Due anni
dopo “Undici ore d’amore di un uomo ombra”
“Che
fareste se dopo vent’anni di carcere aveste solo undici ore per rivedere quelli
che amate? Di queste undici ore Carmelo ci racconta, con un ritmo che toglie il
respiro, nel moto ondoso delle parole. Ma ci racconta anche della notte prima,
lui che nella sua branda gioca di continuo con la morte, la invoca fulminea perché
lo salvi dalla sua condanna a morte a rallentatore di Uomo Ombra. Stanotte no,
stanotte ha paura di morire prima delle sue undici ore da uomo libero, morire
come Mosè un istante prima di toccare la terra promessa, hai visto un dispetto
di Dio. Ma vive. È mattina. I cancelli che dovrà passare sono undici, come le
ore eterne e sfuggenti che ha davanti, un film serrato che concentra ogni passione,
ma senza lieto fine. Alle 22.00 varcherà a ritroso l’undicesimo cancello, e
sarà di nuovo solo. “Io e l’Assassino dei Sogni”
(dalla
Prefazione di Barbara Alberti a “Undici ore d’amore di un uomo ombra” di
Carmelo Musumeci, Gabrielli Editori).
Sono
passati due lunghi anni dalle uniche undici ore che ho trascorso da uomo libero
in ventidue anni di carcere. Nel
frattempo ho continuato il mio attivismo per fare
conoscere in Italia, Patria del Diritto Romano e della Cristianità, l’esistenza
della “Pena di Morte Viva” (così chiamiamo l’ergastolo ostativo a ogni
beneficio penitenziario, che ti mura vivo senza la compassione di ucciderti). In questo
periodo mi sono anche iscritto a una nuova Facoltà ( Filosofia), ho avuto vari
encomi, tre diversi direttori hanno chiesto la mia declassificazione dal
regime/circuito Alta Sicurezza e il Direttore Ernesto Padovani di Spoleto si è
così espresso: ”Parere favorevole
sull’affidabilità individuale anche esterna” (Fonte: nota n°27107/M-C.F.
del 03/06/2011).
Eppure sono
ancora in regime/circuito di Alta Sicurezza e soprattutto non sono più riuscito
a uscire “Carmelo sta scontando una
condanna all’ergastolo con l’aggravante dell’ostatività, ovvero della
impossibilità di accedere a qualunque tipo di beneficio, sconto di pena o pena
alternativa al carcere. Questo istituto, inserito quale misura di emergenza
contro il terrorismo e la criminalità organizzata, ha assunto un carattere
permanente. Cosa questa che ferisce i nostri valori costituzionali, che legano
la pena al recupero e al reinserimento del colpevole. (Agnese Moro).
Purtroppo
alcune volte le leggi dei “buoni” sono uguali, o peggio, di quelle non scritte
dei cattivi e per gli uomini ombra (così si chiamano fra loro gli ergastolani
ostativi) la nostra Carta Costituzionale è carta straccia.
Nonostante
questo, non sono pentito che due anni fa mi sono presentato con le mie gambe
davanti all’Assassino dei Sogni (il carcere come lo chiamo io) sapendo che non
sarei più uscito, perché per una volta, una volta sola, ho voluto dimostrare di
essere migliore di uno Stato che condanna una persona a essere cattiva e
colpevole per sempre.
“Da fuori l’Assassino dei Sogni fa ancora più
paura. Sembra ancora più brutto. Ad un tratto il suo cancello enorme di ferro
si apre. Sembra la bocca di un mostro. Il suo rumore metallico rimbomba nelle
mie orecchie. Quella è la sua voce. Ancora un passo e poi sarà tutto finito.
Sarò di nuovo un uomo ombra. Un’ombra fra tante. Faccio quel passo. Provo la
sensazione di non esistere più. E mi faccio divorare dall’Assassino dei Sogni,
lasciando alle mie spalle la libertà, l’amore e la felicità.” (pagg 50-51).
Dopo due
lunghi anni i ricordi di quelle “Undici ore d’amore” sono diventati sempre più
piccoli: ho rivissuto quei ricordi nella mia mente tante di quelle volte che li
ho consumati.
Carcere
di Padova, 2013
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