27 settembre 2021

CONFINI Mostra personale di Alessandro Cardinale a cura di Marco Salvario

CONFINI

Mostra personale di Alessandro Cardinale

a cura di Marco Salvario


Chiono Reisova Art Gallery - CRAG - Via Giolitti 51, Torino

14 settembre - 23 ottobre 2021

Lo spazio espositivo della CRAG in via Giolitti non è molto grande, però è sufficiente a offrire un interessante assaggio dell’opera di Alessandro Cardinale, nato a Padova nel 1977 e formatosi all’Accademia di Belle Arti di Venezia. Si tratta del terzo momento di una collaborazione interessante e coerente.

L’artista ha la capacità di mostrare al visitatore figure che non esistono, allineando su più livelli fili di acciaio sagomati, oppure listelli di legno o ritagli di cotone; le immagini appaiono solo da una particolare angolazione e su di esse influisce significativamente l’illuminazione. Pure nel contrasto netto di chiari e scuri, si riescono a percepire ombre e sfumature di grigi, in una magia dove il gusto artistico non è mai messo in secondo piano dall’eccezionale abilità tecnica e di ricerca.

Tra i molti riconoscimenti, ricordiamo che Alessandro Cardinale ha vinto nel 2012 la Biennale Internazionale d’Arte di Pechino.




Difficile cogliere con esattezza i lineamenti di ragazze orientali che questi raffinati giochi fanno sorgere. La mia macchina fotografica si dimostrava superiore ai miei occhi nell’individuare i volti, però quando ho rivisto gli scatti digitali sul mio computer, mi sono reso conto che aveva salvato solo una realtà oggettiva e spesso deludente.

La percezione che queste installazioni sanno evocare, è un processo complesso e sfuggente, legato non alla staticità ma piuttosto ai movimenti per quanto minimi dello sguardo dell’osservatore.



L’idea compositiva dell’artista è ispirata dal linguaggio Nu shu, utilizzato in passato dalle donne cinesi del popolo Yao, per eludere i controlli della rigida società maschilistica in cui dovevano vivere, comunicando brevi segreti tramite l’uso di listelli come quelli dei ventagli. Una disposizione casuale non faceva intuire nulla, ma adoperando la giusta e unica sequenza codificata, ecco comparire il messaggio scritto in un linguaggio di cui solo le donne conoscevano il segreto.

Il Nu shu è un linguaggio fonetico, i suoi caratteri sono morbidi e non squadrati come quelli cinesi, così gli uomini non hanno avuto fino in tempi recenti la certezza che si trattasse realmente di una scrittura. Rimando alla wikipedia e ad altre fonti il lettore curioso di maggiori informazioni storiche e tecniche. 

25 settembre 2021

LA STUPIDITA' STRATEGICA – Stupidi non si nasce, si diventa! - di Giorgio Nardone a cura di Miriam Ballerini


LA STUPIDITA' STRATEGICA – Stupidi non si nasce, si diventa! - di Giorgio Nardone

