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Visualizzazione dei post da novembre, 2007

Daniele Paladini: un eroe salentino

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di Augusto da San Buono E' morto per difendere un ponte, il “suo” ponte che aveva smontato , aggiustato, ridipinto, rimesso a nuovo, era un mese che ci lavorava a quel vecchio ponte abbandonato dai sovietici , a Paghman, un villaggio dell’ Afghanistan , a soli 15 chilometri dalla capitale, Kabul , quel ponte che si doveva inaugurare proprio quel giorno dinanzi alla popolazione e alle autorità locali. «Non era uno che si tirava indietro» , dirà lo zio Giovanni Stefanizzi, “ e non lo ha fatto neanche vicino a quel maledetto ponte”. Ma un ponte non è mai maledetto, è qualcosa che unisce, affratella, accomuna, anche quando le sponde opposte da ricongiungere sono infinite e infinitamente lontane. E’ un’opera architettonica dal lungo corpo composito, cemento, legno, metallo, con una sua anima. E questo lui lo sapeva bene , perché su quel ponte c’era la sua anima , il suo “genio” di “pontiere” straordinario, uno che sapeva costruire ponti come archi di pace , ma col rischio costante e c...
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I racconti di Versailles – 11 – di Bruna Alasia L’ALLEGRA QUARANTENA Racconto undicesimo Il giorno seguente la morte di Luigi XV una piccola imbarcazione risaliva la Senna diretta al castello di Choisy, per consegnare spezie, piante, frutta esotica e semi di ananas coltivato nelle sue serre dai tempi del re Sole. Era una chiatta che riforniva le dimore aristocratiche della mercanzia più rara, tortuosamente arrivata anche attraverso navi negriere che da Nantes e Bordeaux facevano scalo in Nuova Guinea per scambiare fucili, polvere da sparo e acquavite con uomini di pelle nera da rivendere nelle Antille, soprattutto a Santo Domingo, dove la nobiltà francese aveva bisogno di schiavi per le proprie colonie. Un gabbiano la seguiva nella speranza di cibo e quando, dopo aver scaricato, lo lasciò a digiuno, sfrecciò gridando stizzito oltre i giardini, dove un sole primaverile splendeva su gelsomini, violacciocche e lillà, al cui profumo quella mattina si era svegliata la corte in fuga dal vai...

In ricordo di Maurice Bejart

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di Paolo Franzato Ho avuto l'onore di essere allievo di Maurice Bejart nel 1996 quando fui scelto alla selezione riservata a professionisti provenienti da varie parti d'Europa per il Workshop di Danza Contemporanea condotto dal grande Coreografo presso il Teatro Comunale di Ferrara. Questo prestigioso teatro (un tempio per la cultura della Danza in Italia) era gia' stato occasione per me di speciali incontri essendo stato selezionato due anni prima per gli Stage di specializzazione in TeatroDanza con Carolyn Carlson e con Susanne Linke. L'incontro con Bejart ha portato con se' tutta l'emozione dell'avvicinarsi ad un celebre Maestro, ad un pezzo della Storia non solo della Danza ma dell'intero Spettacolo contemporaneo. La sua lezione, come quella di tutti i Grandi Maestri che ho conosciuto, era permeata da una particolare severita' e precisione accurata nell'esecuzione della tecnica, come anche del comportamento scenico. Considerata la radice ne...

Due ore all'alba

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Ma seguimi oramai, che 'l gir mi piace; ché i Pesci guizzan su per l'orizzonta, e 'l Carro tutto sovra 'l Coro giace, e 'l balzo via là oltra si dismonta». (Inf. XI - 112, 115) Libero circuito culturale, da e per l'Insubria. Scrivici a insubriacritica@alice.it
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- Servizio di Bruna Alasia VILLERUPT 30, EX EQUO MARENGO E MORONI VINCONO “L’AMILCAR” Il trentesimo festival del film italiano di Villerupt che tra retrospettiva, panorama e concorso, ha presentato in complesso circa settanta opere, nella competizione ufficiale ha proposto ben 19 film inediti o in anteprima al pubblico proveniente da Lorena, Belgio e Lussemburgo. Oltre quarantatremila spettatori anche nel 2007 confermano la manifestazione come la nostra più importante oltralpe. I premi a Villerupt si chiamano idiomaticamente “Amilcar” - da Amilcare Zanoni, nome dello scultore di origine italiana che ha forgiato la statuetta - come si dice “Leoni” a Venezia o “Palmares” a Cannes. Quest’anno vincono il prestigioso Amilcar della giuria internazionale ex aequo “Notturno bus” di Davide Marengo e “Le ferie di Licu” di Vittorio Moroni. Amilcar del pubblico a “Non pensarci” di Gianni Zanasi; Amilcar della giuria giovane a “IL 7 e l’8” di Picone, Ficarra e Avellino; Amilcar della stampa a “Satu...

L'amante del Duce: Claretta Petacci

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di Augusto da San Buono 1.Una nube profumata Tutto ebbe inizio in aprile , con le ginestre e le valeriane selvatiche che fiorivano come in un giardino sul ciglio della via del mare, che da Roma conduce ad Ostia. Era il 24 aprile 1932 e Claretta aveva vent’anni , con la testa piena di riccioli e fatui sogni d’amore . Seguiva , fin da bambina , sui giornali , le imprese gloriose , l’irresistibile escalation del duce, il suo mito, il suo eroe , di cui conservava , come una reliquia , una foto-simbolo : ritto , le mani sui fianchi , la testa alta , il mascellone volitivo . E quella mattina avvenne come nel film “La rosa purpurea del Cairo” di Woody Allen. Il mito uscì dalla pellicola della fantasia , e divenne realtà, per mostrarsi in carne e ossa alla sua vestale , alla sua romantica adoratrice. Erano entrambi lì , sulla via del mare , su quella strada invasa dalla ginestra bianca , delicata e vaga , che a ciuffi , reclinata, quasi dormiente sull’asfalto sembrava una nube profumata posat...

