04 gennaio 2021

Valerio Massimo Manfredi – Lo scudo di Talos – a cura di Marcello Sgarbi

 


Valerio Massimo Manfredi
– Lo scudo di Talos – (Oscar Mondadori)


Collana: Absolute

Pagine: 324

Formato: Brossura

ISBN: 9788804662648


Credo che la storia, così come le altre materie che solitamente si studiano a scuola, sarebbe molto più affascinante se a spiegarla fossero autori come questo.         Grande esperto del romanzo storico, nonché archeologo, sceneggiatore, conduttore televisivo e accademico, in questo romanzo ci narra l’epica battaglia delle Termopili combattuta tra greci e persiani e la conseguente rivolta degli iloti contro Sparta. Attraverso la voce e le imprese di Talos, Brithos e Karas, i tre grandi protagonisti del best seller, veniamo trascinati nella lettura e di colpo siamo lì, sul teatro di guerra, con la stessa sensazione che si può provare scorrendo le pagine de Il maestro e Margherita, un classico di Michail Bulgakov. In particolare, nel passo dedicato al Golgota. In entrambi i casi, il passato non potrebbe esserci più presente di così. Ma la metafora dei sorprendenti risultati militari delle due battaglie, contro forze numericamente molto superiori, ci insegna anche qualcosa in più. E cioè che quando crediamo fermamente in ciò che facciamo, riusciamo a contrastare anche gli eventi più avversi.

Tutto avvenne nello spazio di un attimo e si compì il prodigio: quarantamila lance si abbassarono minacciose e l’immensa falange, irta di punte come un istrice orrendo ondeggiò un istante poi esplose in quel grido come il crepitare secco di un tuono: ALALALALALAI!

E senza attendere l’ordine, i fanti d’Atene e di Platea, gli opliti di Sparta, di Makistos, di Amiklae, di Tegea si lanciarono contro il fronte persiano come un fiume in piena che rompe improvviso gli argini. Raggiunsero la fanteria nemica cozzando con un fragore che squarciò l’aria di piombo e un gruppo di opliti ateniesi cercò subito di aprirsi un varco nel punto in cui le creste nere ondeggiavano in mezzo ad un mare di picche. Inglobato nella massa dei nemici, Brithos roteava lo scudo e la spada falciando tutti quelli che aveva di fronte ma, oppresso da tutte le parti, col cuore che gli esplodeva in petto, inondato di sudore e di sangue, sentiva ormai piegarsi le ginocchia. Gettò dal petto con un ultimo grido tutta la forza della sua giovinezza, rovesciando la potenza del suo braccio sui nemici che aveva davanti. Poi crollò sgarrettato dal di dietro.                             Cadde sulla schiena protendendo lo scudo in avanti per difendersi ancora, per colpire nell’ultimo guizzo di energia, poi, trafitto alle cosce, agli inguini, alla gola, giacque in un lago di sangue.

Ma ormai le lance greche respingevano dalle sue membra la marea urlante, ormai Mardonios veniva trascinato giù dalla sua superba cavalcatura e la valanga di bronzo travolgeva i fanti medi e kissei, rovesciava all’ala sinistra i valorosi saci chiudendosi come una tenaglia mortale sul centro. Talos, arrancando tra i mucchi di cadaveri, lo raggiunse che respirava ancora, lo liberò dai corpi dei nemici caduti, dallo scudo lordo di sangue, freneticamente; gli sollevò la testa. Un fiotto di sangue gli usciva da una larga ferita sotto la gola e il volto aveva già il pallore della morte.

Hai voluto morire… hai voluto morire, nel giorno del tuo trionfo…”

Il guerriero morente riuscì con uno sforzo immane a sollevare la mano e a puntarla sulla sua corazza insanguinata.

Cosa… c’è… dietro questa corazza…Talos, cosa c’è?”

E rovesciò il capo all’indietro, senza vita.

(c) Marcello Sgarbi


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