© 2021 Garzanti

ISBN 978-88-11-81963-9

Pag. 105 € 13,00

Questo saggio è scritto da Giorgio Nardone, fondatore del Centro di Terapia Strategica che ha affiliati in tutto il mondo. Da subito ciò che intriga maggiormente è senza ombra di dubbio il titolo. Tutti noi, infatti, ci crediamo sempre più furbi, più intelligenti, più... rispetto agli altri. Perciò, di primo acchito, ci si avvicina a questo libretto con la speranza che le nostre credenze vengano in qualche modo rassicurate. Ma notiamo fin da subito che così non è, anzi, proseguendo nella lettura, ci accorgiamo di essere incappati, ben più di una volta, in qualche trappola che ci ha fatto apparire, di fatto, stupidi!                                                                                 Il primo errore è quello di affibbiare la parola stupido agli altri! Chi di noi non l'ha fatto? Bene, allora benvenuti nel grande club degli stupidi!                                                         Cominciamo col venire a conoscenza che, in natura, la stupidità non esiste, ma essa è solo prerogativa dell'uomo! Non possiamo distruggerla, ma, almeno, cerchiamo di conviverci perché, in fondo, anche la stupidità ci serve.                                                                                     Come afferma Carlo Maria Cipolla “Il virus della stupidità è democratico e ben distribuito, a tutti i livelli della umana capacità”.                                                                                             Nardone ci spiega poi cosa significhi questa parola: “Ottusità indisponente, nel caso di di stato persistente – Momento di sorprendente stupore e meraviglia, quando si tratta di un evento episodico”.                                                                                                                                 Parlare di stupidità ecco che non è più una questione agevole, anzi, si rischia di affermare qualcosa di poco intelligente proprio mentre si cerca di dimostrare cosa sia in realtà la stoltezza!                                                                                                                                                         Per scrivere questo saggio, Nardone ha frugato nella letteratura, trovando esempi di stupidità nei grandi del passato, per non parlare di alcuni individui che ben conosciamo nel presente e che, purtroppo, ricoprono cariche importanti.     Ci suggerisce, per evitare di fare la figura degli stolti, appunto, di parlare solo di ciò che si conosce. Assistere a scene, anche in tv, di persone che si spacciano per tuttologi è davvero poco edificante!                                                                    Perché, come asseriva Benjamin Franklin “L'incompetente non può che essere disonesto”   Ecco che Nardone ci mostra i profili della stupidità strategica: l'incompetente saccente, il presuntuoso snob, il beato ignorante, l'ideologo inamovibile, il logico sprezzante, il fanatico fervente, il manipolatore subdolo, l'empatico camaleontico, il critico insaziabile, l'insoddisfatto perenne e il megalomane.                                                                                                             Credetemi: c'è da preoccuparsi perché, leggendo, ci si accorge che ognuno di noi, poco o tanto, rientra in qualcuna di queste categorie! Nardone ci offre anche gli antidoti a tutto ciò! Servano per noi stessi o per affrontare qualcuno che dimostri questi “sintomi”.                                             La chiusa è semplice, ma efficace: “Se vuoi cambiare il mondo comincia con il migliorare te stesso”. Ghandi.                                                                                                                                             È un saggio che si legge senza difficoltà, piuttosto comprensibile, anche se in alcuni passaggi si deve fare un piccolo sforzo per seguire attentamente le indicazioni. Non c'è niente di scontato, anzi, si possono scoprire strade impervie che nemmeno ci si accorge di percorrere. Interessante e utile.                                                                                                         Perché, come scrisse Martin Luter King: “Nulla al mondo è più pericoloso di un'ignoranza sincera e di una stupidità coscienziosa”.

© Miriam Ballerini

fonte"La stupidità strategica" di Giorgio Nardone: come costruire successi fallimentari - OUBLIETTE MAGAZINE 

17 settembre 2021

M.A.C.A.M. Museo d’Arte Contemporanea all’Aperto di Maglione A cura di Marco Salvario

M.A.C.A.M.

Museo d’Arte Contemporanea all’Aperto di Maglione

A cura di Marco Salvario

Nel torinese, circa a metà strada tra i laghi di Candia e di Viverone, è situato il simpatico paese agricolo di Maglione con poco più di 400 abitanti.                                                     Un’associazione senza fini di lucro, nata nel 1985 sviluppando un progetto di Maurizio Corgnati per “un mondo artistico globale, senza steccati e senza scuole”, ha dato vita al M.A.C.A.M. - Museo d’Arte Contemporanea all’Aperto di Maglione.                                     Maurizio Corgnati, nato a Maglione nel 1917 e morto nel 1992, è stato uomo di grande cultura, laureato in legge, regista, documentarista e lanciò la carriera di Milva di cui fu marito per nove anni; sembra conoscesse a memoria – in greco – l’Iliade e l’Odissea.                                         Artisti di ogni nazione sono stati invitati, e qui Corgnati ha usato le sue amicizie e conoscenze personali, ad arricchire con le loro opere gli spazi del paese, i muri esterni delle case, gli angoli nel verde.                                                                                                                                                         Un percorso particolare è quello in salita lungo via Castello, che conduce al cimitero del paese, da dove si può godere di uno splendido belvedere sui territori circostanti; purtroppo io sono arrivato in una triste giornata di pioggia e foschia. Del castello ivi edificato dalla famiglia Masino, rimane solo una torre che è diventata col tempo l’attuale campanile del cimitero.




