23 ottobre 2020

MARMO ROSA Fiorella Pittau a cura di Maria Marchese




MARMO ROSA
Fiorella Pittau

(colori acrilici e polvere di ematite su tela)

Dallo spicilegio artistico “Raffaello 500” , dimorato entro le scelte mura di Villa Cusani Tittoni Traversi, a Desio, quest’oggi rendo omaggio all’opera “MARMO ROSA” , dell’artista grossetana Fiorella Pittau.

La mia lirica “MARMO” (da “Le scarpe rosse-Tra tumultuoso mare e placide acque, Libeccio editore) , ove custodisco, addentro il verso poetico, la vicenda di una creatura violata dall'asprezza del dramma, che muta, per sopravvivere a quest’ultimo, in un involto marmoreo, diviene l’incipit del contesto realizzato dall’autrice.

Ispirata dalla poesia, ella realizza un dilucolo sensibile, volto a donare nuovo respiro alla perlacea sensibilità, divenuta una donna.

“Non abbiate paura del dolore, o finirà o vi finirà” (Seneca)

Tra le trame di questo istante artistico, la pittrice di Scansano armonizza due esistenze, le nostre; ivi aduna, anche, una vicenda passata, il presente e un precipuo futuro.

Altresì vi esprime il connubio tra due elaborati formalmente dissimili, che allignano, invero, la loro continuità nel cambiamento.

Decisi, graffianti e apparentemente casuali colpi di setola esprimono, sulla tela, le frequenze cromatiche acriliche, testimoniando l’immediatezza intuitiva e interpretativa, dal punto di vista formale, dell’artefice dell’opera.

La liason tra il passo lirico e la veste non figurativa viene suggellata dall’utilizzo della polvere di ematite, che l’artista ha raccolto nel corso degli anni.

Con lenezza esecutoria, Fiorella Pittau esprime, dapprima, un sostrato, ove celebra le nozze tra la condizione intellettiva, quella passionale e altresì quella evolutiva (esse trovano contezza, rispettivamente, nei toni del giallo, del rosso e dell’azzurro) .

Cela, allora, questo delubro essenziale, ammantandolo in un glauco e misterioso luco, sospeso tra l’incertezza e la mutevolezza, promanate dal grigio e la spontaneità primieva, sprigionata dal colore verde scuro.

Come profetiche soglie, ivi si affacciano le ineffabili sfere dell’io primigenio.

In questo contemplativo pittorico esistenziale/nemorale, l’artista sarda dilava le sinuosità femminee nella pregevolezza del marmo rosa portoghese: in esso dirime l’evento tragico e eleva, come una daga in grado di divellere le asperità terrene, la contezza di sé.

Quattro feconde considerazioni equilibrano l’opera, per raggiungere, allora, la rosea compattezza: esse sono odorose di sensuali pregnanze e fioriere di facondia cognitiva.

Sia nella condizione superna, che in quella terragna, Fiorella Pittau imprime il simbolo dell’infinito, quale effige di un iter che, ad imis, si mostra proficiente verso la continuità evolutiva personale.


“L’arte è rinascita e profezia. Dopo la morta c’è rinascita” . (Mimmo Rotella)

Questa citazione diviene una confacente sinossi, per la spontanea e significativa dissertazione artistica di Fiorella Pittau; essa fonde, in sé, l’alchimia del rifiorire a vita nuova.


Maria Marchese


 

Nessun commento:

Posta un commento

I commenti sono moderati e controllati quotidianamente.
Tutte le opinioni sono benvenute. E' gradita la pacatezza.

I GIORNI DI PASQUA NEI BENI DEL FAI IN LOMBARDIA Picnic, giochi all'aria aperta e visite speciali per tutta la famiglia domenica 31 marzo e lunedì 1aprile 2024

                                                       I GIORNI DI PASQUA NEI BENI DEL FAI IN LOMBARDIA Picnic, giochi all'aria aperta e...