23 febbraio 2007

Sulla Cultura di Augusto Benemeglio

Ci sono cose – scrisse Calvino, in preparazione alle sei conferenze cui era stato invitato a tenere negli Usa - che solo la letteratura può dare con i suoi mezzi specifici, perché la letteratura ha alcuni valori o qualità o specificità che mi stanno particolarmente a cuore ed io ho cercato di situarle nella prospettiva del nuovo millennio: leggerezza, rapidita’, esattezza, visibilita’, molteplicita’.

Certo, la letteratura non sarebbe mai esistita se una parte degli esseri umani non fosse stata incline a una forte introversione, a una scontentenzza per il mondo com’è, ad un dimenticarsi delle ore e dei giorni fissando lo sguardo sull’immobilità delle parole mute”.

Anche oggi, trent’anni dopo, sono scontenti gli uomini di lettere? Mi sono divertito, sulla base degli elaborati pervenuti al concorso ”L’uomo e il mare” in questi ultimi cinque anni, a fare una disamina di quella fascia di persone di cui parla Calvino, quella fascia più avvertita, più sensibile, quella minoranza che si interessa alla cultura, ossia quel famoso 5% (ma io credo e mi illudo che siano sempre di più), che non considera ozioso perditempo o lusso evidente il frequentare musei, leggere libri di narrativa o poesia, opere di saggistica o filosofia, o andare ai concerti per ascoltare la musica jazz o chessoio le fughe di Bach, il requiem di Mozart e la nona di Beethoven, che non si annoia se va a teatro a vedere Eschilo o Shakespeare; che cosa pensa quella fetta di umanita’ che non sempre riesce a trovare gli spazi psicologici e materiali dove poter esercitare la propria vocazione (e mi riferisco anche ai poeti, ai pittori, ai musicisti, agli attori, agli artisti in genere, che non appartengono ovviamente alle star conclamate); che cosa pensano queste persone che hanno voluto mettersi in competizione, hanno voluto esibirsi, mostrare sé stessi o la propria arte, ma anche mettersi in comunicazione, in rapporto con la gente?

Che cosa pensano del mondo in cu viviamo, della societa’ d’oggi, del futuro dell’umanità ? E’ presto detto. Viviamo in una societa’ cinica, sempre piu’ vecchia, edonista ed egoista. Andiamo verso la gerontocrazia. La vita si allunga sempre di piu’e non siamo assolutamente pronti a dare qualita’ a questa vita. I vecchi vivono di attese disilluse e di nostalgie struggenti. e molte poesie dei nostri concorrenti ne danno testimonianza.

Da una parte, è vero, ci sono uomini e donne posseduti anima e corpo dall’empatia per gli altri, dall’amore per l’umanita’ inferma, da una sete radiosa di giustizia, ma sono pochi volontari a fronte di un’esigenza che via via aumenta a dismisura , in particolare nei reparti di geriatria e negli istituti degli handicappati.

Ma ci sono – per contro - uomini diabolici, con potenzialita’ e realizzazione di far del male che sembrano illimitati. Crudelta’ mentali e fisiche all’interno della stessa famiglia, abusi inflitti regolarmente alle donne e ai bambini, tortura umiliazione, massacri, genocidi, orrendo commercio che si fa degli animali delle piante, della natura, distruggendo e depredando con onnivora ferocia tutto ciò che è stato Creato in modo armonico e perfetto, per lo svolgimento di quel misterioso concerto che è la vita.

Libero circuito culturale, da e per l'Insubria. Scrivici a insubriacritica@gmail.com

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