Il M.A.C.A.M. è un percorso museale in continuo divenire, nel quale le opere esposte sono destinate a perdersi e a essere sostituite da altre nuove. Le piogge e l’umidità dei vecchi muri rendono spesso inutile il lavoro dei restauratori, volontari anch’essi come gli artisti.                 La morte di Corgnati e il particolare momento che stiamo vivendo, i lunghi mesi della pandemia, hanno rallentato ma non fermato la vitalità del progetto.                                         Museo d’arte contemporanea abbiamo detto, senza preferenza o pregiudizio per correnti e stili; spazio di proposta, dove l’unico canone è la qualità delle opere.                                     Capire l’arte moderna è una sfida difficile per i critici e per gli esperti, categorie a cui chi scrive non crede di avere le conoscenze per appartenere; a Maglione, le opere sono esposte quotidianamente allo sguardo di residenti e turisti, riportando così l’arte alla gente e la gente all’arte in un circolo virtuoso e logico che andrebbe proposto molto più spesso, educando il gusto e la capacità di comprendere il bello.

Elenco alcune delle opere che mi hanno colpito:

Baudelaire”, un sacco traboccante di lettere dell’alfabeto realizzato da Antonio Trotta, scultore apprezzato in Italia e all’estero, morto nell’agosto 2019. Di lui si è detto che trasformava il marmo in carta.                                                                                                                     

Il ritratto intenso e pensieroso di Maurizio Corgnati, modellato in terracotta da Mauro Mazzali.

La scultura/fontana in bronzo di Aldo Mondino, torinese, perfezionatosi a Parigi e affascinato dall’arte orientale.

Le poetiche case di Francesco Tabusso, pittore allievo di Felice Casorati. Come non amarne il cielo rossiccio nel tramonto?



Giulio Picelli propone un tema che è ricorrente nella sua opera: l’uomo, un guerriero a cavallo, e la donna, la dama che egli desidera conquistare non con la forza ma con l’offerta di un mazzo di fiori. Non c’è tracotanza nell’innamorato, solo esitazione, timore di essere respinto, mentre l’amata sembra immobile, in attesa e in qualche modo incoraggiante.

Una parola si deve spenderla per i nidi in ceramica, leggo che in tutto sono ventisei, creati da Luigi Serafini, artista che ha girato il mondo, scrittore, architetto, pittore, scultore, ceramista. Mi dispiace che i suoi nidi non abbiano trovato, per quanto ho potuto riscontrare, nessun inquilino pennuto.

Personaggio a tutto tondo, attivo in molti campi e impossibile da etichettare, è Federico Gismondi. A Magione la sua opera è magia, forza e mistero, un prorompere dove la natura dimostra all’improvviso un’inattesa componente artificiale e meccanica.

Da segnalare per la sua simpatia e vivacità è l’affresco “Bambini a Maglione” di Pietro Manzo, dove l’angolo della casa spezza il disegno, ricreando l’atmosfera di tensione e attesa del giocare a nascondino.



Gianni Asdrubali appartiene al movimento “Astrazione Povera”, che teorizza la pittura come riduzione; via i colori, via la materia, si arriva a un residuo che non è anima quanto essenza, la traccia estrema del limite, il collasso del concetto iniziale alla sua forma finale. Il bianco non contiene il nero e il nero non contiene il bianco, c’è equilibrio, non armonia.

Non ha bisogno di presentazioni il maestro Giò Pomodoro. La proporzione spaziale della sua opera “Sole spirale 1980” è un tale sorprendente equilibrio di spigoli, angoli e curvature, da fare gridare al miracolo. Non è la quadratura del cerchio, piuttosto è la cubatura della sfera!

Lungo la salita al Castello tra le opere che si incontrano, non si può non ammirare “Il Pensatore” dello scultore uruguaiano Ricardo Santerini. Mi sarei volentieri fermato a dare una ripulita per recuperare il colore originale, ma in fondo è giusto che il tempo voglia dare anch’esso il suo tocco personale.

Poco oltre, si trova il Pendolo di Giuseppe Spagnulo, opera in ferro e bronzo. Per favore, lo so che resistere alla tentazione è difficile, però non toccatelo e non giocateci!




A metà tra pittura e scultura è “Come ti modello il cielo”, opera di Antonio Carena, che si definisce: "Vocazionato disopacizzatore di spazi neutri". La sua casa museo, l’artista è morto nel 2010, è visitabile su prenotazione a Rivoli.

Tra le belle opere che purtroppo il tempo sta cancellando, “Skywalkers” dell’americano di nascita ma torinese di adozione Victor Kastelic. Triste questo svanire dei colori e dei contrasti, ma questo è il M.A.C.A.M., la sua filosofia, la sua essenza.

Resistono meglio alle intemperie, pur portandone le tracce, le sculture in ottone “Ottone cartografico” dell’artista inglese Rebecca Forster.

