12 luglio 2012

Apologia della metafisica



APOLOGIA DELLA METAFISICA

Una scienza caduta in disgrazia da quando l’oggetto della mente si è fermato al percetto.

La metafisica è caduta in disgrazia da quando l’oggetto della mente si è fermato a ciò che è percepibile, ma tutto il percetto non può dar ragione di sé attraverso sé. Anche lo scienziato che ha allargato la sua sensibilità attraverso mezzi di ingrandimento deve fermarsi al suo limite: il telescopio e il microscopio, misere invenzioni di un fragile intelletto, non possono andare oltre il totalmente oltre. Il saggio Epicuro se n’era già accorto tanto, ma tanto, tanto tempo fa! In questo tempo, purtroppo, non c’è più la boria dei dotti e delle nazioni. C’è l’adorazione della miseria del presente: gli antichi sono stupidi! Se si guarda con occhio profondo e non con l’occhio superficiale, estetico, fenomenologico, c’è sempre l’oltre in tutte le cose, in tutte le scienze: l’energia, la massa, il big-bang, i postulati matematici, logici, le piramidi, Stonenghe. Come scriveva il grande Montale nel suo Maestrale: Tutte le immagini portano scritto: “più in là!”. Il paravento dell’esperimento, abile costruzione di menti insensate e paraboliche, è diventato il feticcio, il nuovo dio. La scienza è diventata, al pari della religione, dogmatica. Lo scontro tra ragione e fede non è né più né meno che lo scontro tra due fedi, tra due religioni. Questo dualismo sta alla base della separazione tra anima e corpo, tra spirito e materia. L’unica differenza è che una si ferma all’interno del sistema, l’altra all’esterno del sistema. La tecnologia è l’alienazione della scienza nella banalità del profitto. La pseudo-economia distruttrice ha dilaniato menti e cuori dal momento in cui ha innalzato i suoi altari. Tutto si può comprare, ma non è sempre così. Ora che l’evoluzione creatrice diverrà distruttrice, l’uomo tornerà a pensare. E se, come proferiva il grande Heidegger, «l’uomo contemporaneo non pensa più,» ora l’uomo contemporaneo forse dovrà mettersi a pensare sul serio su quello che ha combinato in un cinquantennio di corsa insensata di consumismo e materialismo. Dovrà ricominciare a pensare di pensare, riappropriandosi della sua natura vera, ora sballottata tra materialismo e spiritualismo: due alienazioni diverse, ma reali. Chi parla di metafisica oggi è un folle. L’anima deve compiere questo atto immane: uscire di testa per poi rinsavire. La filosofia è follia, la santa follia crucis di Erasmo. L’inadempienza dell’anima alla follia è il titolo di un quadro di un artista in gamba. Il filosofo deve tornare ad essere il mistico, l’estatico, non l’estetico. Il filosofo deve tornare nei boschi, ascoltare gli alberi padri. Bacus a Verulanio Metaphisicam arbori tres ramos habenti comparat. Truncus arboris representat ontologiam et tres rami respondent tribus partibus metaphisicae specialis: cosmologiae, psicologiae, theologiae. Non a caso Bacone da Verulanio paragonava la Metafisica ad un albero che ha tre rami: il tronco è l’ontologia, i rami sono la metafisica speciale, la cosmologia, la psicologia e la teologia. La prima è diventata la Fisica, una grande scienza. Ma ogni scienza nelle mani dell’uomo può diventare pericolosa, perché l’uomo ha mangiato ai frutti dell’albero della conoscenza del bene e del male, rinunciando, invece, all’albero della vita. Così questa ha potuto portare alla bomba atomica, altro che roghi di streghe e di eretici, altro che stermini di massa! La seconda distaccandosi dal vero albero come le foglie che cadono dai rami si è asservita al potere oscuro del denaro, così vedi psicologi impegnati ad ingannare la gente nella creazione di sistemi pubblicitari. Questa psicologia è meglio che sia bandita dall’ordine stesso di scienza e questi psicologi non sono neppure degni di essere chiamati tali, è meglio che vadano a vendere ciabatte ai mercati. La terza è la scienza che è rimasta più intatta se non si perde nei rivoli della prassi, della morale moralistica ed insensata che fece esclamare persino a Trotzschi: «i poveri miracoli del vangelo appesi alla telefonia senza fili!». La metafisica aveva raccolto in sé tutta l’antica scienza, compresa la fisica, la proto-filosofia. L’albero del sapere edenico ha per tronco l’essere e i rami sono il mondo, l’io e Dio. Così a questi tre oggetti corrispondono tre conoscenze: conosci te stesso! Conosci il mondo! Conosci Dio! Ogni ramo nasce cresce e muore. Ogni foglia cade, ma se cade l’albero, tutto è perduto! Il mondo è come un grande albero, e noi siamo le foglie. E come il grande vate predisse: «Qual delle foglie la stirpe, tale anche quella degli uomini» (Omero, Il. VI,146).
