16 marzo 2012

La quarta dimensione / Il tempo secondo Samuel Alexander



LA QUARTA DIMENSIONE
Il tempo secondo Samuel Alexander



Samuel Alexander (1859-1938) è stato un filosofo australiano di origini ebraiche. Appartenne a quel vasto e variegato movimento di pensiero che prese il generico nome di neorealismo anglo-americano, del quale fecero parte, tra gli altri, Moore, Russel, Withehead, Santayana. La nascita di questo movimento è fatta risalire proprio alla Confutazione dell’idealismo di G. E. Moore, nel 1903. L’idealismo vive perennemente nella pretesa assurda di esaurire nel pensiero l’oggetto conosciuto. Al contrario la coscienza rimanda ad un qualcosa che è altro da essa. Questo altro è il sensum: a differenza del realismo antico che riconosceva la validità dell’oggetto come altro dal pensiero, tuttavia il realismo inglese moderno, allievo della lezione del Berkeley, per il quale l’«esse est percipi», riconosce invece come reale il dato di senso e non la sostanza materiale. In questo senso il neorealismo prese le distanze anche dal rozzo materialismo atomistico e meccanicistico, che la stessa scienza moderna ha liquidato, facendo piuttosto credito ad una concezione evoluzionistica emergente, come quella di Morgan. In Spazio, tempo e divinità, (1920) l’Alexander sostiene proprio questo principio dell’evoluzione emergente, ispirata a motivi evocati dall’evoluzionismo bergsoniano e dal relativismo einsteniano. La realtà è per l’Alexander un continuum spazio-temporale e perciò è quadridimensionale. La quarta dimensione è il tempo, ove il tempo è rispetto allo spazio, quello che è l’anima rispetto al corpo, ovvero lo spirito, o la Res Cogitans, come la chiamava Cartesio, rispetto alla Res Extensa. In Alexander tuttavia non vi è un dualismo, anzi un monismo metafisico e dinamico. Ora se l’anima dello spazio è il tempo, allora l’elemento dell’evoluzione non può essere l’atomo, ma è l’evento. Alla visione meccanicistica del materialismo si sostituisce così un evoluzionismo vitalistico che vede, nella irreversibilità del processo temporale, l’emergere di gradi di esistenza ascendenti. Questi gradi esistenziali sono le categorie. Le categorie non sono forme soggettive, ma forme oggettive dell’ente e sono: l’esistenza, l’universalità, la relazione, l’ordine, la sostanza, la quantità, il numero, il moto. Tra le categorie che evidentemente si ispirano a quelle classiche aristoteliche non vi è la qualità, perché le qualità indicano le emergenze, e possono essere di tre tipi: primarie, secondarie e terziarie. Le primarie e le secondarie suscitano le emergenze che vanno dalla materia alla vita e alla mente. La mente non è altro che il grado più elevato di quei rapporti di compresenza e di coesistenza che si trovano fino dai gradi più bassi della realtà. Ed è proprio dalla mente cosciente che emergono poi le qualità terziarie, che fanno parte del mondo dei valori e possono essere, etiche, scientifiche o estetiche. Ma l’emergenza non si arresta a questo mondo, ma va oltre, fin verso la Deità. Questa suprema Qualità dell’universo infatti esiste come tensione e sforzo, sebbene non come realtà attuale. Rispetto a questa Qualità l’evoluzione emergente è dinamismo inesauribile.

Vincenzo Capodiferro

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