Mi piace chiudere questo articolo, oltremodo veloce e parziale, con la scultura in ferro “O pneu furou” del brasiliano Ricardo Campos Mota, anche conosciuto come “Rica”. Purtroppo più che lo pneumatico, è proprio il cerchione che è a pezzi.




15 settembre 2021

CROCEFISSIONE di Alessandro Parisi - a cura di Valeriano Venneri e Maria Marchese -

 CROCEFISSIONE di Alessandro Parisi - a cura di Valeriano Venneri e Maria Marchese - 



E a un dio senza fiato non credere mai.“

(Fabrizio De André da Coda di lupo, n.° 3) 

Da un attuale 1968, viene alla luce una divinità eloquente e oltremodo vivida: è il Maestro Alessandro Parisi, a soli 22 anni, a consegnare un atto pittorico, proteso a testimoniarne la sofferenza primieva, apolide e atemporale. 

L'artista di Alife ammannisce su un desco pittorico la continuità di una contrizione, che valica la significanza più universale del "passaggio"  :  sul limitare della soglia alligna un "Giano" , il cui lato oscuro è rivolto ad un adombrato e combattuto mistero mentre affiora, tra silenzi e decisi eloqui tonali, una seconda realtà severa e sempre presente. 

L'autore lo eleva quale presenza emblematica della crasi tra molteplici piani dissertativi, che, nella significanza dell'opera, si coniugano. 

Alessandro Parisi lumeggia quel simbolico banchetto, che chiama oggi ogni singolo essere umano come conviviale, tra le candide trame di un panno: esso accoglie, come una veste battesimale, le provate spoglie. 

Il mesto passato rimane impresso nel nero sogno metafisico mentre la figura si abbandona, tra l'eco della resa e il presente richiamo, ancora sul marmoreo letto della croce. 

L'autore bacia sul sofferto involto una superba plasticità, centellinata tra i righi di una poesia anatomica e cromatica; la maestria della mano di Alessandro Parisi protrae quest'ultima fino all'estasi assoluta: il suo palmo allora coincide col

palmo dell' umano Cristo, vivificando la pienezza di un doloroso spasmo, rivolto verso una totale seppur tacita richiesta di aiuto, celata dietro il grido di quella  vera resa. 


„Quando scadrà l'affitto di questo corpo idiota 

 allora avrò il mio premio  come una buona nota.

Mi citeran di monito a chi crede sia bello giocherellare a palla con il proprio cervello

cercando di lanciarlo oltre il confine stabilito che qualcuno ha tracciato ai bordi dell'infinto.“ 

( Fabrizio De André da Cantico dei drogati) 


Il Maestro di Alife effigia quel monito, da De André cantato: egli si distingue dal "coro" sociale, quale voce artistica eccelsa, che testimonia, attraverso un'esistenza spesa ad amare la propria terra, la cultura e l'arte la differenza. 


„Quando attraverserà l'ultimo vecchio ponte ai suicidi dirà 

baciandoli alla fronte: «Venite in Paradiso là dove vado anch'io

perché non c'è l'inferno nel mondo del buon Dio.»“ 


(Fabrizio De André da Preghiera in gennaio, n.) 



Alessandro Parisi ci ha lasciati il 13 Maggio scorso e di lui rimangono sublimi architetture dell'anima... 

Il richiamo del cuore di Gabriella Bigari Ugolini

 


SETTEMBRE 2021

Esordisce con un avvincente romanzo ambientato a Urbino, a metà del XV secolo, l’autrice marchigiana Gabriella Bigari Ugolini. Il richiamo del cuore, edito da Mnamon Editore, propone al lettore la travagliata storia d’amore tra una bella popolana, Gaia, e il giovane Jacopo Albini, rampollo di una nobile casata.

Corre l’anno 1459. Gaia vive nel bosco delle Cesane con la madre Betta, guaritrice esperta nell’uso di erbe medicinali che prova un profondo astio verso i nobili. Durante un’uscita nel bosco, la sedicenne si imbatte in due corpi stesi a terra. Le due donne non possono fare finta di nulla. Soccorso e pulito il giovane ancora vivo, scoprono ben presto che non solo è assai avvenente, ma appartiene a una famiglia blasonata.

