PIÙ ERGASTOLO OSTATIVO E CARCERE DURO, PIÙ CULTURA MAFIOSA
“ L’ergastolo ostativo è questo: una morte a gocce che annienta la
speranza di costruire un futuro, l’idea di poter scegliere una nuova strada –
diversa – da intraprendere. La gente lo sa cosa accade dentro il carcere? Mi
sono chiesto tante volte. La risposta è no. Ed è per questo che ho cominciato a
scrivere, a raccontare cosa accadeva in quelle mura, alte, protette dalle
sbarre. La speranza non andrebbe mai negata a nessuno: molti giovani
ergastolani, entrati in carcere all’età di 18/19 anni senza poterne più uscire,
potrebbero essere salvati”. (“Illuminato Fichera: la libertà nell'era del
carcere”, di Daniel Monni e Carmelo Musumeci). Prodotto e distribuito da
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Leggo che alcuni europarlamentari italiani hanno dichiarato: “Ci
appelliamo al buon senso dei giudici affinché nessun passo venga fatto verso
l’abrogazione dell’ergastolo ostativo, una norma che prevede il carcere a vita e
il divieto di benefici detentivi per mafiosi, terroristi e stragisti che non
abbiano compiuto un percorso di collaborazione”. Rimango sempre
meravigliato dell’ignoranza di alcuni politici che invece di lottare per
sconfiggere la cultura mafiosa la diffondono e la incrementano. Molti di loro
non hanno ancora capito che certi fenomeni criminali non si estirpano solo
militarmente ma dando speranza e perdono sociale, per tentare di sconfiggere, o
limitare, certi fenomeni criminali. Queste dichiarazioni mi fanno sospettare che
la pena dell’ergastolo serva più alla politica per fare finta di lottare contro
la mafia che alle vittime delle organizzazioni mafiose. Io penso che nessuna
persona dovrebbe essere condannata e maledetta ad essere cattiva e colpevole per
sempre, perché la pena dell’ergastolo rende ingiusta e crudele la giustizia più
della pena di morte. Credo che una società abbia diritto di difendersi dai
membri che non rispettano la legge, ma che sia altrettanto ragionevole che essa
non lo debba fare dimostrando di essere peggiore di chi vuole punire. Purtroppo,
con l’ergastolo ostativo, questo accade. Penso che il regime di tortura del 41-
bis, insieme alle pene che non finiscono mai, non diano risposte
costruttive né tanto meno rieducative. Non si può educare una persona tenendola
all’inferno per decenni, senza dirle quando finirà la sua pena. Credo che la
legalità e la fiducia prima di pretenderle bisogna darle, perché è difficile
cambiare e migliorare con uno Stato che ti tortura con il regime del 41-bis e ti
dà una pena che non finisci mai da scontare. Posso dire che per me è molto più
“doloroso” e rieducativo adesso fare il volontario in una struttura della
Comunità Papa Giovanni XXIII (fondata da Don Oreste Benzi) che gli anni passati
murato vivo in isolamento totale durante il regime di tortura del 41bis.
Trattato in quel modo dalle Istituzioni, mi sentivo innocente del male fatto;
ora, invece, che sono trattato con umanità, mi sento più colpevole delle scelte
sbagliate che ho fatto nella mia vita. E penso che questo potrebbe accadere
anche alla maggioranza dei prigionieri che sono ancora detenuti in quel girone
infernale. Sono convinto che anche il peggiore criminale, mafioso o terrorista,
potrebbe cambiare con una pena più umana e con un fine pena certo. Non può
essere giusto il solo mezzo della collaborazione per uscire dal carcere. Molti
non sanno che molti capi delle organizzazioni mafiose hanno collaborato usando
la giustizia per uscire dal carcere, mentre altri non possono farlo, o perché
sanno poco o per non mettere a rischio i propri congiunti.
Alcuni politici si permettono di parlare a nome delle vittime dei reati, io
penso che molte di loro non si accontenterebbero di veder marcire i loro
carnefici in carcere ma vorrebbero che uscisse loro il senso di colpa per il
male fatto (forse per farli soffrire di più), ma questo può accadere solo se la
pena dà una speranza e aiuta a cambiare.
Carmelo Musumeci Ottobre 2019
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