05 aprile 2014

Europa, un sogno proibito? Di Antonio Laurenzano

  EUROPA,  UN   SOGNO   PROIBITO?
Le elezioni del nuovo Parlamento europeo e le incognite del voto -  La deriva populista
                                               
                                                            di Antonio Laurenzano

A poche settimane dal voto per il rinnovo del Parlamento europeo, è  difficile  immaginare il futuro politico-istituzionale dell’Unione. L’Europa non fa più sognare. Il “modello europeo” è da tempo avvolto in una fitta cortina di incertezze e contraddizioni, acuite dalla crisi finanziaria ed economica. Un modello che alimenta inquietudini, crea insicurezze, genera paure, crisi di identità nazionali. Si pagano a caro prezzo i compromessi al ribasso e i tanti ritardi sull’attuazione delle riforme. Un’Europa intergovernativa, spesso litigiosa, senza un governo capace di rispondere con politiche adeguate alle attese e ai bisogni dei cittadini.
 E se l’Europa non avanza, retrocede! Si sta miseramente sgretolando il tasso di unità che ha tenuto finora in vita le tante diversità dell’ Unione, ma soprattutto si sta dissolvendo l’originario spirito comunitario dei Padri fondatori. “L’Europa della malinconia”! Ma pur incompiuta, l’Europa è comunque un’opera davvero nuova e grandiosa, ricca di prospettive. Un’opera da completare, che chiede e merita sforzi e sacrifici. “Non una previsione o una sfida, ma un obiettivo e un proposito. Un punto di riferimento professionale, culturale, politico  e civile da adottare senza riserve!”
E’ comunque profondo il disagio percepito in gran parte dell’Unione. Euroscetticismo e nazional-populismo dominano da tempo la scena europea. L’Unione europea non è ancora un’Unione: manca un patto fondante in forza del quale lo stare insieme, il decidere insieme, l’agire insieme siano un autentico collante. E’ sconcertante osservare come le forze europeistiche siano incapaci di reagire. I governi nazionali appaiono divisi e privi di volontà, intenti solo a difendere anacronistiche rendite di posizione nazionali. E sullo sfondo, emerge chiara l’incapacità delle istituzioni europee nell’affrontare i problemi economici, sociali e politici di dimensione europea e globale. Istituzioni comunitarie prive  di legittimazione costituzionale sancita dal voto dei cittadini europei.
Per superare con equilibrio e lungimiranza le sfide del Terzo Millennio, per trovare la via del futuro, di un futuro sostenibile e innovativo per l’Europa, non basta l’unità delle monete e delle banche centrali. Deve nascere un’Europa dei cittadini che nutra dei suoi valori e delle sue tradizioni migliori un progetto di futuro forte e avanzato.
L’Europa, dopo aver recuperato alla democrazia i  Paesi dell’Est, deve riscoprire e valorizzare la propria identità culturale ed economica, fatta di coesione sociale, di qualità e dignità del lavoro, di una visione  dei processi economici che riconosce una funzione insostituibile al mercato ma pronta a correggerne e orientarne le dinamiche. Due sono i pilastri di una solida costruzione europea. Prima di tutto l’unità politica: l’Europa unita non può essere soltanto quella dei mercati e dell’euroburocrazia, deve fondarsi su istituzioni dotate di una forte legittimità democratica. E poi quel fitto tessuto di autonomie, di identità territoriali distinte che, come in un mosaico, vanno a comporre una più generale identità europea.
L’anima dell’Europa, da riscoprire e valorizzare, è proprio in questa miscela di unità e diversità, in una nozione dell’identità che si basa non sull’appartenenza etnica ma sulla comunanza di bisogni, di interessi, e anche di valori: i valori della solidarietà, della sussidiarietà, del dialogo, dell’integrazione tra etnie, religioni e culture diverse.
Non esiste alternativa oggi all’essere “europei ed europeisti”! L’europeismo deve tornare ad avere un’anima e a rappresentare le legittime aspettative dei popoli europei. Per il Vecchio Continente, è questa  la grande sfida  politica e culturale del XXI secolo. Una sfida per la storia, nel ricordo dei tragici fantasmi del passato.
                              

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