17 aprile 2024

I sette peccali capitali sotto l'obiettivo di Sauar Articolo di Marco Salvario

I sette peccali capitali sotto l'obiettivo di Sauar

Articolo di Marco Salvario


Formatosi all'Accademia delle Belle Arti di Cuneo, istituita nel 1992, Riccardo Surace, in arte Sauar, aveva già suscitato interesse con la personale 'Worker', dove immagini apparentemente normali di uomini e cantieri suggerivano angoscia per la trascuratezza e i pericoli: incidenti e morti bianche, causati dalla mancanza di sicurezza sul lavoro. Un argomento sempre tragicamente attuale, che ritorna puntuale dopo ogni nuova strage.

Giovane e talentoso artista, Sauar nella seconda metà di febbraio ha esposto le proprie fotografie, relative al progetto 'ApparenzAppartenenzA' e incentrate sui sette vizi capitali, in una location di via Mazzini a Torino, aderendo all'innovativa piattaforma Art à porter, che mette in contatto esercizi commerciali e artisti, realizzando una galleria d'arte diffusa e in continua evoluzione; tra le centinaia di creativi che mettono in vendita le proprie opere, segnalo Emmanuela Zavattaro e Morena Marilli.

I vizi capitali individuano peccati deplorevoli, che la religione condanna perché allontano l'anima dell'uomo da Dio. Per la fede cattolica sono la superbia, l'avarizia, la lussuria, l'invidia, la gola, l'ira e l'accidia.

Chissà se in una società sempre più permissiva come la nostra, dove i valori sono ormai stravolti, dove tutto è lecito e giustificabile, dove il senso del pudore e dell'onestà sono completamente mutati, anche i vizi capitali non avrebbero bisogno di un ripensamento?

Le fotografie di Sauar, stampate in formato 66x100 cm, realizzate con lunghe esposizioni, senza fotoritocco ma solo con semplici sovrapposizioni di immagini, cercano di approfondire l'argomento e di offrire risposte, analizzando il comportamento dell'individuo tra le regole e i codici sociali o morali, che gli vengono insegnati. Come ambienti sono stati scelti stanze o palazzi in degrado, a sottolineare l'abbrutimento e l'immiserimento che avvolge l'anima del peccatore.

Nell'opera 'Avarizia' vediamo il giovane avaro ingozzarsi d'oro, piuttosto che cedere qualcosa agli uomini che, a torso nudo, invano tendono la mano o si prostrano a terra. I corpi dei mendicanti quasi si dissolvono e non hanno volto, perché l'avarizia ce li rende invisibili.

L''Ira' è ambientata tra i ruderi di una chiesa. Degli uomini rappresentati, due sono prossimi all'altare, uno è in ginocchio, forse per un tardivo pentimento, e con accanto un mazzo di fiori abbandonato, altri due sono seduti nei banchi; tutti hanno il volto e i vestiti lordi di sangue. L'artista mi confidava, che per lui l'ira era il vizio peggiore. Non lo so, mi ricordo di avere pensato in certe occasioni, che nella vita si devono subito ingiustizie e provocazioni finché i nervi cedono e, quello che è uno sfogo inevitabile, diventa un peccato capitale. Non che l'iracondo debba essere assolto, ma concediamogli delle attenuanti.


Un altro vizio che mi fa riflettere è la 'Lussuria'. Al centro della fotografia, ripresa dall'alto verso il basso, una ragazza procace con i capelli scuri, lo sguardo dritto all'obiettivo, una collana vistosa, le gambe accavallate, le braccia e le spalle nude. La circondano, quasi l'assediano, numerosi uomini e donne: i suoi amanti, probabilmente.



Chissà se al giorno d'oggi la lussuria è ancora percepita come un peccato, ammesso che le nuove generazioni conoscano ancora solo il significato di questa parola. Dalla pagina di Art à porter dedicata a quest'opera: la lussuria è 'l’abbandono alle proprie passioni o anche a divertimenti di natura generica, senza il controllo da parte della nostra ragione e della nostra morale'. Lo sballo e la lussuria coincidono, ma andate a spiegare al popolo della movida che il loro vivere è un vizio capitale …

Ovviamente censuro gli altri, ma devo mettere sotto accusa me stesso appena arriviamo alla 'Gola'. Sauar mi conforta indirizzando il suo lavoro più alla condanna della voracità ingorda rispetto a quella della semplice golosità, che si manifesta nel concedersi il piacere di un dolce o di qualche cioccolatino. 'Gola' intesa quindi come perdita di controllo sui propri appetiti, come mancanza di rispetto per il proprio corpo.

Non ho dichiarato quale peccato sia il peggiore secondo me: l'ultimo, l''Accidia'. La rappresenta efficacemente l'artista con figure inerti, in attesa del nulla, nella sala lurida e abbandonata di quello che era un ospedale. Una figura, probabilmente per la disperazione di quel vuoto impossibile da sopportare, sembra volersi buttare da una finestra; nessuno si muove per fermarla o anche solo gira il capo per osservare la scena.

Brutto vizio l'accidia, eppure è sempre in agguato per entrare in noi con stanchezza e pigrizia. Il vero male di vivere.


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