07 aprile 2020

CORONAVIRUS, ECONOMIA EUROPEA ALLO SBANDO di Antonio Laurenzano

                       
CORONAVIRUS, ECONOMIA EUROPEA ALLO SBANDO    di Antonio Laurenzano
                                                       
Giorni difficili per il futuro dell’Unione europea in bilico fra integrazione e disintegrazione. Lo shock economico provocato dal coronavirus ha messo impietosamente a nudo la fragilità del progetto politico vittima degli egoismi nazionali. Ventisette Paesi alla ricerca di una risposta unitaria a una crisi senza precedenti, una corsa contro il tempo per evitare, fra solidarietà e rigore, un salto nel buio. Per evitare cioè di consegnare alle future generazioni un’Europa divisa e riportare indietro nel tempo le lancette della storia. Un passaggio delicato nel faticoso processo di costruzione della comune casa europea che, per la latitanza di una illuminata leadership europea, rischia di arrestarsi dinanzi alle tensioni finanziarie del Covid-19 e ai conseguenti effetti sui sistemi economici e sociali. In particolare, i governi del Nord Europa, arroccati attorno a precisi interessi nazionali, non hanno ancora percepito il senso della catastrofe che incombe sui comuni destini europei, e in primis sulle loro stesse economie. E’ in gioco l’esistenza stessa dell’Unione europea e con essa, sotto le crescenti ingerenze extraeuropee, l’indipendenza economica dei Paesi. Se il … Titanic affonda, si affonda tutti insieme! Chiaro l’appello di Mattarella: “L’Europa capisca la gravità della minaccia, o sarà tardi.”
Il pretestuoso timore della mutualizzazione dei debiti pubblici pregressi dovrebbe lasciare spazio a un piano comune europeo, finanziato dagli Stati membri, gestito e garantito dalle istituzioni comunitarie, per uno scudo europeo a favore di imprese, lavoratori e famiglie. Nessun Paese potrà farcela da solo. Per l’Italia si prevede per fine anno un Pil in calo del 6%. Ogni mese di blocco delle attività produttive del Paese costa circa 160 miliardi di euro. In questo contesto, la stabilità macroeconomica verrà garantita solo in un quadro di maggiore condivisione a livello europeo degli oneri della crisi sanitaria e dei suoi effetti economici. Finanziare queste spese con strumenti finanziari comuni permetterebbe di ridurne l’onere sui bilanci nazionali per il più basso tasso d’interesse. Una sfida epocale, espressione di lungimiranza d’azione e spirito solidaristico, per avviare l’opera di ricostruzione del tessuto economico-sociale. “Non stiamo scrivendo una pagina di un manuale di economia, stiamo scrivendo una pagina di un libro di storia”, ha dichiarato il premier Conte. Dalla recessione alla depressione il passo è breve. Per difendere posti di lavoro e capacità produttiva, secondo Mario Draghi, ex Presidente della Bce, “è necessaria una linea finanziaria espansiva, con immediati sostegni di liquidità perchè il costo dell’esitazione potrebbe essere irreversibile”, l’inerzia consegnerebbe al futuro un’economia devastata.
L’Europa delle istituzioni comunitarie (Parlamento, Commissione, Bce), con i mezzi propri della politica monetaria, sta facendo la sua parte, ha mobilitato tutti gli strumenti a disposizione: dalla sospensione del Patto di stabilità allo sblocco degli aiuti di Stato, dall’accesso ai fondi non utilizzati all’acquisto illimitato dei titoli di Stato, alle nuove linee di credito nel bilancio. Manca l’Europa degli Stati (Consiglio europeo) paralizzata al suo interno dal diritto di veto dei singoli Stati a difesa dei poteri nazionali. E un’Europa così non può funzionare, si allontana sempre più dai cittadini. Non esiste un interesse dei singoli Stati (salute, ripresa economica, pax sociale) distinto da quello europeo. Situazioni eccezionali richiedono risposte eccezionali. Gli eurobond (titoli sovrani europei) o il Mes (Fondo salva Stati), senza condizionalità (riforme e austerità), potrebbero rappresentare adeguati strumenti finanziari sovranazionali per affrontare la comune emergenza. Dall’odierno Eurogruppo la decisione anti-crisi. Un’occasione per mettere al centro del dibattito la creazione di una unione fiscale di supporto a quella monetaria, non essendo più possibile operare nell’Eurozona con un’unica politica monetaria e 19 politiche fiscali nazionali. Ma la Germania, mercato finanziario per i capitali d’investimento nei bond tedeschi, e l’Olanda, paradiso fiscale delle imprese, lo consentiranno? E’questa la strada stretta dell’Europa del futuro.

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Miriam Ballerini a Fagnano Olona (VA)