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Visualizzazione dei post da settembre, 2006

"Chiedi alla polvere" di John Fante

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di Augusto da San Buono Il Comandante Mariano Marrone, di Guardiagrele (Chieti), era imparentato con la famiglia Fante, e molti anni fa, prima di diventare ufficiale di porto, Mariano era imbarcato su un Mercantile come Ufficiale di Macchina, quindi capitava di frequente negli States, dove aveva fatto amicizia con i Fante americani, in specie Frank, il nipote dello scrittore John; ebbe anche occasione di incontrare John e me ne parlò, a Roma, quando eravamo insieme al Ministero. Io ero molto incuriosito, ma Mariano mi deluse: “per la verità l'ho visto e ci ho parlato una sola una volta e tuttavia m'è parso chiaro che si trattasse di un "wope", cioè il tipico italo-americano non integrato, nonostante lavorasse a Hollywood come sceneggiatore. L'ideologia sottesa nel libro “Chiedi alla polvere” è da non integrato, o peggio da sradicato, o peggio ancora, da assediato, come accade ai gruppi etnici minoritari ed emarginati delle grandi città americane, un’ideologia che ...

"La Storia" di Elsa Morante

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di Augusto da San Buono Una donna sola, una donna infelice, una donna piena di contraddizioni e di dicotomie. Parliamo di Elsa Morante, una scrittrice, forse la più grande scrittrice italiana di tutti i tempi, che con “La Storia“, il suo libro più famoso, voleva cambiare il mondo. Non vi è riuscita, ma il romanzo rimane comunque un capolavoro della letteratura italiana. Era generosissima e avara, a seconda degli umori, appassionata e indifferente, dolce e amara, tenera e dura. In lei c'era una dolorosa gioia, e abbiamo esaurito gli ossimori. Quando la conobbi (*), circa trent’anni fa, fu proprio questo suo modo di proporsi che mi colpì: era estremamente schiva, timida e appartata, ma allo stesso tempo desiderosa di essere riconosciuta, ammirata, apprezzata per la sua grandezza di scrittrice. Elsa Morante iniziò a scrivere “La Storia” a 60 anni, con una disfiorita bellezza che gli aveva fatto distruggere tutti gli specchi e qualsiasi superfice che potesse riflettere il suo volto, ...

Gogol’, anima tormentata

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di Augusto da San Buono C’è stata, recentemente, una sorta di celebrazione della “nasità”, al Teatro della Tosse di Genova, da parte di un regista teatrale di origine salentina, Tonino Conte, che riunisce in uno spettacolo tutti i grandi nasi della storia, da Marziale (Avevo due cose lunghe: una era il naso. Ora ho solo il naso) a Publio Ovidio Nasone, da Cyrano a Pinocchio, infine a “Il naso” di Gogol’, famosa novella scritta centosettanta anni fa, che è stata rappresentata in mille salse ( Sciojstakovic ci ha scrito perfino un’opera lirica), ma pochi sanno che il celebre racconto è scaturito da un fatto vero, che era accaduto pochi mesi prima, proprio a Genova. Un chirurgo italiano, Giuseppe Cesare Molinetti, aveva utilizzato una pagnotta ancora tiepida per trasportare un naso da ricucire sul volto del legittimo proprietario e la prodigiosa operazione era pienamente riuscita. Il clamoroso esperimento di rinoplastica aveva avuto immediati echi sulla stampa scientifica internazionale ...
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La latimeria di Giuseppe Mosca (tratto da "La Prealpina" del 12 settembre 2006) Fu il celebre naturalista Charles Darwin a definire "fossili viventi" quelle specie tuttora esistenti che sono rimaste pressochè immutate per centinaia di milioni di anni: come se la natura le avesse "escluse" dai processi evoluzionistici che hanno modificato tutte le altre specie tra cui l’«Homo sapiens sapiens».Il più noto "fossile vivente" è la "Latimeria", un grosso e tozzo pesce appartenente all’ordine dei celacanti che apparvero circa 400 milioni di anni fa, nel periodo Devoniano, ossia molto prima dell’avvento dei dinosauri quando un immenso oceano circondava un unico enorme continente.Sino al 1939 si riteneva che tutti i celacanti fossero estinti da milioni e milioni di anni finchè non ne fu catturato un grosso esemplare nelle acque sudafricane presso la foce del fiume Chalumna. I primi ad intuirne l’importanza furono la naturalista Latimer e l’itt...

