29 giugno 2020

Port_land MARIO DANIELE Riccardo Costantini Contemporary - Via Giolitti 51, 10123 Torino 16/06 – 19/09/2020 a cura di Marco Salvario


Port_land
MARIO DANIELE
Riccardo Costantini Contemporary - Via Giolitti 51, 10123 Torino
16/06 – 19/09/2020
a cura di Marco Salvario




Il colpo dato dal Covid al mondo dell’arte contemporanea è stato molto duro in Italia e non solo. Alcuni espositori non ce l’hanno fatta, altri sono fermi in attesa di vedere come evolverà la situazione, i più coraggiosi hanno provato a ripartire subito, nel rispetto di regole che per il mondo della cultura sono molto più rigide che per altri settori. Se un giovane vuole sballarsi nella movida notturna, può sedersi a un tavolino stretto con altri venti amici impasticcati o ubriachi e fare baldoria fino all’alba mentre, se vuole ammirare un quadro in tutta tranquillità, non può entrare nei locali se ci sono già altre persone; nel primo caso le mascherine protettive non esistono, nel secondo se non le si indossa, non si entra. Che cosa commentare? Lo sballo è evidentemente sano e lodevole mentre la cultura è ritenuta molto pericolosa, forse perché chi ci governa ha paura che qualcuno pensi ancora con la propria testa: sarebbe una catastrofe terribile!
Lasciamo andare, tanto le mie sono provocazioni cui nessuno darà risposta.
Negli anni passati in questo periodo molte gallerie d’arte chiudevano i battenti per il caldo e si preparavano alla riapertura autunnale, adesso alcune cercano di dare comunque un segno di vitalità e orgoglio. Un grido rivolto soprattutto a chi non vuole sentire: “Noi ci siamo ancora!”.



La Riccardo Costantini Contemporary, presentando il progetto in continuo divenire “Port_land”del fotografo settantenne Mario Daniele, è tra le gallerie coraggiose che hanno riaperto a metà giugno.
Le foto dell’artista, già di forte impatto ed espressività, sono raggruppate in modo da offrire al visitatore un ulteriore livello di dialogo e stimolo. Nelle immagini, i nostri occhi sono attratti dalla scomposizione dei particolari con una scelta che ne va a cercare l’essenziale, liberandolo da tutto quanto è accessorio e può distrarre. La scelta dominante è quella del bianco e nero, spesso in violento contrasto e con le tonalità scure che dominano, assorbendo e nascondendo sfondi e dettagli ed evidenziando quanto l’artista vuole mostraci.
Abbiamo così la figura umana, di solito femminile, caratterizzata da un particolare, un movimento, i capelli sul collo, la schiena o al massimo il profilo perché queste immagini sembrano allontanarsi, sfuggire, nascondersi, negarsi. Alle figure si associano spazi di regolare geometria, scanditi da luci e ombre, essenziali nelle loro forme. Il risultato di questi polittici fotografici diventa un perdersi dei soggetti di cui pure si è raggiunta l’essenza più vera, in una dimensione metafisica basata su una profonda incomunicabilità, sulla lontananza tra le persone. Non è una vera ricerca, un inseguire, quanto è il cogliere e l’analizzare al meglio il rapido e inatteso passaggio di figure di una bellezza luminosa, accese della luce della propria anima; la scoperta e l’illusione che la nostra solitudine possa essere vinta.



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