23 luglio 2019

Flat tax, mina vagante del governo gialloverde di Antonio Laurenzano

Flat tax, mina vagante del governo gialloverde
di Antonio Laurenzano
Conti pubblici promossi a Bruxelles. E’stato “allontanato” il rischio della procedura d’infrazione per debito eccessivo con pesanti conseguenze per le nostre finanze: congelamento dei fondi strutturali (finanziamenti europei di 73 mld di euro), fine dei prestiti della Bce (“quantitative easing”), maxi sanzione (3,6 mld di euro). Si lavora ora alla manovra d’autunno per la Legge di bilancio 2020, partendo da un fabbisogno di 35-40 mld di euro, di cui 23,1 per sterilizzare l’aumento dell’Iva. Il dibattito politico si concentra sulla riforma dell’Irpef con una ipotesi di flat tax, tassa piatta al 15%, modulando l’intervento nell’ambito di un piano triennale. Una flat tax applicata inizialmente per i single monoreddito fino a 30mila euro e per i nuclei familiari con redditi fino a 55mila euro, estensibili a 65mila euro per le famiglie con due o più redditi. Si tratta di una vasta platea di contribuenti attualmente tassati con un’aliquota media del 24,9% e quella marginale del 38%. Negli ultimi giorni ha preso quota una versione ridotta della flat tax applicata al “reddito incrementale”, cioè alla eccedenza di reddito rispetto all’anno precedente, senza alcuna limite di imponibile. Il lavoro è ancora lungo. “Sono allo studio disegni alternativi o riduzione delle aliquote in vario modo”, secondo fonti ministeriali. Il rebus continua.
Sul piano politico la posta in palio è alta. La flat tax è uno dei provvedimenti bandiera del Governo gialloverde. Uno di quelli su cui, la Lega in particolare, si gioca la sua credibilità. In deroga al principio costituzionale di progressività del sistema tributario, il progetto del Carroccio, illustrato da Salvini nel recente incontro al Viminale con le parti sociali, prevede un’Irpef con aliquota unica, indipendente dal livello del reddito. Una riduzione del prelievo fiscale quale misura per scoraggiare l’evasione e favorire un maggior gettito tributario. I vantaggi della tassa piatta non si limiterebbero a una minore pressione tributaria, ma riguarderebbero una più complessa semplificazione del sistema, grazie anche alla revisione delle tax expenditures, il taglio di bonus e detrazioni fiscali (ristrutturazioni, spese mediche, scolastiche, interessi prima casa, familiari a carico) che saranno compensate con una deduzione forfettaria di 3000 euro rapportata al “quoziente familiare”, cioè al numero dei componenti della famiglia. Armonizzare la flat tax con l’attuale regime delle tax expenditures sarà essenziale se si vuole garantire al contribuente un reale risparmio d’imposta e rispettare il criterio della progressività dell’imposizione fiscale.
Ma l’ostacolo alla riduzione dell’Irpef è costituito dal suo impatto sui conti pubblici, un costo stimato fra i 12 e i 13 mld di euro. Un test politico-economico fortemente divisivo all’interno della maggioranza. Secondo il Ministro dell’Economia Tria “la strada da percorrere per la flat tax è più tasse sui consumi”, aumentare cioè l’Iva, in linea con le raccomandazioni dell’Ue e dell’Ocse, ma non con quelle ufficiali del Governo. “Credo l’imposizione fiscale vada riequilibrata, ha dichiarato Tria, riducendo la fiscalità diretta con un incremento di quella indiretta.” Un preciso indirizzo di politica economica. Un teorema però tutto da verificare in termini di crescita economica e di maggiori entrate, se si considera l’incidenza dell’aumento dell’Iva sui consumi e sulla produzione.
Una strada in salita quella della flat tax sulla quale è intervenuta la Cgil che ha evidenziato le criticità del disegno di riforma con riferimento alla sua equità sociale: “nessuna semplificazione, ma l’introduzione di un ulteriore sistema impositivo che penalizza i meno abbienti”. Di copertura di bilancio ha invece parlato la Corte dei Conti: “l’operazione flat tax deve essere realizzata attraverso ponderate ed equilibrate strategie di lungo respiro per evitare gravi rischi per i conti pubblici con un debito il cui costo finanziario finirà per colpire le generazioni future”. Via libera a una riforma dell’Irpef nel rispetto del quadro di compatibilità di finanza pubblica. Temeraria ogni altra soluzione. Ne riparliamo in autunno con la nota di aggiornamento al Documento di Economia e Finanza (DEF).

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