14 agosto 2019

Crisi di governo al buio per i conti pubblici di Antonio Laurenzano

Crisi di governo al buio per i conti pubblici
di Antonio Laurenzano

Notte di San Lorenzo … in anticipo nel firmamento politico italiano: è caduta una stella, quella gialloverde del governo del cambiamento, il governo delle promesse della strana coppia Di Maio-Salvini affidate a un illusorio contratto di governo consegnato al premier Conte, novello “avvocato degli italiani”. E’ finita una stagione politica segnata da polemiche, contraddizioni e veti incrociati sullo sfondo di un crescente isolamento dell’Italia in Europa nel nome di un populismo farcito di retorica, demagogia ed empatia comunicativa. Annunci e dichiarazioni di facciata, selfie a go go, occupazione mediatica per nascondere ”l’insostenibile leggerezza dell’essere”, i limiti di un rapporto politico privo di “convergenze parallele”. Tutto questo con una finanza pubblica precaria e un’economia del Paese sull’orlo della recessione. L’illusione è ora finita, la “gioiosa macchina da guerra” a guida populista, che doveva operare almeno una legislatura per cambiare il Paese, è andata a sbattere dopo poco più di un anno contro il muro degli interessi partitici di un suo macchinista.
In una calda notte di agosto, la meteora gialloverde si è dissolta con una manovra spericolata, assolutamente inaspettata, condotta con spregiuticatezza dal leader della Lega “per capitalizzare il consenso elettorale del voto europeo”. Una road map di rottura che piazza la crisi di governo nel momento peggiore per gli interessi del Paese, non ultimi quelli legati alla nomina del nostro Commissario europeo per un posto di prestigio a Bruxelles. Con una maggioranza a pezzi, la forza negoziale italiana per strappare un incarico di peso (concorrenza) appare del tutto azzerata. Per i tempi scelti, una crisi al buio, ad alto rischio per i conti pubblici che aggrava il difficile cammino della prossima sessione di bilancio, con i tanti vincoli di spesa da rispettare. E un primo segnale poco rassicurante è già arrivato dai mercati nell’ultimo weekend: lo spread Btp-Bund si è impennato oltre 240 punti, Piazza Affari ha chiuso a -2,48% , bruciando 15 miliardi di euro di capitalizzazione, soprattutto nel comparto bancario.
Nubi minacciose si addensano ora sul futuro politico ed economico del Belpaese. La manovra di bilancio detta i tempi della crisi politica e condiziona le vicende parlamentari. Riposti in agenda i recenti annunci alle parti sociali, dalla flat tax al salario minimo, al taglio del cuneo fiscale, accantonato ogni contrastato disegno di autonomia regionale differenziata, sul tappeto resta il nodo dell’Iva con gli aumenti delle aliquote già decisi in passato per legge: la ridotta dal 10 al 13%, l’ordinaria dal 22 al 25,2%, per poi salire ancora al 26,5% nel 2021. Un costo medio annuo per famiglia, stimato dal Sole24Ore, pari a 541 euro, con effetti a cascata sui consumi e sulla crescita economica (produzione, occupazione).
La Legge di bilancio 2020 parte da un fabbisogno accertato di oltre 27 miliardi di euro, di cui 23,1 per sterilizzare gli aumenti dell’Iva e 4 per spese indifferibili collegate a missioni militari di pace all’estero. Una copertura fondi per la quale servono scelte politiche forti e condivise. Tempi strettissimi. La manovra economica, elaborata da un esecutivo in carica per il disbrigo degli affari correnti o da un governo istituzionale incaricato di portare il Paese al voto, dovrà arrivare in aula entro il 20 ottobre, preceduta dall’invio del dossier a Bruxelles. Una manovra anticipata per blindare i conti pubblici prima delle turbolenze elettorali e “tacitare” mercati finanziari e Commissione europea, ma soprattutto per scongiurare l’esercizio provvisorio che vincolerebbe l’esecutivo a gestire la sola amministrazione ordinaria, con le conseguenti misure: aumento dell’Iva, margini di spesa ridotti (a rischio gli investimenti, il reddito di cittadinanza, la cassa integrazione). Sarebbe un colpo fatale per l’incerto quadro di finanza pubblica e sugli equilibri socio-economici del Paese. E’ l’ora di scelte responsabili, non dell’avventurismo elettorale.

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