09 aprile 2008

Il trasformismo di Arturo Brachetti


La recensione di Bruna Alasia

L’UOMO DAI MILLE VOLTI
Con Arturo Brachetti
Regia di Serge Denoncourt

Il nostro più grande attore-trasformista in tourneé mondiale
Tappe italiane 2008:
Napoli – Teatro Augusteo, 26-30 marzo
Roma – Teatro Sistina, 2-13 aprile
Bari – Teatroteam, 16-20 aprile
Salerno – Teatro Verdi, 23-27 aprile

Il trasformismo e l’illusionismo, defunti dai tempi di Fregoli, ritornano di gran moda in Italia e non solo, grazie alle spettacolari performances di un genio di questa particolarissima arte – caleidoscopio di sogno, gioco, luce, ritmo, musica, colore, poesia – Arturo Brachetti.
“L’uomo dai mille volti” , ultima versione del suo “One man show” in replica dal 2000 e vincitore del prestigioso premio Molière, tocca vette assolute in un crescendo di godimento e stupore.
La storia prende il là da un sentimento universale di nostalgia: il ritrovamento nel solaio, dove Arturo andava da bambino, di una scatola di giochi piena di tesori come un vascello naufragato, dalla quale torneranno magicamente alla vita Pinocchio, Spiderman, Barbie e altri pupazzi e burattini.
Nell’andare del tempo si materializzeranno anche gli idoli della giovinezza: quelli del grande schermo. Hollywood e i suoi miraggi. Gene Kelly, Liza Minnelli, King Kong, Frankestein, Carmen Miranda, Charlie Chaplin, Humprey Bogart, Ingrid Bergman, Ester Williams. Ciascuno rivisitato dalla verve satirica del mago-attore che li rinnova affettuosamente all’immortalità.
La conclusione è un omaggio a Fellini, regista affascinato dalla magia dell’infanzia e dalla forza del sogno, al quale Brachetti si rivolge con gratitudine trascinando il pubblico in evoluzioni fantasmagoriche di impressionante capacità tecnica e scenica, imbevuta del suo genio.
Arturo Brachetti è l’unico attore-trasformista al mondo che porti sulla scena spettacoli completi, nei quali oltre a cambiare identità recita, canta, balla, racconta una storia surreale.
Nato a Torino nel 1967, Brachetti scoprì in seminario, dove lo aveva inviato suo padre, la vocazione per il trasformismo e l’illusionismo, grazie all’incontro con don Silvio Mantelli, il Mago Sales, sacerdote con l’hobby della prestidigitazione. Imparati da lui i primi rudimenti dell’arte, si produsse a quindici anni nello scambio rapido di ruoli e costumi. Più tardi rispolverò l’eredità del mitico Fregoli, realizzando un numero con sei personaggi nei quali si cambiava d’abito e trucco a velocità della luce. Con questo bagaglio di esperienza partì per Parigi.
Da allora la sua valigia si è, magicamente, riempita di soli, grandi e meritati successi.
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