Per Gaia è amore a prima vista, ma anche per Jacopo, che non ha mai provato un sentimento così intenso. Betta però sa bene che l’ambiente aristocratico è praticamente inaccessibile ai popolani. Appena l’avvenente rampollo recupera un poco delle sue forze, viene rimandato nel suo palazzo. Sebbene Gaia sia in età da marito, Betta sa che non è adatta per quel mondo: è solo una misera ragazza di campagna, che vive in un luogo sperduto, e da questa passione potrà avere solo dispiaceri.

Il romanzo affronta il tema dei matrimoni tra persone di diversa estrazione sociale. Fortemente ostacolati nel medioevo ricorrono spesso nei romanzi e nei film. E sono ancora oggetto di accesi dibattiti, perfino per differenze religiose o di colore della pelle. Un tempo, le fanciulle di bassa estrazione potevano essere solo amanti, in una storia con un nobile benestante, a prescindere dall’intensità del sentimento. Se ci scappava un figlio illegittimo, la sua esistenza veniva liquidata con una ricompensa in denaro. Nessun riconoscimento. E a volte, se il “misfatto” era commesso da un giovane, questi veniva addirittura mandato in battaglia, per calmare i bollenti spiriti!

Anche Jacopo, con suo padre, dovrà partecipare a un conflitto: quello tra il Signore di Rimini Sigismondo Malatesta e il suo acerrimo nemico, Federico da Montefeltro, Conte di Urbino. A nulla valgono armi e scudi perché, tra un duello e l’altro, egli non solo capirà di amare davvero Gaia, ma farà una scoperta straordinaria, che potrebbe cambiare le loro sorti. Qual è il segreto di Betta?

Il richiamo del cuore è un romanzo che appassionerà il pubblico femminile. Da Cenerentola alla Traviata, fino ad Elisa di Rivombrosa, le storie d’amore travagliate e ostacolate, vissute spesso di nascosto, sono capaci di far sognare, e di far palpitare i nostri cuori. Soprattutto quelle ambientate ai tempi in cui gli aristocratici si univano solo con altri dello stesso rango, spesso senza alcun reale sentimento sottostante, solo per stringere legami e accrescere la posizione socioeconomica.
Mettiamoci un background storico descritto con precisione, senza prevalere sulla trama principale, e un linguaggio semplice ma raffinato, condito con vocaboli ripescati dall’epoca. Il richiamo del cuore può sicuramente annoverarsi tra le storie che si leggono tutte d’un fiato, dall’inizio alla fine!

Gabriella Bigari Ugolini, classe 1946, è nata a Urbino, dove vive tuttora. Laureata in lettere, è un’esperta di italiano e storia, materie che ha insegnato per oltre trent’anni. Ne Il richiamo del cuore, suo romanzo d’esordio, fonde le competenze professionali con la passione per la letteratura.


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14 settembre 2021

L’ AUTUNNO CALDO DEL FISCO, IN ARRIVO LA RIFORMA di Antonio Laurenzano*

 


L’ AUTUNNO CALDO DEL FISCO, IN ARRIVO LA RIFORMA

di Antonio Laurenzano*

Giorni decisivi per la legge delega sul fisco. Diversamente dalla road map iniziale che ne prevedeva l’approvazione in Consiglio dei Ministri entro luglio per restare nei tempi del Recovery Plan, la riforma fiscale è stata rinviata a dopo la pausa estiva. A rallentare la corsa ha contribuito l’intricata matassa delle differenti posizioni nella maggioranza oltre alle difficoltà nella individuazione delle risorse richieste per alcuni interventi in cantiere.

La riforma fiscale, con quella della pubblica amministrazione, della giustizia e della concorrenza, è destinata ad accompagnare l’attuazione del PNRR, concorrendo a realizzare gli obiettivi di equità sociale e miglioramento della competitività del sistema produttivo. Una risposta alle debolezze strutturali del Paese. In particolare, con la riforma del fisco il Governo vuole semplificare la complessità delle norme che si sono sovrapposte negli anni in maniera frammentaria generando un sistema fiscale articolato e complesso che ha causato un freno per gli investimenti, anche dall’estero, oltre a un deleterio contenzioso tributario con i contribuenti. Si punta ora a ridefinire un sistema fiscale certo ed equo con “un’opera di raccolta della legislazione fiscale in un testo unico”, integrato e coordinato con le disposizioni normative speciali, da inserire in un Codice tributario per garantire la certezza del diritto. Dopo la Riforma Visentini degli Anni 70, è tempo di una riforma organica del sistema fiscale, una nuova cornice normativa al centro della quale si pone la revisione dell’Irpef con il duplice obiettivo di semplificare la struttura del prelievo e ridurre gradualmente il carico fiscale, preservando la progressività e l’equilibrio dei conti pubblici. Una revisione che, non potendo operare interventi in deficit, dovrà fare i conti con il groviglio delle tax expenditures, con una efficace spending review e soprattutto con la lotta all’evasione. La riduzione del tax gap rappresenta una priorità del Governo nella consapevolezza che l’ampiezza della riforma, e quindi il suo esito finale, dipenderà dalla disponibilità di risorse e dalla capacità di finanziare i nuovi interventi attraverso tagli, razionalizzazioni e il recupero di gettito evaso. Grazie alle nuove misure di accertamento e agli incroci delle banche dati, si prevede di recuperare circa 13 miliardi dall’evasione per l’anno 2024.