E ricorda ancora il poeta: «L’uomo si pensa come un fiore che cade. In fretta cade come una foglia cade» (Yehudah Halewy, Non nella forza, ma nello spirito, 8). Ogni civiltà, ogni società, ogni nazione, ogni uomo, ogni cosa, ogni ente, ogni x nasce cresce e muore, ma il tronco, cioè l’essere non muore mai. Questa civiltà perirà come le altre. È un’illusione credere alla sua eternità. L’immortalità nasce dalla paura del tempo. E questo fogliame marcio raccolto sotto gli alberi il filosofo deve riportarlo in questa carta, carne e midollo arboreo. Così le foglie di filosofia devono cadere sul tuo capo, come sul giovane Sallo: «Carissimo Sallo, mio diletto, queste cose tu le apprendesti recandoti nella foresta del Titolo, tra le sperdute serre. In momenti difficili dell’esistenza attraversando, quando più la scienza che tende sempre a divenire accademica, anche quella sperimentale, non ti soddisfaceva più, ti recasti da noi, alberi antichi per chiedere, chiedere, chiedere! Noi subito non ti rispondemmo, abituati da tempo più che a pensare, a contemplare l’esistenza. Ma fummo colpiti subito dalla tua grande comprensione verso di noi, e poggiandoci il capo sulle nostre radici cercammo di dirti qualcosa, nei limiti della nostra comprensione. Noi non pretendiamo di essere nel vero, ma vogliamo spronarti alla ricerca continua, senza un vero stabile. Il vero, infatti, non esiste, ma questo già lo sai, te lo dicono i tuoi maestri veri, che sono più veri di quelli di oggi: veritas filia temporis, ma anche filia loci, perché no? Il vero sta nella non-verità che si verifica: Heidegger, Sentieri Interrotti, Popper. Vedi come riusciamo a leggere nel tuo pensiero come in uno specchio! Ma non basta! Il verum ed il factum. Ascolta Vico! Ma non farti prendere troppo dalla filosofia come mera ripetizione delle teorie. Guarda oggi con tanto progresso, tanta scienza, troverai un filosofo al pari di Kant, o di Hegel, o di Marx? Troverai un musicista al pari di Mozart, di Beethoveen? Un artista al pari di Michelangelo, di Raffaello, di Leonardo? Un santo al pari di Francesco o di Buddha? Troverai in pratica qualcuno che eccelle rispetto ad una massa amorfa che tende ad annichilire tutto. Troverai invece degli abili ripetitori che negli idola teatri, fori, specus, nelle borie dei dotti e delle nazioni, ti ripresenteranno sempre la solita minestra scaldata. Ti pare questa la filosofia? Facci caso, le teorie tendono a ripetersi. Il progresso e la scienza non è tutto perché c’è sempre l’indeterminato di Heisemberg, l’apeiron di Anassimandro. Ti piacciono questi commenti? Forse no. Le apparenti contraddizioni del pensiero si conciliano, come giustamente notasti in quell’ingegnere grande, Boulanger: i sistemi dei nostri eruditi sono tutti veri, è mancato loro solo più studio, più attenzione, per vedere che essi sono tutti d’accordo e possono stringersi la mano. Tu leggi, leggi, leggi, come Manzoni consigliò di fare a quella madre che gli chiese cosa dovesse fare il figlio per diventare scrittore. Ed egli rispose: «La prima regola è leggere! La seconda: leggere! La terza: leggere!». Ma leggi una filosofia morta, degli uomini morti, una memoria semplice, eterna, stantia, che non serve a niente senza l’amore. La filosofia è amore, è creatività, è slancio vitale, libero, ed in questo è ricreazione del tutto, come la creazione originaria di tutte le cose dal nulla eterno. Tu credi che senza amore Einstein avesse scoperto la relatività? Che senza amore Tiziano avesse dipinto con magistrali pennellate quelle sacre opere? Che senza amore Aristotele avesse lasciato quell’immane mole di sapere? Cos’è la sapienza senza amore? La sapienza non sarà rivelata a voi filosofi, a voi scienziati, a voi eruditi, dotti, ma ai semplici, agli ignoranti. E tu lo sai, non farmi ripetere Socrate, Cristo, Cusano e tanti altri. Non cadere nel pregiudizio di considerare gli antichi pensatori dei menomati, perché essi sono più intelligenti di voi, un filo d’erba conosce più di voi, perché tutto è conoscenza, tutto conosce se stesso. Il Cogito è la causa di tutte le guerre. Tutto è amore. Tutto è uno. Ad un tratto si è adoperata la divisione, tra