30 giugno 2016

BYE BYE LONDRA, DIVORZIO DALLA STORIA di Antonio Laurenzano


BYE  BYE  LONDRA, DIVORZIO DALLA STORIA
                    di  Antonio Laurenzano

Fra analisi, proclami e previsioni continua il lungo day after di Brexit.  Il giorno della verità secondo alcuni, quello della illusione populista secondo altri. Comunque, “un macigno sulla storia dell’Europa”!
Uscire  dall’ Unione europea  è “un azzardo sciagurato” , ha dichiarato il Presidente emerito Giorgio Napolitano. “L’esperienza del referendum inglese dimostra  che la scorciatoia della scelta tra un sì e un no si presta a ogni sorta di stravolgimento demagogico ed emotivo.” Pensare cioè che per arginare crisi economica e flussi migratori le soluzioni nazionali funzionino meglio di quelle europee significa alimentare uno sterile  populismo. Il superamento  del diffuso disagio sociale nell’ Ue passa attraverso il rilancio dell’Europa, delle sue inadeguate istituzioni comunitarie, delle sue austere politiche economiche per una governance della sovranità condivisa.  L’Europa non ha ancora trovato un’architettura istituzionale capace di creare stabilità. E l’euro ha alimentato quegli stessi conflitti che l’integrazione avrebbe dovuto prevenire. L’ Europa però non può essere il capro espiatorio  di ogni male, la causa delle rovine sociali ed economiche di una Unione sempre più allo sbando! La stragrande delle decisioni politiche viene presa dal Consiglio europeo, l’istituzione comunitaria che definisce l’orientamento politico generale e le priorità dell’Unione  della quale fanno parte i Capi di Stato e di Governo dei Paesi membri! E’ pretestuoso affermare “L’Europa ci impone”! Si vota a favore di questioni importanti a Bruxelles per poi tornare euroscettici appena scesi dall’’aereo! Significa imbrogliare l’ opinione pubblica per catturare facili consensi elettorali.
Brexit è il risultato di un uso strumentale e “irresponsabile” del voto, voluto dal premier Cameron per rispondere agli attacchi alla sua leadership in forte calo di consensi. Strategia sbagliata per un referendum non preceduto da un serio dibattito sul rapporto, peraltro privilegiato, fra Regno Unito e Unione europea, il cui esito apre ora scenari di grande incertezza, non solo economica.  Chi ha votato per uscire dall’Unione si è fatto affascinare dal gigionismo dell’ex sindaco di Londra Boris Johnson in corsa per Down Street 10 e dagli specchietti per le allodole di Nigel Frarage, a cominciare dallo spauracchio dell’immigrazione dall’Ue.
“Independence Day”, ma il futuro non è più quello dei tempi in cui Londra regnava sui mari da grande potenza! Frantumato il sogno di una comune casa europea, con il timore di un “effetto domino”  esportato  oltre Manica, il Regno Unito rischia un … “effetto boomerang”: è intenzione di  Scozia e Irlanda del Nord promuovere un referendum per un “leave”  dal Regno di Sua Maestà a favore di un “remain” nell’Unione europea! Si azzera il processo di integrazione politica dell’Europa dei Padri fondatori, in risposta ai violenti nazionalismi del XX secolo, causa di lutti e devastazioni fra i popoli del Vecchio Continente. 
Il paradosso è che Brexit, con le sue conseguenze negative sull’economia reale, finirà per impoverire ancora di più quegli stessi soggetti che nel voto contro l’ Unione europea hanno riposto le speranze  di un riscatto sociale ed economico. Un voto espressione sì di profondo disagio, ma soprattutto di una carica emotiva alimentata dalla ignoranza storica e dalla miopia economico-politica di governanti allo sbaraglio! La democrazia diretta se non genera nel cittadino consapevolezza del proprio ruolo attraverso la partecipazione e la conoscenza rischia di divenire “circonvenzione di incapace”!   Ha votato “leave” chi è ai margini della società e non ha niente da perdere. E il risultato si commenta da solo: crisi di governo con le dimissioni di Cameron, negoziati difficili con Bruxelles per l’exit, volatilità della sterlina, incertezza economica, rischio di recessione, caduta del tasso   di disoccupazione. Effetti negativi che non colpiranno le contestate elite finanziarie ma proprio le classi meno abbienti che hanno sposato la causa dei pifferai populisti. L’inaccettabile povertà e le disuguaglianze che ancora persistono anche nel Regno Unito richiedono sicuramente un responsabile ripensamento delle politiche pubbliche, ma questi problemi, in un’epoca di grandi interdipendenze,  possono essere affrontati meglio se non ci si isola dalla più grande economia con cui si confina. La Gran Bretagna ha scelto di liberarsi dei lacci e laccioli comunitari, l’Unione europea  si libera di un Paese che è sempre stato con un piede dentro e con un altro fuori dall’Unione e che, colpevolmente, ha dimenticato la lezione della storia. Un divorzio nel segno di un anacronistico nazionalismo!         

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