25 febbraio 2019

1951-1961: fu vero miracolo? A cura di Angelo IVan Leone

1951-1961: fu vero miracolo?


Il miracolo economico italiano del decennio 1951-1961: fu vero miracolo?


Negli anni che andiamo ad analizzare avvenne in Italia quello che è passato alla storia con l’espressione ridondante e ampiamente retorica di “miracolo economico”. Il processo storico inerente a questo supposto e ampiamente pubblicizzato “miracolo”, che comunque garantì l’impetuosa crescita del Paese tanto da spingerlo stabilmente nelle prime posizioni delle potenze industriali, è stato ampiamente studiato e dibattuto e non è certo questa la sede in cui ripercorrere le “mitiche” gesta di quegli anni.
Quello che, invece, ci interessa mettere in luce, perché riguarda il nostro oggetto di studio, è che nelle nostre contrade questo tanto decantato miracolo non avvenne. Esso si concentrò sostanzialmente nel famoso e, per certi versi, famigerato, triangolo industriale: Genova − Torino − Milano.
A Bari, infatti, “gli anni Cinquanta vedono l’economia cittadina ripiegare su stessa, estranea ai nuovi centri dell’economia internazionale – sempre più europei e meno mediterranei – e privata dalla guerra fredda dei familiari e più prossimi mercati adriatici e mediorientali”.
Le terre del sud furono il serbatoio della manovalanza che permise a questo triangolo industriale di crescere e svilupparsi così tanto da far sì che il Nord-ovest fosse, ancora più stabilmente, il cuore pulsante e produttivo del Paese.
La classe dirigente di allora, infatti, che quasi subì questo processo di enorme trasformazione sociopolitica oltre che economica, malgrado tutte le grandi opere messe in cantiere con roboanti annunci – dalla Cassa del Mezzogiorno, alle opere pubbliche per il sud, a tutti i piani che periodicamente venivano annunciati per il meridione, a cominciare dalla mitica e fallimentare “riforma agraria” – non ostacolò affatto l’enorme processo di emigrazione che avvenne in quegli anni. Questo avveniva anche perché gli stessi fondi destinati a questi progetti avevano cifre a mezzo tra l’essere inadeguate e l’essere irrisorie.

“Per tutti gli anni Cinquanta i finanziamenti pubblici, in Puglia, Basilicata e Calabria erano inferiori, in ciascuna di dette regioni, a quelli destinati al solo territorio comunale della città di Napoli”

Pertanto si assistette all’enorme fenomeno dell’immigrazione, dai caratteri quasi biblici, che perdurò fino alla fine degli anni Sessanta, assestandosi durante il decennio successivo e non trovando fine nemmeno dagli anni Ottanta ai nostri giorni, nostri giorni compresi. Ovviamente, il carattere dell’emigrazione meridionale ha subito e subisce delle trasformazioni necessarie e connaturate allo stesso processo storico.
Negli anni che stiamo analizzando, scappavano dal sud le braccia per rendere forte il “boom economico” del nord, oggi, invece, scappano via i cervelli che vanno ad arricchire e a rendere grandi non solo le città del nord Italia, ma quelle del nord Europa e del resto del mondo.
Alla nostra terra è dato, ora come allora, un solo grande e univoco destino: l’emigrazione. Il processo di emigrazione, parlando più specificatamente della nostra regione, fu tanto grande da rendere ancora oggi la capitale “morale”, oltre che economica d’Italia, ovverosia Milano, la più grande città pugliese della nazione. Un primato che il capoluogo lombardo detiene tuttora.


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