La storia secondo Gramsci

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"Io penso che la storia ti piace, come piaceva a me quando avevo la tua età, perché riguarda gli uomini viventi e tutto ciò che riguarda gli uomini, quanti più uomini è possibile, tutti gli uomini del mondo in quanto si uniscono tra loro in società e lavorano e lottano e migliorano se stessi non può non piacerti più di ogni altra cosa". Antonio Gramsci, da una delle ultime lettere al figlioletto Delio nell’anno della morte (1937). (A. Gramsci - Lettere dal carcere – Einaudi - euro 19.00)

"Anima e morte. Sul rinascere" di Carl G. Jung

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Jung: sull’indicibile di Francesco Roat (tratto dalla rivista on line Caffe’ Europa - http://www.caffeeuropa.it/ ) “Su ciò di cui non si può parlare bisogna tacere”. Questa considerazione perentoria di Wittgenstein – la frase conclusiva del suo celebre Tractatus – si riferisce alle questioni cosiddette metafisiche (ad esempio, se vi sia o meno un aldilà o cosa ci attenda dopo la morte), intorno alle quali il pensatore austriaco ritiene la filosofia non possa e non debba occuparsi. Diversamente la pensava Jung, che lungo tutta la propria indefessa indagine intorno alla psiche – o anima, per dirla con bella voce latina – si occupò in continuazione di problematiche inerenti la sfera religiosa, spirituale o comunque relativa ad ambiti non meramente mondani e/o materialistici; poiché riteneva che tutto quanto noi pensiamo del mondo (l’aspetto della mera coscienza) fosse strettamente legato ad un ambito pre-logico (la dimensione dell’inconscio), non certo solo soggettivo (nasce con Jung il...

Caravaggio: la luce e l'ombra

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di Augusto da San Buono Caravaggio e la forma delle tenebre che interrompe il rilievo dei corpi, Caravaggio e il dramma della realtà, Caravaggio e la sua storia della religione fatta di drammi brevi e risolutivi, di lampi spietati, Caravaggio , la luce e l’ombra: la luce che rivela, fra gli strappi inconoscibili dell’ombra, uomini e santi impigliati in quel tragico scherzo che è il calcolo dell’ombra, il geometra dell’armonia che rifà la storia della pittura con brividi di luce, che si mette a studiare sui volti l’incidenza dell’ombra, nelle osterie e sulle vie di Damasco, nelle bettole e nelle tende da campo, nelle strade malfamate e nelle cattedrali, nelle stradine piene di coltelli di piazza Navona e nei crocicchi e nei vicoli maleodoranti della Roma papale; l’artista che s’incantò di fronte alla magia naturale delle cose, che si mise ad osservare la natura della luce e dell’ombra, il gioco che fanno la luce e l’ombra, il pavimento inclinato, l’ombra sul muro, il nastro caduto,...

Libri: "Nomade fino alla morte" di Vladimir Maksimov

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Nomade fino alla morte di Elisabetta Costa (tratto da La Prealpina del 11 agosto 2006) Se volete leggere un libro avvincente, denso di avventura e di colpi di scena, con una prosa che rende le immagini vivide, come in un film del miglior cinema e con il valore aggiunto che si tratta di una storia vera, allora leggete di Vladimir Maksimov, Nomade fino alla morte, edito da Spirali nel giugno scorso, pp. 410, € 25,00. E' la prima edizione integrale del testamento di Vladimir Emel'janovic Maksimov (Leningrado 1930 - Parigi 1995) pubblicato postumo in Italia in versione integrale. Sul sito di Spirali è disponibile il testo in lingua russa. La traduzione è splendida, come sono le traduzioni di Elena Corti, già sperimentate nei precedenti libri di Maksimov e di altri scrittori russi, come Vladimir Bukovskij, ad esempio. Maksimov è uno dei dissidenti più conosciuti in Occidente, insieme con Zinov'ev, recentemente scomparso in Russia, Bukovskij, Kuznekov e altri. All'inizio...