26 novembre 2018

L’ITALIA ETERNA a cura di Angelo Ivan Leone


L’ITALIA ETERNA 

Una delle cose più belle della storia è che ti permette di poter individuare quelle che si possono chiamare e definire, senza ombra di dubbio, le “costanti storiche”, ossia quelle caratteristiche, siano esse eminentemente storiche o di altra natura, che tendono a ripetersi nel percorso inarrestabile della vicenda umana.
 In Italia tutto questo si può ravvisare e individuare, a mio modestissimo parere, in alcuni punti salienti che tendono a verificarsi e ad auto avverarsi con ciclica frequenza e regolarità.
1) La perdita della memoria. Essa è una questione fondamentale in Italia perché viviamo in un Paese che ciclicamente commette gli stessi errori, proprio perché dotato di scarsa o nulla memoria storica. “Io vivo in un Paese che confonde” cantava Ivan Graziani, nella sua stupenda Cleo. Ogni tanto, infatti, l'Italia si dimentica, dove l'ha portata il "Cesare di Carnevale" come la cattivissima stampa francese definì, una volta, Mussolini. Per questo l'Italia cade preda d’innamoramenti, fugaci o meno, sempre di altri Cesari che somigliano sempre meno al Cesare primigenio e allo stesso Mussolini.
 2) Il credere ai miti. Come nel caso del mito della vittoria mutilata, l’Italia è sempre pronta a credere ai miti, alle favole e alle menzogne del duce di turno. Un tempo era quella vittoria che era stata la più completa tra tutte le vittorie ad essere diventata mutilata, oggi è l’Europa che ci ha salvato dallo scannarci per sempre tra noi europei e ci ha impedito di diventare: un mafiostan balcanico, un califatto maghrebino o una dittatura pura e semplice latinoamericana, ad essere diventata causa e male di ogni nostra nazionale stortura.
3) Il diventare amici sempre dei nostri peggiori nemici. Ciò avvenne nel ventennio nero, in cui diventammo amici, alla fine, dei nostri peggiori nemici tedeschi, vanificando tutta la portata storica della vittoria nella Grande Guerra. Così diventammo dapprima uno Stato subalterno ideologicamente e politicamente e, una volta dichiarata la guerra, una vera e propria provincia del Reich tedesco. Anche oggi diventiamo amici del gruppo di Visegrad, ossia di quei Paesi dell’Est o del satrapo Putin che non ci appartiene e che non ha niente in comune con noi in termini di storia, politica, geografia, mentalità e umanità, o meglio, mancanza di umanità. Al posto di rimanere ancorati, con tutte le nostre forze all’Occidente, cui demmo i natali, vogliamo buttarci in questo buco nero dell’Est che non si sa proprio dove ci può portare, o meglio lo si sa, fin troppo bene: alla guerra. 
 Nessun trasalimento di fronte a questa parola e nessuna esagerazione. Perché distruggendo le alleanze, le collaborazioni, lo spirito di comunanza e di reciproca fratellanza tra le nazioni europee è proprio questo quello che nella storia è sempre accaduto: la guerra. Se questa triste eventualità accadesse, ricordiamoci chi, come e perché ci ha condotti a tale catastrofe. E pensare che si sarebbe potuto semplicemente studiare di più. E già mi sento le frasi dei milanesi il prossimo 26 Aprile (Sempre dopo il 25, naturalmente): maledetto Salvini, bastava che comprassi un libro di storia!  
 Angelo Ivan Leone

Nessun commento:

Posta un commento

I commenti sono moderati e controllati quotidianamente.
Tutte le opinioni sono benvenute. E' gradita la pacatezza.

51a Edizione Ravenna, 3-13 maggio 2024

                                                  51 a Edizione Ravenna, 3 -13 maggio 2024   Una panoramica geografica sul jazz, dagl...