14 gennaio 2009

Geografia: storia dello spazio agricolo europeo

Nota enciclopedica
Storicamente lo spazio agricolo è stato organizzato attraverso un modello policolturale, cioè un sistema di coltivazione mista sussidiato dall'allevamento del bestiame.
In principio venivano coltivati solo i cereali come frumento, segale e orzo, più ceci e lenticchie; il lino come coltivazione tessile.
Solo successivamente verranno aggiunti la vite, l'ulivo ed altri alberi da frutto.
A partire dal Medioevo alcune innovazioni introdotte nell'Europa centroccidentale, come l'aratro con vomere in sostituzione di quello a chiodo, consentiranno un migliore sfruttamento della forza animale. L'utilizzo del concime animale ed una più accurata rotazione delle coltivazioni sul terreno, triennale e non più biennale secondo l'uso romano, porranno inoltre le basi per far rendere di più la terra.
Non si è però perso, fino a tempi molto recenti, l'uso delle più coltivazioni, considerate un garanzia in caso di carestie o calamità naturali, né si sono utilizzati terreni molto ampi proprio perché l'azienda a gestione familiare aveva la necessità di non spostarsi molto.
La frammentazione dei campi, così deleteria oggi per la meccanizzazione, in passato è stata quindi una necessità del nucleo familiare, che operava su più colture, spostandosi poco e con un basso livello di specializzazione, metodo che gli consentiva un lavoro omogeneo nell'arco dell'anno.
Nel paeseggio europeo sono rimaste tuttavia notevoli tracce del mondo agricolo passato, tracce che si differenziano a seconda del tipo di comunità che le ha lasciate.
Nel bassopiano che nell'europa centrale comprende Francia, Germania e Polonia sono rimasti notevoli esempi del cosiddetto 'openfield', cioè del paesaggio a 'campi aperti'. In pratica queste zone agricole erano coltivate in maniera comunitaria: lo spazio attorno al villaggio era uno spazio lavorato e sfruttato da tutti. Veniva quindi diviso in tre settori, quello appena concimato con gli escrementi degli animali lasciati al pascolo veniva coltivato a frumento, un secondo settore era destinato alla segale o all'orzo, mentre un terzo era messo al pascolo e l'anno successivo il ciclo veniva invariabilmente ripetuto. Poiché però non era consentito recintare lo spazio agricolo destinato a ciascuna famiglia questo rimaneva 'aperto', una caratteristica che in molte zone di quell'area è rimasta visibile.
Il 'bocage' o paesaggio agricolo a 'campi chiusi' rispetta invece esattamente il criterio contrario ed è diffuso nell'Europa occidentale, dove l'agricoltura è sempre stata individualistica. Qui erano e spesso sono ancora ben visibili le recinzioni che delimitano lo spazio dell'uno e dell'altro proprietario, sia per quanto riguarda le colture che per l'allevamento.
Ancora diverso è il cosiddetto 'paesaggio mediterraneo', caratterizzato da una discontinuità dei campi, che sono alternati a pascoli, e da centri abitati spesso arroccati. Le coltivazioni classiche di queste aree sono la vite, l'ulivo ed il frumento, soprattuto per l'ottima adattabilità di queste piante al clima per lo più secco e caldo. Le tecniche di coltivazione sono quelle dei vivai e delle serre, che permettono una produzione continua (ad esempio gli Orti di Napoli e i giardini di agrumi siciliani). Frequenti sono anche i cosiddetti 'terrazzamenti' che consentono di sfruttare al meglio il territorio anche quando non è propriamente pianeggiante.
Un paesaggio tipico mediterraneo è poi quello della cosiddetta 'coltura promiscua', oggi quasi completamente scomparsa. Il territorio veniva diviso dal grande proprietario in diversi poderi, assegnati poi a famiglie contadine che lo lavoravano a 'mezzadria', una pratica che divideva gli utili del raccolto tra proprietario e 'mezzadro'. Poiché i contratti di mezzadria in genere prevedevano la piantumazione regolare del territorio da parte del mezzadro, il paesaggio tipico della cosiddetta 'alberata' (in Toscana, Umbria e Marche) o della piantata padana era fatto a quadrati regolari, con filari di alberi ben disposti.
La pratica è andata perduta con la meccanizzazione, per la quale gli alberi sono un notevole intralcio.
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Autore: A. di Biase
Fonte: Compendio di Geografia umana, Dagradi -Cencini - Patron Edizioni
Fonte fotografica da Google: http://agronotizie.imagelinenetwork.com

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