02 gennaio 2009

Geografia: l'immigrazione in Europa

Nota enciclopedica
La ricchezza relativa degli europei fa di quest'area del globo un potente centro di attrazione per i lavoratori stranieri, ribaltando quella situazione che storicamente ha visto interi continenti colonizzati da manodopera del Vecchio Mondo.
Il primo paese europeo ad invertire questa tendenza è stato la Francia, che fin dalla fine della I Guerra Mondiale ha avuto la necessità di ingrossare le fila della manodopera attraverso l'impiego di stranieri, prima Italiani e Spagnoli, poi Algerini.
La Gran Bretagna ha fatto la sua parte accogliendo una quota significativa di cittadini provenienti dalle ex colonie ed impiegandoli nel settore dei servizi, principalmente opedalieri ed alberghieri; tuttavia il più grande serbatoio di immigrati in Europa è quello tedesco.
L'Italia, tradizionale paese di migranti, è diventato uno dei principali obiettivi dell'immigrazione di questi anni, sia per il mito del benessere, non solo economico, che la segnala, sia per la sua posizione al centro del Mediterraneo che la fa meta di migranti, spesso di passaggio, provenienti dall'Africa e dalla Penisola Balcanica.
Attualmente (2001) nell'Unione Europea vi sono oltre 20 milioni di immigrati regolari e i paesi maggiormente soggetti a questo carico sono la Germania (7,3 milioni), la Francia (3,3), la Gran Bretagna (2,2) e l'Italia(1,5). Vi sono poi altri cinque paesi che superano il mezzo milione di immigrati.
Le politiche restrittive recentemente adottate hanno però contribuito alla crescita del fenomeno della cosiddetta immigrazione clandestina, la quale ha dimostrato di essere fonte di notevoli problemi in paesi non abituati al 'diverso': gli immigrati tendono infatti alla ghettizzazione, un fenomeno spesso alimentato dai medesimi stranieri il quale, favorendo la concentrazione di individui appartenenti ad una medesima cultura (ad esempio magrebina o cinese) in aree periferiche e spesso degradate, non favorisce la mutua integrazione con la popolazione originaria del luogo.
Dagradi e Cencini fanno giustamente notare come a proposito di questi problemi spesso ci si dimentica che: "la diversità culturale ha sempre rappresentato il fermento di ogni sviluppo del pensiero".
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Autore: A. di Biase
Revisioni:
Fonte: Compendio di Geografia umana, Dagradi-Cencini, Pàtron editore
Fonte fotografica: www.ansa.it

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