"Canti Celtici" di Renzo Montagnoli

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POESIA – la recensione di Bruna Alasia CANTI CELTICI Poesie di Renzo Montagnoli Edizioni il Foglio E. 10 Ieri, come oggi, nulla è cambiato sotto lo stesso sole a indovinar fra le stelle il percorso di un futuro con quell’unica meta che sfugge a ogni logica. Questi versi di Renzo Montagnoli a metà dei suoi “Cantici celtici” evocano e chiariscono il senso della sua lirica e la forza della poesia che nella fusione di storia, leggenda e musica, riesce a trasmettere e illuminare nessi misteriosi che trasfigurano e approfondiscono la realtà, la realtà di ciascuno, interiore e universale, prendendo a prestito la magia dell’antica favola epica per renderla più incisiva. Guerrieri sull’acqua, bambini e ninfe di territori forse gallesi o cornici, scozzesi, irlandesi, oppure semplicemente mantovani, emergono dalle nebbie di un mondo che è metafora del nostro passaggio, percorso che avanza nell’imperferzione, stenta a progredire ma dona ai posteri l’eredità della saggezza trascorsa. Con la melodia...

Dante, Firenze e Proserpina

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«S'elli han quell'arte», disse, «male appresa, ciò mi tormenta più che questo letto. Ma non cinquanta volte fia raccesa la faccia de la donna che qui regge, che tu saprai quanto quell'arte pesa. (Inf. X - 77,81) Libero circuito clturale, da e per l'Insubria. Scrivici a insubriacritica@alice.it

Ricordo di Enzo Biagi

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di Giuseppe Adamoli Il mio ricordo di Enzo Biagi è legato particolarmente alla Giornata dello Statuto della Regione Lombardia, 18 marzo 2003, e consegna nel grande Teatro Auditorium di Milano delle Medaglie d’oro al valore civile e del Sigillo Longobardo. Quest’ultimo riconoscimento in particolare viene assegnato a quei cittadini lombardi di nascita o d’adozione che si sono distinti, per generosità e ingegno e hanno portato nel mondo il nome della Lombardia. Fra i prescelti vi era Enzo Biagi, uno dei grandi protagonisti del giornalismo italiano del Novecento. L’onore di consegnargli il Sigillo longobardo spettò proprio a me, perché l’avevo proposto io, suscitando qualche contrasto nell’Ufficio di Presidenza di cui facevo parte insieme ad Attilio Fontana, che lo presiedeva. Anch’io sento di essere debitore nei confronti di Enzo Biagi di scoperte e rivelazioni che furono importanti nella mia formazione umana e culturale. Infatti tra i tanti libri scritti da lui ce n’è uno dimenticato m...

Un cappuccino con Enzo Biagi

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di Antonio V. Gelormini Il tempo per bere un cappuccino. Tanto durò il breve e casuale incontro con Enzo Biagi nello storico bar Taveggia, al centro di Milano oltre vent’anni fa. Ero venuto in città dalla Puglia, per promuovere tra gli emigrati del mio piccolo paese il periodico locale “ la Refola ” . Orgoglio editoriale minore di un gruppo di amici alle prese con la passione e l’amore per i fatti della propria terra. Vi lascio immaginare la sorpresa nel vederlo entrare e dirigersi alla vetrinetta dei cornetti. I battiti cardiaci cominciarono a tambureggiare a ritmo di carica, per nulla al mondo avrei perso quella occasione. Nella mia cartella avevo alcune copie del giornale e con molto imbarazzo, frammisto a una buona dose di timore reverenziale, mi avvicinai chiedendo scusa per la sfacciataggine. Mi presentai, riuscii a dirgli perché ero a Milano, a dargli due numeri del giornale e a chiedergli, se avesse avuto voglia e tempo per un’occhiata, di poter sperare in qualche prezioso con...

Dentro le mura

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Ahi quanto mi parea pien di disdegno! Venne a la porta e con una verghetta l'aperse, che non v'ebbe alcun ritegno. (Inf. IX - 88,90) Libero circuito culturale, da e per l'Insubria. Scrivici a insubriacritica@alice.it

"Infect@" di Dario Tonani

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di Anna Anselmi Nel ventre di una Milano multietnica, livida e cupa, popolata di uomini e cartoni animati, una nuova droga si sta propagando con effetti devastanti. La si assume per via retinica, provocando allucinazioni più reali della realtà. Un poliziotto, Lapo Montorsi, indaga, mentre un ex poliziotto, Cletus, a sua volta un drogato dei +toon, si trova nelle mani un tera disc, per riprendersi il quale c'è chi è disposto anche a uccidere. Nell'anno 2025 si scatena così una serrata corsa contro il tempo, due notti e un giorno, lungo meandri misteriosi e intricati, fino all'inaspettata rivelazione finale. E' il noir fantascientifico “Infect@” di Dario Tonani, pubblicato da “Urania” Mondadori. Dario Tonani, giornalista, autore di tre romanzi brevi (per Perseo Libri, Solfanelli e Ucronia) e di numerosi racconti, ha inaugurato un progetto, che dovrebbe articolarsi in una serie di racconti. Il primo è uscito su “Urania” di ottobre, il secondo sarà compreso nel libro “Gli...