Obiettivo di fondo della riforma rimane la riduzione della pressione fiscale, un obiettivo da armonizzare con le regole di Bruxelles, in vista di un’auspicabile Unione fiscale europea, per evitare la concorrenza sleale fra gli Stati membri, un dumping fiscale che fa perdere all’Italia 8 miliardi di dollari all’anno. Paesi come l’Irlanda, l’Olanda e il Lussemburgo sono veri e propri paradisi fiscali nell’area Euro, che attuano pratiche fiscali aggressive a danno delle economie degli altri Stati membri e che grazie a queste distorsioni, nel facilitare le delocalizzazioni delle imprese, registrano elevatissimi tassi di crescita.

Numerose e variegate le proposte per il Fisco che verrà. Nel rispetto dei principi costituzionali di capacità contributiva e della progressività del sistema tributario, nonché dei principi di equità e trasparenza, le misure per i soggetti Irpef riguardano la riduzione del numero delle aliquote dalle attuali cinque a tre, una no tax area per i redditi fino 12mila euro, la tassazione del 20% per quelli sino a 30mila, del 30% fino a 70mila e del 42% per i redditi superiori. Meno tasse anche per le imprese: riduzione dell’aliquota Ires dal 24 al 20%, eliminazione dell’Irap, riduzione del prelievo sui dividendi, oggi tassati al 26%, per attirare i risparmi a lungo termine nelle imprese italiane, favorendone la ricapitalizzazione e quindi sviluppo e crescita economica.

Sarà un autunno decisivo per il futuro del Paese. Rilanciare l’economia, ridurre le differenze con l’Unione europea, rendere competitivo il nostro sistema produttivo. Lo ha ribadito in una recente intervista al Sole24Ore Antonio Patuelli, presidente dell’ABI: “L’’Italia in autunno dovrà intraprendere la riforma fiscale che si è impegnata a realizzare. L’Ue attende misure di contrasto all’evasione e all’elusione fiscale, l’alleggerimento delle imposte sul lavoro e la neutralità dei saldi delle riforme fiscali sul bilancio dello Stato. Occorre favorire un clima di fiducia, incoraggiare gli investimenti di risorse nazionali e internazionali per una crescita dello sviluppo solida e prolungata.” Al Governo Draghi il difficile compito di conciliare progetti e realtà.

*Tributarista

13 settembre 2021

CARLA DE ANGELIS IN “Tutto il tempo sul petto. Poesie (2006-2021)” a cura di Vincenzo Capodiferro

 


CARLA DE ANGELIS IN “Tutto il tempo sul petto. Poesie (2006-2021)”

