05 settembre 2008

Recensione: "Le poesie" di Manzoni

'I classici' di A. di Biase
Alessandro Manzoni
"Le poesie"
Editrice Salerno - 2005
- Pag. 416

La critica più recente all’opera di Alessandro Manzoni tende sempre più spesso a smarcare l’autore milanese dall’immagine di scrittore compassato e stantio, che è associata ad uno dei principali classici della nostra letteratura. Le Poesie di Manzoni presentate da Salerno Editrice (2005), in una edizione tascabile ma non per questo poco pregevole (anzi è ideale per un regalo non impegnativo, ma di pregio), non sono solo poesie in senso stretto: vi è infatti un po’ tutta l’opera in versi dello scrittore di Brusuglio, catalogata in buona parte secondo il suggerimento del medesimo, che aveva l’abitudine di riconoscere o disconoscere la propria produzione apportando la dicitura “rifiutata” in testa agli scritti non giudicati all’altezza. Naturalmente la critica postuma non ha potuto che considerare tutta la produzione manzoniana, ma è rimasta in uso una differenziazione tra le poesie “riconosciute” e quelle che non lo sono.
Ci sono, è bene dirlo, i classici come “Il 5 maggio”, ma anche tutti gli “Inni sacri” e “In morte di Carlo Imbonati”.

Le parti però più interessanti sono quelle che tradiscono il gusto del Manzoni, come la considerazione – certo non nuova fra i classicisti –, per il VI canto dell’Eneide. Sempre importanti a questo proposito sono da leggere, in appendice, la prima parte della celeberrima “Lettera sul Romanticismo”, scritta nel 1823 a Cesare D’Azeglio, nella quale il Manzoni prende le distanze dalla mitologia, oppure (ma qui il linguaggio non è semplice) il dialogo “Dell’Invenzione” sul rapporto tra idee e realtà.

Tra i più delicati, sebbene non riconosciuti, vi sono alcuni versi “Per le scuole infantili”, mentre di gran lunga i più buffi (ma ci sarebbe da riflettere), sono quelli che riportiamo con i quali il Manzoni salutava il suo accoglimento nella “Accademia dei Sepolti di Volterra” (1822):

Manzon qui giace ne’ suoi versi involto
Veramente accademico sepolto

Manzon tra i dotti di Volterra accolto,
Prima che morto, giace ivi sepolto.

(A. di Biase)
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