26 febbraio 2013

Bilancio europeo fra rigore e miopia economica e politica!



 
Il Consiglio europeo ha varato il “budget di crisi” 2014-2020 - Il voto contrario dell’Europarlamento di Strasburgo - Le incognite dell’ “esercizio provvisorio”.
di Antonio Laurenzano
Separati in casa! Chiusi tra opposti egoismi nazionali, lontani da ogni apertura verso un progetto unitario, i 27 Capi di Governo hanno varato nei giorni scorsi il bilancio dell’austerità 2014-2020, il primo della storia dell’Unione a subire tagli: gli impegni di spesa scendono a 960 miliardi, con una variazione in meno rispetto al settennato precedente pari al 3,5%.
Da Bruxelles è arrivata una cartolina di un’Europa politicamente piccola e miope. Un “bilancio rattrappito” attorno all’1% del Pil (negli USA supera il 22%), firmato dai Paesi membri dell’Ue che -riducendo la…taglia del bilancio comunitario- hanno preferito considerare i contributi nazionali più un costo che un investimento. Assurdo! In una economia recessiva, mentre il mondo per superare la crisi investe, l’Europa taglia! Con buona pace della crescita e della disoccupazione (12%)! Il futuro…può attendere.
Tre i fronti in scontro: il Nord rigorista guidato da Gran Bretagna, Germania, Olanda, Svezia e Danimarca che chiedeva più tagli e difesa degli “sconti” alla contribuzione europea, il Sud con Francia, Italia e Spagna che voleva salvare la spesa per i fondi agricoli, il fronte dell’Est con Repubblica Ceca e Polonia che voleva salvare i fondi di coesione. Alla fine è’ prevalsa l’insolita alleanza anglo-francese, tutti… contenti: sono calate le spese nella ricerca, nelle infrastrutture tra paesi e nelle reti dell’energia. A decidere quantità e qualità delle spese e delle entrate dell’Ue non è stato un coerente e lungimirante progetto di costruzione europea ma la semplice e disordinata sommatoria di interessi nazionali in campo. Ancora una volta, a disegnare la rotta da seguire è stata la Germania “uber alles” di Angela Merkel sempre meno sensibile al valore aggiunto offerto dalla dimensione europea e sempre più convinta che….”nazionale è bello”! La storia da quelle parti non ha insegnato nulla!....
Quello che ha più colpito gli analisti europei nell’equazione del rigore contabile è stata la miopia delle scelte: ritoccate al ribasso tutte le rubriche di spesa mirate a rilanciare crescita e competitività, in grado cioè di mettere l’industria europea al passo con la concorrenza globale. Abbassate le leve dello sviluppo, azzerate le aspettative di aumento della produzione e quindi della occupazione nella errata convinzione che gli investimenti interni agli Stati membri rendano di più rispetto a quelli made in Europa, perché più efficaci e controllati. Peccato che sia sfuggito un…particolare: ci vogliono economie di scala europee per ammortizzare al meglio i mega investimenti necessari per porsi all’avanguardia della innovazione, in un mondo globalizzato.
Per riprendere il cammino della crescita occorre affiancare infatti al rigore del bilancio, affidato ai singoli Stati membri, la realizzazione di importanti investimenti coordinati a livello comunitario in quei settori strategici per i quali “l’unione fa la forza”: infrastrutture, tecnologia e ricerca. Solo così l’Ue potrà recuperare sui mercati internazionali credibilità all’esterno e coesione sociale al suo interno, mettendo il suo bilancio al servizio della solidarietà e della sostenibilità.
Sul bilancio 2014-2020 incombe ora la bocciatura del Parlamento europeo. Sono compatte le quattro principali famiglie politiche che compongono l’Assemblea di Strasburgo: popolari, socialisti, liberali e verdi per le quali “il compromesso raggiunto dal Consiglio europeo non è assolutamente all’altezza delle sfide che ci attendono. Necessita un bilancio capace di sostenere la ripresa europea e contribuire a superare l’attuale crisi economica e finanziaria attraverso investimenti nella ricerca, nella formazione, nell’educazione e nella politica di sviluppo”. Eloquente il giudizio di Hannes Swoboda, capo dei socialisti: “Questo bilancio fa morire di fame l’Europa!”
Dal voto dell’Europarlamento di Strasburgo, previsto in maggio, la risposta per scongiurare l’esercizio provvisorio (approvazione di bilanci annuali) e quindi l’azzeramento dei grandi progetti di sviluppo pluriennale che hanno bisogno di prospettive di ampio respiro.


 

 

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