Una vita dedicata all’arte


Tutto il tempo sul petto. Poesie (2006-2021) è un’opera di Carla De Angelis, edita da Fara, Rende, giugno 2021. Mette insieme diverse raccolte poetiche dilazionate nel tempo: Salutami il mare (2006); A dieci minuti da Urano (2010); I giorni e le strade (2014); Mi fido del mare (2017); Fra le dita una favilla sembra sole (2019); Tutto il tempo sul petto (2021). Carla De Angelis è nata a Roma e vive nella capitale. Da tempo è impegnata nella produzione di opere letterarie: poesie e racconti, ma anche saggi. È presente in diverse antologie. Tra le pubblicazioni ricordiamo: “Salutami il mare” (2006); “A dieci minuti da Urano” (2010); “I giorni e le strade” (2014). Saggi: “Diversità apparenti” (2007); “Il resto (parziale) della storia” (2008); “Il valore dello scarto” (2016). Quest’opera è veramente grandiosa e sarebbe difficile volerla racchiudere in poche righe di recensione: c’è tutta una vita dedicata all’arte ed alla poesia dietro. Usiamo intanto le stesse parole di Stefano Martello, tratte dall’introduzione: «Questa raccolta… trasuda coerenza e consapevolezza, codificate entrambe in pagine che rimangono urgenti ed attuali». In Salutami il mare, ad esempio, Stefano coglie mirabilmente il senso che potremmo sintetizzare in una sua frase: «Ma la vetta non la raggiungi più». In A dieci passi da Urano: «…paragono le poesie di Carla a vere e proprie istantanee che traducono sensazioni, episodi e giornate in poche illuminanti parole, filtrando ciò che è utile e ciò che è meno utile…». Che cosa possiamo notare? È presente sempre il mare: quel «…naufragar m’è dolce in questo mare». Il mare rappresenta l’infinito, la liberazione. L’infinito/indefinito è sempre ambivalente, positivo e negativo, bene e male. Nell’infinito c’è tutto e soprattutto qui vale il principio: gli opposti si attraggono, la coincidentia oppositorum. L’altro principio. Similes cum simillibus… vale per il finito. Di fronte all’infinito i romantici riconoscevano tre posizioni: angoscia, ironia e imitazione o titanismo. Diciamo che variamente questi tre atteggiamenti possiamo riscontrarli anche nella poesia di Carla. Carla s’ispira all’angoscia di Lucrezio: «Allora un’angoscia sepolta da altri dolori nel cuore comincia a destarsi e anch’essa a levare la testa…». La sehnsucht, per esempio, la troviamo a pag. 20: «Non ho voluto scrivere/ descrivere/ La delusione il dolore/L’illusione la disperazione/ La negazione la speranza…». La futuristica assenza di punteggiatura denota insofferenza dinanzi al baratro dell’esistenza, un’esistenza che si offre non sempre cordiale, ma che sbatte come mare impazzito innanzi agli scogli. Alla fine a furia di sbattere anche gli scogli vengono modellati dalla vita. Ma ci vuole tempo, tanto tempo! Al pianto eracliteo si alterna spesso trai versi della nostra il riso democriteo: «Mi rivolgo al presente a quel brillio di stelle/ che si trova solo nelle serate di brindisi/ l’eccitazione è giovane e scrive ancora/ d’amore». Questa celebrazione di un carpe diem funesto ed indimenticabile si trova sempre correlata al-«La candela che accende il brillio sul mare…», cioè al riflettersi sull’infinito come un friedrichiano Viandante sul mare di nebbia. Così arriviamo al titanismo, alla mimesi dell’infinito che aleggia sulle onde di quel mare ora calmo, ora agitato: «Oggi brucio le carte/ d’una scrivania troppo affollata/ invento un cerchio invalicabile/ esilio il mondo/ Sfoglio l’abisso che separa realtà e sogno…». Schelling scriveva: «Ogni magnifico dipinto nasce quasi per la soppressione della muraglia invisibile che divide il mondo reale dall’ideale, ed è solo, per così dire, la finestra attraverso la quale appaiono completamente quelle forme e regioni del mondo della fantasia, che traspare solo imperfettamente attraverso quello reale». Lo stesso accade per la poesia, come ha scritto Carla. Questo titanismo si raggiunge nell’arte, tra le “sudate carte”. Qui si esprime pienamene anche l’estetismo di Carla. Per il resto che possiamo dire? Come è scritto sulla quarta di copertina: «Questo non è un libro di versi ma un libro-poesia e davvero… sentiremo il tempo… posarsi sul nostro petto e farlo vibrare…».


Vincenzo Capodiferro

09 settembre 2021

"NEW TONDO - OLTRE LO ZAFFIRO" MAURO MORICONI a cura di Maria Marchese

"NEW TONDO - OLTRE LO ZAFFIRO" MAURO MORICONI a cura di Maria Marchese

 




"Soltanto ieri, mi vedevo frammento palpitante senza ritmo nella sfera della vita. Oggi so che sono io la sfera, e che tutta la vita, in ritmici frammenti, dentro me si muove. " (Kahalil Gibran) 








Mauro Moriconi  ascrive la poesia e la forza dello "sàppheiros"  (azzurro in greco) , inteso come azzurrità, addentro una percorrenza sferica: ivi indova la possanza del divenire, che frange l'ossimoro limite/illimite. Accade allora che "OLTRE LO ZAFFIRO" divenga depositario di energia simbolica e mistica. 

