06 luglio 2020

“I TETTI DI FERRARA" MARCO NAVA Testo a cura di Maria Marchese

“I TETTI DI FERRARA" MARCO NAVA
Testo a cura di Maria Marchese
“Il tramonto si diffonde fra le nuvole isolate, separate in tutto il cielo. Riflessi di ogni colore, riflessi tranquilli, riempiono le varietà dell’aria in alto, fluttuano assenti nelle grandi pene dell'altitudine. Sui tetti alti, metà-colore, metà-ombre, gli ultimi lenti raggi del sole che scompare assumono forme di colore che
non sono né loro né delle cose su cui si posano” . (Fernando Pessoa)

Marco Nava esula da se stesso per avviluppare quegli ultimi raggi di sole, da Pessoa citati, che mutano in forme dissolte di colore, elevando così, nel contesto di quest’opera, una terra di sconfine.
Essa diviene la condizione che contempla quelle dimensioni, esprimendosi come archivio, custode di memoria e trasmissione.
In quest’ottica, l’artista ferrarese esprime una pregnanza dissertativa non figurata, ove tinta e segno ne soffondono le parvenze, per mutarle in introspettive dissolvenze.
L’esteta esprime, in tal modo, una sfera che si discosta di molto rispetto all’incipit sensibile, per condurre l’osservatore ad aliare addentro lo spessore riflessivo.
L’autore vi orienta i pigmenti oleosi affinché permeino il tessuto materico e altresì psicologico, intridendo l’opera di complessità psichiche.
Marco Nava “prospicit” dal proprio tetto, simbolo della dimora mentale e sommità superiore dell’individuo, per rivolgere il proprio pensiero verso l’altro.
Così, involto nell’intimità dell’imbrunire, egli raccoglie se stesso per indovarsi, immaginariamente , entro le
pareti dell’altrui io…
Ivi si pone dei quesiti forieri di interesse nei confronti del diverso da sé, del ricordo e altresì della speranza.
In un ossimoro temporale/cromatico, l’animo dell’artista trova quiete: il crepuscolo, nunzio dell’arrivo della notte, del silenzio e del raccoglimento si congiunge con la luminosità dell’oro, che prende possesso dei respiri della dissertazione visiva.
Esso racchiude la preziosità dei rapporti umani, l’apertura verso il mondo esterno, l’importanza della saggezza nonché la perseveranza nel raggiungimento di necessari e alti obbiettivi.
Marco Nava dimora, in questo obrizo oro, delle volizioni trascendentali, che indica con le tonalità del rosso (vindice di passione) , del viola (simbolo delle nozze tra la sfera passionale e quella meditativa) , del blu
(nunzio di introspezione, intimità e calma) e del nero (custode della riservatezza) .

Jung affermò di aver realizzato la sua Torre, detta di Bollingen per il nome del villaggio in cui venne
costruita, per “dare una qualche rappresentazione in pietra dei miei più interni pensieri e del mio sapere. O
per dirla diversamente, dovevo fare una professione di fede in pietra” .

La casa è un vero e proprio archetipo: essa è lo spazio per la formazione dell’individualità nonché il grembo, che involve e cela profonde dinamiche personali e di gruppo. Il tetto ne preserva l’unicità.
Marco Nava poeta quindi, attraverso sapienti pennellate dal sapore futurista, un eloquio, che pone l’attenzione sull’individuo e altresì sull’importanza dei rapporti umani.

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