27 gennaio 2020

FRANCO GIANNATONI, “LA RAGAZZA DALLA GONNA SCOZZESE” a cura di Vincenzo Capodiferro

FRANCO GIANNATONI, “LA RAGAZZA DALLA GONNA SCOZZESE”
Una storia travolgente, vera, di una povera ragazza varesina, Carla Caroglio, trucidata dalla SS nel 1943

È veramente toccante la storia di Carla Caroglio, una ragazza di 25 anni, di Varese, trucidata dalle SS nella strage degli ebrei sul Lago Maggiore. Come si legge, proprio nella pagina di copertina: «Cattolica e battezzata ma “fidanzata con un ebreo”. Arrestata a Baveno il 15 settembre 1943. Il suo corpo scomparve per sempre». “La ragazza dalla gonna scozzese” è l’ultimo lavoro dello storico Franco Giannatoni, Edizioni Amici della Resistenza, novembre 2019. Franco Giannantoni, nato a Varese nel 1938, giornalista e storico, ha pubblicato un sacco di opere sulla Resistenza, sul neofascismo e sullo stragismo con le maggiori case editrici italiane (Feltrinelli, Angeli, Mursia, Garzanti). Tra le sue ultime opere segnaliamo: “La fine. La fucilazione di Mussolini nei rapporti dei servizi segreti americani”, Garzanti 2009; “La Shoah. Varese 1938-1945. Un delitto italiano”, Amici della Resistenza 2018. «Gli incontri con il dottor Luca Caroglio, nipote di Carla Caroglio e con sua figlia Valentina Luisa sono stati decisivi per definire meglio la figura di questa giovane donna, una fra le cinquantasette vittime della strage nazista del lago Maggiore nel settembre 1943 e per cercare di sciogliere alcuni nodi che avvolgono il mistero dei motivi della sua tragica morte». Questa povera ragazza, bellissima spigliata, moderna nei vestimenti, perché adusava indossare camicette di seta e gonne scozzese, è vittima di un immane fraintendimento che passa per “indubbia ebraicità”, solo perché ritenuta fidanzata di un ebreo. Siamo agli assurdi, che dalla Arendt, sono finemente attribuiti a questo personaggio, Eichmann, che non si sa se sia un idiota, cioè un esecutore, un inetto pericoloso, post sveviano-pirandelliano, o un finto tale per ascondere le sue nefandissime tendenze verso il male, alias fesso per non andar in guerra. Come si fa a uccidere una ragazza innocente per presunta colpevolezza, un caso di indubbia ebraicità!? Noi italiani siamo corresponsabili della Shoah. Non possiamo giustificarci. Accanto ai “volenterosi carnefici di Hitler” dobbiamo porre i “carnefici italiani”. Come ha potuto l’umanità raggiungere tali bassezze, più che bestali, più che demoniache!? Il Novecento con due guerre mondiali, totalitarismi, stermini di massa e bombe atomiche è peggio del Medioevo, che dagli illuministi fu definito l’età di oscurantismo e di barbarie. Ma peggio dell’oscurità c’è qua! La vergogna dell’umanità! Aristotele aveva definito l’uomo un animale politico per natura, salvo i superuomini, o gli eroi, o gli Dei, ed i sottuomini, cioè i demoni e le belve. Qui abbiamo raggiunto uno stato peggiore dei demoni. Come l’uomo, il magnum miraculum, è potuto precipitare negli abissi infondati dell’inferno? Primo Levi, in “Se questo è un uomo”, parla di “al di qua del bene e del male”. Ma questa amoralità è frutto dell’immoralità “al di là del bene e del male” di nietzschiana memoria. La morale subumana è frutto di quella sovrumana. Il rischio è che si dimentica, o come sottolinea Franco, che le giornate della memoria divengano delle celebrazioni sterili, mentre i giovani guardano, storditi dai cellulari e dai falsi miti delle nuove razze, dette civiltà e degli eroi, a destra, sempre più a destra, mentre a sinistra un precipizio travolge le menti ed i cuori, un rammarico, uno stupore malsano. Così guardavano i socialisti ascendere Benito, tranne Giacomo Matteotti, reo di aver detto la verità. «La Caroglio, alla contestazione razziale, senza perdere lucidità, aveva ribattuto ad alta voce di essere stata battezzata a Varese, di essere ariana e di professare la religione cattolica… per dimostrare ciò aveva preso dalla borsetta la carta d’identità e l’aveva mostrata all’ufficiale tedesco …». Ma non ci fu niente da fare! «La bella ragazza dalle gonne scozzesi e dalle camicette antiquate dal momento in cui il tenente Toso la vide per l’ultima volta, non fu più notata. Nessuno la incontrò che passeggiava per Baveno, come soleva fare ogni giorno. Il suo corpo venne ritrovato, aveva riferito Toso, “qualche tempo dopo, crivellato di pallottole, da un contadino a Fondotoce, che aveva notato nel suo campo della terra smossa di recente. Incuriosito aveva scavato, finché era affiorata una gamba di donna”». Ma come abbiamo potuto permettere una tale sciagura, noi il paese della cultura, della libertà? I Germani erano barbari fin dall’inizio, ma noi Latini abbiamo raggiunto il baratro della follia. Noi non abbiamo avuto un processo di Norimberga. Noi abbiamo avuto l’amnistia, una spugna che tutto ha appianato e cancellato ogni giustizia. Ma nulla sfugge all’eterna Giustizia! Al Congresso di Vienna diedero tutta la colpa a Napoleone. Nel ’45 tutta la colpa a Hitler ed a Mussolini! Ma siamo noi: tutti colpevoli! Noi abbiamo la responsabilità dell’avvenire, a maggior ragione dopo le sciagure umane che la storia, maestra di vita, ci insegna. Altrimenti, come Pasolini, dovremmo dedurre che rispetto a noi questa Storia è una povera Cassandra, che dice sempre la verità, ma nessuno le crede, anzi le si dà la colpa delle sciagure che accadono, e la si lapida come un’adultera con lapidi immemori.

Vincenzo Capodiferro

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