pensieri ed opere, tra inconscio e conscio, tra bene e male e si è creata allora la trascendenza, la diversità. Ma tu torna alla scienza originaria, universale, la filosofia prima, dalla quale tutte le altre scienze derivano per scissione. Non ti dice questo Vico? Non ti dice questo Werner? Kant, Fiche e Schopenhauer? Non è una malattia tornare ad essere bambini. Non è una malattia riportare il tutto ad un’unica coscienza, prima che nascesse l’inconscio, che è stato coperto dal Cogito. Il pensiero è impazzito, è diventato fine a se stesso, è diventato un grave fardello di pensato, che ostacola il pensiero. Un grande uomo ti disse, nel senso che hai letto, lo sappiamo, che ci sono tre generi di scienziati, i distruttori di cultura, i portatori di cultura, i creatori di cultura. Saint Simon, Comte non si sbagliavano nel dividere la storia in periodi critici e organici, dominati ognuno da classi diverse, conservatori, progressisti. Tu da che parte stai? Sei debole di pensiero? Sallo, figlio mio, se non amerai la filosofia come un’amata, più di un’amata, non potrai mai comprenderla. Leggesti Boezio? Abelardo? Sei capace di dare un tuo parere? O vuoi continuare a fare il pappagallo? Quando Hegel fu disturbato dal domestico perché la casa era in fiamme, che rispose? «Informa mia moglie! Sai bene che degli affari di casa io non mi occupo. Io mi occupo solo di filosofia». Era talmente innamorato della filosofia che non si accorse neppure che la casa stava prendendo fuoco. Se allora non sarai capace di pensare da te stesso e poi una volta pensato di buttare il pensato e di dire “sono un inutile servo”, non ti avviare per l’angusta strada della filosofia. Perdi solo del tempo che puoi dedicare ad altre cose». La tradizione vuole che il coniatore del termine “filosofia” sia stato Pitagora, al quale essendo stato chiesto che lavoro facesse, rispose di non essere un sapiente, ma un amante della sapienza. Perché la sapienza è un qualche cosa di divino di cui noi solo partecipiamo. Così Aristotele parla di questa scienza prima che poi fu denominata metafisica: «C’è una scienza che studia l’essere in quanto essere e le proprietà che gli sono inerenti per la sua stessa natura. Questa scienza non si identifica con nessuna delle cosiddette scienze particolari, giacché nessuna delle altre ha come suo universale oggetto di indagine l’essere in quanto essere, ma ciascuna di esse ritaglia, per proprio conto, una qualche parte dell’essere e ne studia gli attributi, come fanno ad esempio le scienze matematiche» (Met. IV,1). Ora invece la prima scienza è stata bandita dal consesso stesso delle scienze, è diventata l’ultima ruota del carro epistemologico. Eppure tutte le scienze sono impastate di metafisica, compresa quella trascendentale del pensiero di Kant. Ciò è comprensibile perché nell’antichità ens et verum convertuntur, poi dal medio evo si passa alla modernità, ove invece verum et factum convertuntur, infine alla contemporaneità, ove verum et agendum convertuntur. Le generazioni passate amavano la staticità, il quietismo, poi le altre amavano la verità e la storia, ora si ama la visione del futuro, per cui i giovani non ne vogliono sapere del medioevo, o dell’evo moderno, la scienza li porta a considerare solo il futuro. In realtà il futuro oggi è qualcosa di insicuro ed instabile. Le tre ere della storia sono perciò l’idealismo, lo storicismo ed il futurismo e tendono a ripetersi. La metafisica è innanzitutto una scienza, anzi la scienza più importante ed è degna di rispetto, perché tutte le scienze hanno a che fare con essa. Tutta la tradizione filosofica distaccandosi dalla metafisica si è persa nella follia. Così venne Lutero e ci disse: siate liberi, come è libero il cavallo sotto le gambe del cavaliere! E mentre proclamava la libertà fece trucidare i contadini che in nome di quella stessa libertà si erano ribellati al secolare servaggio dei signori. Venne Kant e ci tolse la certezza della verità ed il conforto di una coscienza sicura: solo il fenomeno voi potete conoscere, solo ciò che appare! Voi non potete conoscere il noumeno, cioè ciò che si può pensare. E se ciò che possiamo solo pensare non possiamo