15 settembre 2021

CROCEFISSIONE di Alessandro Parisi - a cura di Valeriano Venneri e Maria Marchese -

 CROCEFISSIONE di Alessandro Parisi - a cura di Valeriano Venneri e Maria Marchese - 



E a un dio senza fiato non credere mai.“

(Fabrizio De André da Coda di lupo, n.° 3) 

Da un attuale 1968, viene alla luce una divinità eloquente e oltremodo vivida: è il Maestro Alessandro Parisi, a soli 22 anni, a consegnare un atto pittorico, proteso a testimoniarne la sofferenza primieva, apolide e atemporale. 

L'artista di Alife ammannisce su un desco pittorico la continuità di una contrizione, che valica la significanza più universale del "passaggio"  :  sul limitare della soglia alligna un "Giano" , il cui lato oscuro è rivolto ad un adombrato e combattuto mistero mentre affiora, tra silenzi e decisi eloqui tonali, una seconda realtà severa e sempre presente. 

L'autore lo eleva quale presenza emblematica della crasi tra molteplici piani dissertativi, che, nella significanza dell'opera, si coniugano. 

Alessandro Parisi lumeggia quel simbolico banchetto, che chiama oggi ogni singolo essere umano come conviviale, tra le candide trame di un panno: esso accoglie, come una veste battesimale, le provate spoglie. 

Il mesto passato rimane impresso nel nero sogno metafisico mentre la figura si abbandona, tra l'eco della resa e il presente richiamo, ancora sul marmoreo letto della croce. 

L'autore bacia sul sofferto involto una superba plasticità, centellinata tra i righi di una poesia anatomica e cromatica; la maestria della mano di Alessandro Parisi protrae quest'ultima fino all'estasi assoluta: il suo palmo allora coincide col

palmo dell' umano Cristo, vivificando la pienezza di un doloroso spasmo, rivolto verso una totale seppur tacita richiesta di aiuto, celata dietro il grido di quella  vera resa. 


„Quando scadrà l'affitto di questo corpo idiota 

 allora avrò il mio premio  come una buona nota.

Mi citeran di monito a chi crede sia bello giocherellare a palla con il proprio cervello

cercando di lanciarlo oltre il confine stabilito che qualcuno ha tracciato ai bordi dell'infinto.“ 

( Fabrizio De André da Cantico dei drogati) 


Il Maestro di Alife effigia quel monito, da De André cantato: egli si distingue dal "coro" sociale, quale voce artistica eccelsa, che testimonia, attraverso un'esistenza spesa ad amare la propria terra, la cultura e l'arte la differenza. 


„Quando attraverserà l'ultimo vecchio ponte ai suicidi dirà 

baciandoli alla fronte: «Venite in Paradiso là dove vado anch'io

perché non c'è l'inferno nel mondo del buon Dio.»“ 


(Fabrizio De André da Preghiera in gennaio, n.) 



Alessandro Parisi ci ha lasciati il 13 Maggio scorso e di lui rimangono sublimi architetture dell'anima... 

Nessun commento:

Posta un commento

I commenti sono moderati e controllati quotidianamente.
Tutte le opinioni sono benvenute. E' gradita la pacatezza.

51a Edizione Ravenna, 3-13 maggio 2024

                                                  51 a Edizione Ravenna, 3 -13 maggio 2024   Una panoramica geografica sul jazz, dagl...