18 marzo 2019

LA RIFORMA DEL FISCO di Antonio Laurenzano

               
LA RIFORMA DEL FISCO        
di  Antonio Laurenzano 
         
Ci risiamo! Si torna a parlare di semplificazioni fiscali, il solito tormentone di ogni Governo per rendere più trasparente il difficile rapporto fra Fisco e contribuente nell’ottica di un ordinamento tributario conoscibile nelle forme e comprensibile nei contenuti. Da tempo si avverte la necessità di un fisco semplificato che, oltre a ridurne la pressione, sostenga la crescita fronteggiando un’inflazione legislativa che produce incertezza e confusione. Tante norme (più di centodiecimila in vigore!) che, a volte in modo contraddittorio, regolano la stessa materia. Una proliferazione della normativa  che è causa non solo di uno scadimento qualitativo della legislazione tributaria ma anche della potenziale ignoranza della legge, con grave pregiudizio della certezza del diritto, divenuta una chimera! Tanti ostacoli sulla strada della trasparenza fiscale: problemi interpretativi, incertezze operative e scorie burocratiche accompagnano quotidianamente contribuenti e professionisti. Interventi spot, proroghe estemporanee, a conferma di un sistema tributario imperfetto nei suoi meccanismi operativi, nelle sue procedure, nei suoi strumenti di controllo. La lotta all’evasione passa attraverso un Fisco semplice e non attraverso fastidiosi adempimenti in costante aumento che causano spesso un dispendioso contenzioso.  
Un sistema tributario da ricostruire nei suoi principi fondanti: semplicità, certezza ed equità per l’affermazione del dovere fiscale inteso come “dovere di solidarietà che, come ha osservato di recente Enrico De Mita, costituisce il fondamento sul quale si regge l’organizzazione dello Stato moderno”, il dovere cioè di concorrere alle spese pubbliche in base alla capacità contributiva, principio sancito dall’art. 53 della Costituzione. “Senza una giustizia fiscale la democrazia muore”. In attesa di una seria riforma che spazzi via anacronistici balzelli (erariali, regionali e comunali) e conferisca chiarezza e credibilità all’ordinamento tributario, l’esecutivo gialloverde prova a snellire la burocrazia, semplificando alcuni obblighi amministrativi. In Commissione Finanze alla Camera è stata presentata una proposta di legge che dovrebbe azzerare alcuni adempimenti comunicativi e stravolgere il calendario delle dichiarazioni fiscali. Un tentativo di razionalizzazione del ginepraio fiscale, una “bonifica” sempre promessa e mai realizzata! I dubbi sull’esito finale dell’operazione non mancano per i soliti paletti ministeriali. Sarà il “new deal” o l’ennesimo ballon d’essai, un misero dejavu? Sarebbe un’altra beffa per imprese e professionisti sempre più tartassati da scadenze, moduli e adempimenti vecchi e nuovi, ultimo dei quali la fatturazione elettronica con le infinite complicazioni operative.
E’ particolarmente ricco il pacchetto delle modifiche fiscali proposte. Si va dall’abolizione delle comunicazioni dei dati delle liquidazioni Iva alla cadenza annuale dello “spesometro”, dalla eliminazione del modello 770 dei sostituti d’imposta all’ampliamento dell’ambito operativo del versamento con il modello F24, con l’ inclusione delle imposte indirette (registro, successione, donazione, ipocatastale). Dulcis in fundo il regime alternativo delle dichiarazioni d’intento Iva per gli esportatori abituali e lo slittamento dal 31 ottobre al 31 dicembre del termine di presentazione della dichiarazione dei redditi. Un mix di modifiche la cui approvazione è legata all’iter parlamentare e quindi ai tempi lunghi della discussione e ai rischi di “annacquamento”.
Il buonsenso imporrebbe l’immediata cancellazione di norme e adempimenti inutili nella consapevolezza che semplificare il fisco significa ridurre l’impatto asfissiante della burocrazia, rispettare i contribuenti nei loro diritti di operare in un quadro normativo chiaro e definito, ma soprattutto significa legittimare  all’interno del sistema tributario il necessario rapporto di fiducia e collaborazione tra cittadino e fisco, cardine del vituperato “statuto del contribuente”. Una sfida di civiltà giuridica!

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