conoscerlo perché lo possiamo pensare senza conoscerlo, mentre ciò che ci appare senza pensarlo possiamo conoscerlo? E l’apparire è l’apparire di che cosa? È una mera illusione, o è l’apparenza di ciò che possiamo pensare senza conoscere e che ci appare in modo che noi possiamo conoscerlo secondo i modi trascendentali della struttura generale del Cogito? Come possiamo noi conoscere ciò che non è cogitabile colle forme del Cogito? E ciò che è cogitabile coi parametri del fenomeno? E così ci disse: siete dei fenomeni! Venne Hegel e ci disse: siete figli di mamma Idea! Tutto ciò che esiste nel mondo, non esclusi gli uomini e le bestie, è figlio di questa unica madre: mamma Idea. Questa mamma universale è sempre prolifica, più di una gallina livornese e più di una regina di api, che è capace di fetare più di 2000 uova al giorno. Tutto dipende intrinsecamente da mamma Idea, se un giorno questa venisse a mancare, cesserebbe di esistere tutta la sua infinita figliolanza. Se continua però a scattare come una macchina fotografica ed a produrre le cose, anche queste continueranno ad esistere. Mamma Idea ha creato facebook, ha creato il mondo virtuale di cui facciamo parte. E questo mondo virtuale è intermediario tra quello ideale, l’Iperuranio e quello reale. Tutto ha creato mamma Idea ed a tutto pensa lei, non vi preoccupate! Venne Darwin e ci definì figli di mamma scimmia. E perché le scimmie sono rimaste scimmie e alcune scimmie sono diventate non scimmie? Come mai ad un certo punto l’homo sapiens sapiens compare sulla terra? Da dove viene? Tutti questi branchi di scimmie sono stati capaci di costruire le piramidi, monumenti fatti di immani pietre che non si sa abbiano potuto trasportare da un luogo all’altro della terra. Ma questi gorilla erano veramente dei geni. Tutto il mondo fu pervaso dal darvinismo sociale e questo poi, poco a poco, si trasformò in un darvinismo sociale all’incontrario. Ad un certo punto il sapiente, colui che disse: io non sono un sapiente, ma un amante della sapienza, comparve sulla terra! Beato colui che disse: io so di non sapere. Venne Marx e predicò la rivoluzione e la redenzione delle masse proletarie dalla schiavitù del lavoro, del capitale e dello Stato. Alla fine però tutti i suoi seguaci ci hanno ridotto a muli da carretto, asini da basto, bestie da soma per il signor Stato. Venne Nietzsche e ci definì pupazzetti dei signori Superuomini. Eppure, cosa c’è di più metafisico che l’Oltreuomo, o l’eterno ritorno all’eguale, o del fato? Non meno che la prassi, o la filosofia della prassi! Che cosa sono queste entità se non metafisiche? Altro che vitalismo ed irrazionalismo! Cosa c’è di più superomismo di colui che dice: «rinnega te stesso!»? O di un uomo-dio che si fa mettere in croce? Non vi è nulla di irrazionale, tutto ha una ragione! Nihil est sine ratione. L’irrazionale è solo ciò che noi non conosciamo ed in quanto limitati non riusciamo a spiegare. Così chi ci ha tolto le mani, chi le gambe, chi le orecchie, chi la testa. Ci hanno ridotto un tronco. Oggetto proprio della metafisica è l’immateriale. Tra tutti gli esseri abbiamo quelli che sono positivamente immateriali, e questi sono trascendenti, abbiamo quelli misti e quelli materiali. In ogni essere comunque abbiamo degli aspetti immateriali, come: ente, uno, vero, buono, corpo, materia, principio, ragion sufficiente, identità … tutti gli esseri sono fatti di oltre. La metafisica studia solo una cosa: l’essere, e questo è il problema più complicato di tutto il pensiero umano. Quando diciamo ad esempio che la cosmologia studia il “corpo”, o “materia”, come lo intendiamo? Gli scienziati direbbero: il corpo è ciò che colpisce i nostri sensi … Ma questa definizione è troppo vaga. I fenomenisti ti direbbero: il corpo è un complesso o fascio di proprietà sensibili. Anche questa è troppo vaga. I metafisici direbbero: il corpo è una sostanza dotata di proprietà sensibili. E questo ci dice l’essere di tutte le cose. Indagare l’essere significa imboccare quella strada che ti porta all’infinito ed è questo il senso profondo della prima scienza.



Vincenzo Capodiferro

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