27 giugno 2013

Economia: fare impresa per il rilancio del paese


Le scelte (obbligate) della politica : lavoro e fisco


di Antonio Laurenzano


Allarmanti i dati diffusi nei giorni scorsi dal Centro Studi di Confindustria: nel manifatturiero il numero di occupati è sceso di circa il 10% e “le imprese italiane saranno probabilmente costrette a tagliare ulteriori posti di lavoro nei prossimi mesi”. Dall’inizio della crisi persi 539 mila posti! Una situazione di grande criticità all’interno della quale si colloca il dato sulla disoccupazione giovanile che ha raggiunto in Italia un tasso del 42% sull’aggregato degli occupati, con un significativo aumento nel primo trimestre dell’anno di quasi 6 punti percentuali sul corrispondente del 2012.
Il nostro Paese vive da tempo un’emergenza economica con preoccupanti segnali di tensione sociale. Sul tappeto tanti problemi che si vanno sempre più aggravando, dal prelievo fiscale divenuto insostenibile alla drastica riduzione dei flussi creditizi delle banche, al crollo dei consumi. Le ricette degli economisti per il salvataggio del sistema Italia si sprecano. Ma tutte, nella prospettiva di una ripresa dell’economia reale, pongono l’impresa al centro del rilancio del Paese. Dal Governo si attende una efficace politica nei confronti delle attività produttive alle quali sono strettamente legate reddito, occupazione e….consumi. Un circolo virtuoso da riattivare attraverso una politica che deve mirare a un alleggerimento della leva fiscale, in particolare con una imposizione più soft degli utili d’impresa (esentare i redditi capitalizzati) associata a un quadro normativo chiaro e stabile nel tempo, con un minor carico di adempimenti burocratici.
Il nostro sistema economico scricchiola sotto il peso della pressione fiscale e della crescente burocratizzazione. Occorre dare certezze a chi vuole fare impresa, occorre sciogliere … lacci e laccioli per liberare risorse ed energie, occorre configurare un diverso rapporto fisco-contribuente in termini di semplicità e di minore reciproca diffidenza. Nell’ottica di un equilibrato sviluppo territoriale, Nord-Sud, va disegnata una nuova road map per la ripresa del Paese, arginando l’inquietante fuga all’estero dei “cervelli” nostrani. Potenziare e valorizzare le specificità produttive delle singole aree del Paese, le loro vocazioni, con interventi mirati, non più a pioggia con un dannoso assistenzialismo che non ha sortito effetto alcuno, alimentando spesso i canali della corruzione e, ancor peggio, quelli della malavita organizzata.
E’ questa l’unica strada percorribile per creare lavoro, supportando cioè lo spirito d’impresa, al di là di trite enunciazioni in odore elettoralistico! Affrontare senza indugi, con determinatezza, il nodo dell’occupazione, il problema centrale dell’attuale situazione di crisi.
Creare lavoro a una condizione imprescindibile: ridurre il costo del lavoro con una progressiva eliminazione dalla base imponibile Irap del costo del lavoro (una vera assurdità!) e con una riduzione degli oneri sociali sulle imprese, in parte fiscalizzandoli e in parte armonizzando le aliquote contributive per gli ammortizzatori sociali. Questo potrebbe favorire il recupero della competitività di prezzo dei nostri prodotti, specie sui mercati internazionali, oltre a propiziare incrementi retributivi se affiancati a provvedimenti di detassazione dei salari di produttività.
E per dare ampio respiro al progetto di ripresa, perseguire una politica di investimenti che incorporano ricerca e innovazione nell’ambito di un piano pluriennale finanziato da “project bonds” europei per una politica industriale moderna al passo con le economie più sviluppate.
Si è perso molto tempo nell’inseguire politiche socio-economiche fallimentari, prive di ogni previsione di crescita. Occorre, in sintesi, puntare su una politica economica interna più espansiva, compatibile con l’Europa, riducendo il prelievo fiscale e riformando la macchina pubblica per essere vicini all’economia reale, far scendere il debito pubblico senza ricorrere a misure di finanza straordinaria che tanto aggiustano …. quanto rompono! Nelle emergenze è necessario recuperare il coraggio delle scelte. Presto!

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