17 settembre 2019

Guerra ai contanti, al via controlli e sanzioni di Antonio Laurenzano

Guerra ai contanti, al via controlli e sanzioni


di Antonio Laurenzano

Contanti addio. Al via i controlli della Unità di informazione finanziaria (Uif) di Bankitalia sulle movimentazioni finanziarie sospette. Banche, uffici postali e intermediari finanziari devono comunicare tutte le operazioni dei correntisti in entrata e in uscita pari o superiori a 10mila euro in contante. La prima “comunicazione oggettiva” del 16 settembre riguarda i mesi di aprile, maggio, giugno, luglio e agosto. A seguire, la comunicazione avrà cadenza mensile. A essere monitorate anche ogni operazione di spostamento di danaro uguale o superiore al limite di 1000 euro qualora complessivamente venga superato il tetto dei 10mila euro per singolo correntista, a prescindere dal numero dei conti correnti a lui intestati.
E’ una misura volta a ridurre il rischio di riciclaggio e di attività illecite, ma soprattutto a fare emergere l’economia sommersa (pari al 12,4% del Pil) con relativa evasione fiscale e perdita di gettito tributario (circa 107 miliardi di euro). Contrastare quindi l’utilizzo del contante ancora ampiamente diffuso in Italia, dove oltre l’80% dei pagamenti viene fatto usando banconote e monete. Secondo un recente studio dell’Uif, è al Sud che si registra una minore propensione ai pagamenti elettronici, ma è al Nord, in generale in Lombardia e in Veneto, che i contanti vengono utilizzati maggiormente in transazioni sospette, per le maggiori risorse disponibili sul territorio. Nelle comunicazioni che vengono inviate all’Ufficio di informazione finanziaria sono incluse la data dell’operazione, l’importo, la causale, la filiale della banca o dell’ufficio postale, i dati identificativi del cliente. Ciò consente all’organo di vigilanza della Banca d’Italia di avere uno storico completo e aggiornato dei movimenti in contanti per decidere se archiviare la segnalazione oppure attivare un’indagine amministrativa più approfondita.
Le comunicazioni non sono controlli fiscali né di polizia, ma servono infatti a “raffinare” le informazioni su operazioni sospette. Un faro acceso su transazioni di dubbia attendibilità. Solo in presenza di “anomalie” tra movimenti bancari risultanti dalla Superanagrafe dei conti e redditi dichiarati presenti nell’Anagrafe tributaria suonerà il campanello d’allarme con l’azione di accertamento fiscale da parte dell’Agenzia delle Entrate e della Guardia di Finanza. E’ il cosiddetto “evasometro”, uno strumento di controllo non del tutto nuovo, introdotto nel 2012 dall’allora governo Monti, originariamente definito “risparmiometro”, ma solo adesso, dopo sette anni di “incubazione”, diventato operativo e regolarmente utilizzato dall’Amministrazione Finanziaria, con l’intento ben preciso di scovare gli evasori fiscali.
Al momento, resta invariato il limite dei 3mila euro a partire dal quale non si possono effettuare transazioni tra privati in contante, ma bisogna ricorrere a strumenti tracciabili. La prossima Legge di bilancio prevede però interventi fortemente riduttivi nell’uso del cash: obbligo di accettare i pagamenti con bancomat e carte di credito, ritorno al limite di 1000 euro per i pagamenti, potenziamento del fisco digitale. E nell’ottica di limitare l’uso di denaro contante, è di questi giorni la proposta shock di Confindustria di tassare i prelievi mensili di contante al bancomat di importo superiore a 1.500 euro applicando una commissione del 2%. Entra nel vivo la guerra ai contanti. Uomo avvisato, metà salvato.

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