, Sindaco di Cunardo, «posto all’ingresso di Cunardo, appena scostato dal grande traffico, con la sua presenza discreta, è uno di quei tesori che caratterizzano e rendono unico il nostro paese. La grande ruota mossa dall’acqua derivata dal Margorabbia, da secoli è testimone della storia della nostra valle ed è sempre mantenuta in perfetta efficienza dalla dedizione della famiglia Rigamonti». Ed è vero, possiamo dirlo: come i mulini a vento erano un tesoro caratteristico di alcune regioni del nord Europa, così i mulini ad acqua lo erano del nostro Bel Paese. In ogni angolo di fiume c’erano. L’Italia era un paese agricolo, di seminatori e di mietitori. Non sempre questi grandi mulini sono stati recuperati e valorizzati nel giusto modo come quello della Valganna, in provincia di Varese. Questo misterioso mulino diventa il protagonista delle favole di Chiara Zangarini, la quale anche in precedenza si era accinta nella raccolta delle fonti sul territorio, come in “Leggende nostre. Tradizione, realtà e fantasia. Varesotto, Canton Ticino e Lago Maggiore”, edito sempre da Macchione nel 2012. La bellezza delle fiabe di Chiara, che si muovono tra storia, fantasia e realtà consiste nell’avere un valore didattico: vi si spiega tutto, come funziona il mulino, che cosa vi si faceva. Un esempio significativo è dato dalla descrizione del mulino nella fiaba n. 8: «Eh, a quei tempi qui non c’era solo il mulino, ma era una vera fattoria con molti animali: galline, conigli, tacchini, le oche che ci sono ancora adesso (non le stesse!) e le mucche. Era Elena che curava gli animali, prima di lei sua mamma Candida. Facevano il burro e i formaggi. Avevano anche un cavallo che il lunedì con il calesse portava mio papà e zio Luigi al mercato di Varese. Nei periodi più intensi dell’anno venivano dei lavoranti, specialmente dalla provincia di Bergamo, falciavano a mano il fieno per le mucche e si fermavano a dormire … dove adesso dormite voi! Si pranzava tutti insieme nella grande cucina con il camino che non è cambiata da allora. Mia mamma Rita cucinava per tutti. – Pulenta cunscia, pulenta e bruscitt, pulenta e lacc, pulenta e oov, pulenta fritta – disse Matilde». Ad impreziosire questa dinamica e sfarzosa raccolta in appendice vi è una ricerca storica sul Mulino Rigamonti, che fu fatta da Alma Pizzi, prima di morire. Alma era primogenita di Maria Rigamonti e Aurelio Pizzi. La grande nostra compianta giornalista aveva frequentato il Liceo Classico Cairoli di Varese e si era laureata in Scienze Politiche a Milano nel 1971. Aveva poi sposato il medico Claudio Pasquali. Alma era scomparsa improvvisamente il 25 ottobre del 2010 in Egitto, lasciando un vuoto incolmabile tra tutti! Eppure come è bello rileggere le note riportate dalla Zangarini, sul mulino della Valganna, che Alma considerava come la sua casa paterna! «La mia casa paterna era in una posizione invidiabile, con vista sul laghetto montano e tanti prati e boschi attorno. Ma non consideravo quella la mia casa: stavo sempre da mia nonna Rita, che aveva un mulino ed una fattoria. Era il mio regno, dove potevo sbizzarrirmi ad aiutare nei lavoretti più vari, in cucina, al pascolo, nel locale del mulino, al frantoio, al fiume, alla sorgente … La famiglia era molto numerosa, fra nonni, zii, cugini, lavoranti: almeno venti persone sedevano a tavola e il mio ruolo era quello di aiutare mia Nonna che cucinava per tutti e serviva tutti. La mia cameretta era situata sopra la ruota ad acqua del mulino: mi addormentavo al ritmo delle pale che si muovevano incessantemente; il mattino mi svegliavo presto e correvo in cucina per vedere se mia Nonna era già lì. Insieme preparavamo la colazione, sembrava la tavola di Biancaneve …». Molto bella questa immagine di Biancaneve che accompagnava i sogni e le speranze della giovanissima Alma. Dopo sarebbe diventata una penna brillante che aveva collaborato con numerose e pregiate testate giornalistiche, che aveva scritto di tutto! Questo ricordo di Alma Pizzi è veramente grandioso. Era una donna straordinaria, sempre impegnata nel sociale, nella cultura, nel servizio del prossimo in ogni modo. La sua voce era come quella di Giovanni: una voce veritiera, che grida nel deserto! Come somiglia questa paginetta di Alma alla fiaba di Chiara. La storia si intreccia col mito, con la leggenda. E come non ricordare Omero? Dobbiamo sempre conservare la memoria, così anche la fantasia si libra da essa, come da uno stesso albero spuntano sempre nuove foglie e nuove gemme e fiori e frutti. Chiara Zangarini, laureata in lettere moderne alla Statale di Milano, insegna Italiano presso l’ISIS Daverio di Varese. Ha pubblicato vari volumi di fiabe, e due di ricerca storica religiosa ed artistica sulle confraternite varesine e le immagini della Vergine di San Vittore a Varese. Si è occupata, tra l’altro, dell’interpretazione dei racconti di Gianni Rodari. Notevoli sono le sue ricerche sul mito e le leggende legate al nostro territorio dell’Insubria. Questo ultimo libro, in particolare, è bellissimo perché è «dedicato a chi voglia esplorare, divertendosi, la Valganna di un tempo, dove l’acqua era fonte di energia per il mulino, il maglio, la ceramica e perfino per la tramvia».


Vincenzo Capodiferro

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