25 gennaio 2021

James Ellroy – L.A. Confidential - a cura di Marcello Sgarbi

 


James Ellroy –
L.A. Confidential - (Mondadori)


Collana: Narrativa Contemporanea

Pagine: 546

Formato: Brossura

ISBN: 9788804685289


Come sanno bene gli appassionati del genere, il giallo comprende due categorie principali: il filone deduttivo, a cui si può ascrivere per elezione Edgar Allan Poe, antesignano del romanzo d’indagine con la figura dell’ispettore Auguste Dupin. E poi una serie di autori che, solo per citare i più celebri, vanno da Arthur Conan Doyle ad Agatha Christie, da Georges Simenon a Rex Stout, da Gilbert Keith Chesterton a S. S. Van Dine. Il secondo filone, diversificatosi fino a comprendere il noir e il thriller, deriva dall’hard boiledil cosiddetto giallo moderno o “d’azione”, i cui capostipiti possono essere considerati Raymond Chandler e Dashiell Hammett.

È nell’ambito del noir, o meglio ancor del noir metropolitano, che si colloca l’autore protagonista di questa recensione. Un autentico maestro, soprattutto nel condurre intrecci narrativi complessi e nello stesso tempo precisi e dettagliati. È il caso di questo romanzo, scritto nel 1991, da cui nel 1997 è stato tratto un film diretto da Curtis Hanson e interpretato, fra gli altri, da Guy Pearce, Russell Crowe, Kevin Spacey e Kim Basinger.

Malgrado la sua candidatura all’Oscar, devo dire che non l’ho ancora visto e non so nemmeno se lo farò. Le mie ragioni si rifanno a un altro famoso remake dedicato allo stesso autore: Black Dahlia, tratto da Dalia nera e uscito nelle sale nel 2006, che aveva come regista nientemeno che Brian de Palma. Dopo la proiezione mi era rimasto un retrogusto di delusione.

E se Gli intoccabili è tutt’oggi nella mia top ten, potete ben capire che cosa voglia dirvi. Sì, è noto, è una vecchia diatriba quella che vuole il libro sempre superiore alla trasposizione, un po’ come soffrono di sudditanza le cover rispetto ai dischi originali. Fatte le (rare) debite eccezioni, è comunque vero anche per me.

Qui, in una Los Angeles dove l’”angelo caduto” della città assomiglia a Lucifero, va in scena una storia senza possibilità di redenzione. Ed Exley, Bud White e Jack Vincennes sono i tre agenti intorno ai quali ruota un gomitolo marcio, una vicenda che annoda i suoi fili al crimine seriale, alla prostituzione e alla pornografia. E i primi a esserne coinvolti sono proprio quelli che dovrebbero debellare il sistema di corruzione, dal procuratore distrettuale al capo della polizia.

È significativo notare come, in questo e in altri suoi noir (penso, per esempio, a White Jazz o a Le strade dell’innocenza), sia evidente il vissuto personale dell’autore, uno dei tanti disperati a cui la lettura ha letteralmente salvato la vita. Con un passato dolorosissimo alle spalle (l’omicidio della madre, rimasto insoluto e avvenuto quando aveva solo dieci anni) si trascina in una giovinezza randagia fatta di carne in scatola rubata, vino, droga e abitazione coatta in uno scatolone, come un homeless. E letture: naturalmente, crime stories.

Il suo romanzo “di formazione” – è lui stesso ad averlo dichiarato in un’intervista – è Il campo di cipolle, di Joseph Wambaugh, basato su una storia realmente accaduta. Povero in canna, pur di leggerlo il nostro autore vende il proprio plasma alla banca del sangue losangelina. Non basta, e per averne una copia tutta sua arriva a trafugarla in una libreria della città.

I protagonisti del noir di Wambaugh sono – guarda caso – due poliziotti, che incrociano i loro destini con quelli di due balordi in libertà vigilata. La realtà, come si sa, spesso supera la fantasia. E così sono proprio due agenti di turno a interrompere la lettura del nostro autore, che da quel momento entra – come ha testimoniato – nel “giro di giostra” tra la libreria, il tribunale e il carcere.

È molto probabile che nascano da lì i prototipi dei rappresentanti della legge protagonisti di quasi tutti i suoi romanzi, tra i quali questo.

Con uno stile secco e tagliente, simile al Thomas Harris di Drago Rosso, ci fa capire che al di là del crimine non ce n’è per nessuno.

Vivamente consigliato a chi pensa ancora che la giustizia sia uguale per tutti.

(c) Marcello Sgarbi

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