21 agosto 2020

Il bibliotecario di Roberto Bertazzoni

 

Il bibliotecario di Roberto Bertazzoni


La biblioteca, qui in carcere, è un po' come una piccola isola felice. Un piccolo grande serbatoio di cultura e di svago in un ambiente sicuramente difficile.

Il senso di questa opportunità è dato dalla possibilità, da parte dei detenuti e del personale dell'istituto, di fruire del prestito di libri dati quindi in lettura per un certo tempo.

Si tratta libri riguardanti la narrativa: gialli, fantascienza, saggistica, economia, scienze naturali, matematica, astronomia, storia, geografia, arte filosofia, letteratura, psicologia, informatica, religione, scienze sociali, tecnologia, musica, cinematografia , cucina, lingue straniere e fumetti.

Quando ho iniziato questo lavoro, ho capito subito che non si trattava di un impiego comune come quelli per far scorrere i giorni. Proprio no: era qualcosa di diverso.

Qui attraversiamo tutti dimensioni di solitudine, sofferenza, preoccupazione, dolore, sgomento, pentimento.

È un micromondo di persone che hanno sbagliato e, tante di loro, incluso me, cercano di trasformare questa esperienza di vita vissuta in una opportunità.

L'opportunità di cambiare.

Allora ho capito che dovevo essere il bibliotecario “d'attacco”, che dovevo scovare il lettore che, a volte per pigrizia o disabitudine, si cela molto bene nelle persone.

Ho capito che, tra le altre cose, anche un libro può costituire, soprattutto qui, un mondo da scoprire e nel quale tuffarsi.

Immergersi nella lettura per capire, conoscere, studiare, svagarsi, risvegliarsi, staccare. Dal non sens di una qualche vita senza significato, senza un credo, né speranza, se non il tempo che scorre.

Così ho iniziato a dialogare, a chiedere con insistenza quali potevano essere i loro interessi; gli hobby, le curiosità, oppure le semplici esigenze di ogni singola persona che mi trovavo davanti.

Stabilito un contatto di questo genere, ecco che scatta il bibliotecario “attivo”; quello che propone, cerca, annota le richieste. Porta sempre più libri per scatenare reazioni, interesse.

E, dal momento che ad ogni azione corrisponde una reazione, ecco succedere che, al mio ingresso in alcune sezioni, si manifesta spesso quello che ironicamente definisco “l'assalto al furgone postale”.

Si precipitano al mio carrello di esposizione dei libri per accaparrarsi quelli migliori e i più richiesti. Toccando e mettendo tutto in disordine; ma ci sta, va bene così. Questo è interesse, questo è positivo.

Qualche tempo fa un detenuto mi disse: « Quando vieni tu, per noi è un evento. Sappiamo che quel giorno arrivi e ti aspettiamo ».

Evento? Addirittura! Penso. Poi, però, mi fa piacere.

Certo, non credo d'essere così eccezionale, sono solo un bibliotecario che cerca di trasmettere un po' d'interesse, tutto qui.

L'importante è uscire dalla bolla della staticità, dell'indifferenza, della noia e del tempo che scorre improduttivo.

Penso che anche da qualcosa letto in un libro possa scaturire una riflessione sul nostro vissuto, di conseguenza, un'apertura che può portare a decisioni e a svolte.

La strada del cambiamento può passare attraverso un libro, una frase che ci ha colpito, un pensiero.

Nelle parole di altri che raccontano le proprie esperienze, si può trovare un'illuminazione, un credo, o le radici di una nuova filosofia di vita.

Diceva M.L. King: “I have a dream”. Io ho un sogno.

Ebbene, penso che, in un posto come questo, qualcuno il suo sogno lo potrebbe anche straordinariamente ritrovare in un semplice libro.

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