04 gennaio 2021

È materia delicata. Mostra personale di Gregorio Botta a cura di Marco Salvario

 

È materia delicata.

Mostra personale di Gregorio Botta

a cura di Marco Salvario


Peola Simondi – Via della Rocca 29, Torino

22 settembre – 16 gennaio 2021


La Galleria Alberto Peola ha cambiato nome ma non sede e, con l’ingresso di Francesca Simondi, è diventata Peola Simondi: un segno di determinazione e vitalità in un momento in cui le ripetute chiusure a cui la pandemia costringe, mettono in discussione i progetti di tutti coloro che operano nel mondo dell’arte.                                                                                     Gregorio Botta è un artista nato a Napoli nel 1953, lavora a Roma e le sue opere sono state esposte in numerose mostre. A Torino, nel 2010, la Weber & Weber ha ospitato “Fisica minima”, a dieci anni di distanza è la Peola Simondi a dare spazio a “È materia delicata”. La mostra, che doveva chiudersi il 14 novembre 2020, è stata prolungata al 16 gennaio 2021.



L’opera dell’artista è materia delicata, quindi fragile, trasparente, caduca, sfuggente e difficile da presentare. Botta è vero testimone del presente, di un’arte che si nasconde, che riesce a sopravvivere in questo mondo in crisi, irrequieto, preoccupato, solo perdendo la propria sostanza, riducendosi a respiro, a traccia senza concretezza. La speranza è che i segni – disegnati su carta di riso con cera, foglie, pigmento e sangue – prendano progressivamente forma e non stiano invece svanendo per sempre, ignorati e dimenticati. Segni che sono suggerimento, evocazione, garbata e sapientemente ironica provocazione.                 L’atmosfera creata da questo candore vergineo eppure, ricordiamo, macchiato di sangue, è d’innocenza, di sacralità. Siamo davanti al biancore che segue la malattia, a una convalescenza sofferente, incerta.                                                                                                                                         Il visitatore abbassa la voce, evita che i propri passi risuonino sul legno del parquet, contempla con timidezza e imbarazzo, sfiora senza toccare, trattiene il respiro.



La fragilità impressa sulle carte giapponesi non si smentisce nelle installazioni presenti, dove pure la composizione usa metalli pesanti come il ferro, il piombo, il bronzo oltre che il vetro. Il lento muoversi della luce che disegna una circonferenza sulla cera in “VEDERE VEDERE” o il fluire silenzioso dell’acqua in “Hölderlin”, omaggio al poeta tedesco Friedrich Hölderlin, cantore della natura e della classicità, sono ugualmente fedeli al tema della delicatezza, del rispetto, dell’armonia; opere che potrebbero essere immerse nella sacralità del tempio di una divinità antica.                                                                                                                                             Nei locali espositivi della Peola Sismondi, alle opere di Gregorio Botta si contrapponevano quelle violente e carnali di Giuseppe Mulas, creando tra i due artisti un confronto crudo e aspro, ma d’innegabile efficacia. Per chi fosse interessato a quest’altro artista, rimando al mio articolo pubblicato su Insubria Critica il 27 febbraio 2020.

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