Il digital artist preserva questo istante erratico, "ghiacciandolo" nella resina: il tepore riflessivo del pensiero espresso si sposa con essa e muta in equilibrata percorrenza; quest'ultima trova l'apice nella concretezza di un pantheon, penetrale di memoria e futuro.


L'innocenza e la verginità della pagina bianca, emblema di genesi, la veridicità del luco esperienziale, che palpita tra le trame del verde, la profondità dell'abisso dissertativo/meditativo, che respira tra le note tonali del blu, il lumeggiare della luce intellettiva superiore... queste impalpabili veridicità vengono amate dall'autore nel molecolare universo, indovato nel nucleo artistico. 



E ancora ivi inostra la significanza della passione e concede al piacere di ammiccare, bruno...

"L'universo è una sfera il cui raggio è uguale alla portata della mia immaginazione. " (Ardengo Soffici, Giornale di birdo, 1915)

L'andana creata da Mauro Moriconi, tra sostrato e superficie, lascia presagire all'osservatore l'appartenenza all'ulissismo: in quello spazio, infatti, egli viene inevitabilmente avvinto nell'intuizione del viaggio. 

L'opera è altresì la celebrazione della vita, nella propria veste de "la cosa più bella" (dall'ebraico sappir).

Mauro Moriconi celebra un inno all'esistenza, sospeso tra levità e lignea terra.


https://www.mauromoriconi.com/

http://www.artandbrand.it/


Ilrapinososcrivere.blogspot.com 

www.mariamarchesescrittrice.com 

03 settembre 2021

"Giochi d'acqua" di Raoul Bendinelli a cura di Maria Marchese

"Giochi d'acqua" di Raoul Bendinelli a cura di Maria Marchese


 


Antico stagno.

Una rana si tuffa.

Suono d’acqua.

(Basho, traduzione di Irene Starace) 

Composto da Bosho nel 1686, questo è uno degli haiku più famosi al mondo, in Giappone e all’estero, ed è considerato il primo esempio di haiku diverso rispetto alla tradizione precedente. 


Raoul Bendinelli intinge le setole del pennello nello spazio sonoro della profondità dissertativa e, come fa la rana con l'atto del tuffo, elargisce quell'accordo, che libera sulla tela il senso di una realtà acquea uterina inconscia. 

L'artista romano, partendo dalle soglie della membrana materica, solleva un lento dinamismo: accende con sapiente cura le profondità della predisposizione artistico/esperienziale. 


Sorradendo lo stato sensibile con con calmi seppur decisi "liquidi" versi, che cercano il nucleo, dirime infatti una garbata forza centripeta. Azzurrando il verso della "condizione amniotica" , addiviene quindi ad un nodo sinottico, che si manifesta come apice di una giocosa genesi. 

Raoul Bendinelli ivi risolve la significanza dei motti ondosi, sospesi negli interstizi della psiche, dello spirito e dell'intuito; li inostra coi colori dell'acqua, intesa nella propria apppartenenza all'abbisso e altresì alla levità. 

L'artista affronta l'immediatezza del pigmento acrilico, domandone la lenezza e riuscendo, appieno, a traslare spessori umani, che si sovrappongono, si avvicinano, si sfiorano, si trovano... addentro una ludica trama. 

"L’acqua parla senza sosta ma non si ripete mai. " (Octavio Paz) 

Il pittore di Roma ama sulla tela un mutevole dialogo, che si esprime al ciglio dell'osservatore come una preziosità: quest'ultimo viene infatti conturbato dal "flash erratico" , creato, con capace mano, dall'artista. 

"In una goccia d’acqua si trovano tutti i segreti degli oceani. " (Khalil Gibran)

Raoul Bendinelli indova nell'opera "Giochi d'acqua" la fondatezza degli accadimenti, che si concretano nel misterioso universo inafferrabile per la mano umana. 

L'artista era presente con un proprio elaborato nel contesto della collettiva "La bellezza è sempre contemporanea" , inaugurata presso la Galleria "La Pigna" (Roma) dal prof. Vittorio Sgarbi, il 6 Luglio 2021.

I testi critici degli elaborati presenti sono stati realizzati da Maria Marchese e Ciro Cianni. 

I GIORNI DI PASQUA NEI BENI DEL FAI IN LOMBARDIA Picnic, giochi all'aria aperta e visite speciali per tutta la famiglia domenica 31 marzo e lunedì 1aprile 2024

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