02 febbraio 2012

La guerra delle donna di Lorenza Mondina

                                              
LA GUERRA DELLE DONNE
di Lorenza Mondina


Ci sono momenti in cui la scelta delle nostre letture segue un percorso inconscio ed invisibile, un filo immaginario che ci conduce lungo un binario tracciato lì, apposta per noi.
L’ho capito quando ho iniziato a leggere “Piccola guerra perfetta” di Elvira Dones: subito la mia mente è volata al libro che avevo da poco terminato, al mondo che Irene Nemirovsky aveva tracciato in “Suite francese”.
Il filo di raso che unisce queste due opere, apparentemente così diverse tra loro, è la vita che si svolge nella guerra, non la guerra stessa, ma l’esistenza che ha come sfondo le inumanità della guerra.
Leggendo “Suite francese” mi meravigliavo di come, nella battaglia, potesse entrarci la vita normale, dovesse entrare la vita normale; ed anche in “Piccola guerra perfetta”, nel Kosovo piuttosto che in Francia, c’è la vita quotidiana, ci sono le emozioni ed i sentimenti che riescono a non essere avvelenati dalle brutture tutt’intorno, sentimenti che vivono, nonostante tutto.
E non può essere un caso che entrambe queste storie, così distanti eppure così sovrapposte, siano state narrate da donne; c’è, in questi libri, una grande attenzione a ciò che accade mentre gli uomini combattono, mentre vengono rapiti, mentre sono lontani, concentrati su una guerra che non hanno scelto, che non hanno voluto, e c’è tanto spazio per i sentimenti che aleggiano lì, dove non si combatte, e che finiamo per sentire anche noi che stiamo leggendo, immersi nella storia.
Conosciamo tutto sulle azioni belliche e sulle strategie della Seconda Guerra Mondiale, tanti libri sono stati scritti in merito, ma cosa sappiamo di ciò che ha provato Lucile quando il soldato tedesco le occupa la casa?
Forse non ne avremmo mai saputo nulla se la Nemirovsky, ed altri come lei, non ci avessero aiutati a capire e sentire, scrivendone.
La stessa Elvira Dones, in altri luoghi ed in altri tempi, ci fa conoscere donne che vivono nella guerra, che lottano, resistono, sognano. Ho amato molto il suo libro, perché ha una dote naturale ad utilizzare le parole, a farle risuonare nella testa e nel cuore di chi si affida ai suoi racconti, chi stringe la sua storia tra le mani.
Ci sono passaggi dolcissimi, pur nella loro drammaticità, che emozionano e rendono le nostre sensazioni tanto simili a quelle dei protagonisti.
Vorrei che, di questo libro, non ci si dimenticasse di Blerime, un personaggio sullo sfondo della storia, ma sempre presente ed incombente, a ricordarci quanto la guerra è spietata, che non lascia indenne dalla minaccia di morte e distruzione nemmeno una ragazzina lucida e conscia di se stessa, una “donnina” dei Balcani, già cresciuta e già consapevole del suo ruolo di “angelo custode” dell’uomo, suo fratello, perché questo è ciò che fanno le donne del Kosovo…e forse di tutto il mondo.


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