10 luglio 2018

PENSIONI, QUALE FUTURO? di Antonio Laurenzano

        PENSIONI, QUALE FUTURO?
                 di  Antonio Laurenzano

“L’occupazione è salita, ma servono ancora i migranti per pagare le pensioni. Pochi giovani al lavoro e troppi anziani in pensione.” La relazione del Presidente dell’Inps Tito Boeri per la presentazione del XVII rapporto annuale fotografa un quadro preoccupante dell’Italia: un Paese in cui povertà e precarietà aumentano, un Paese in calo demografico che invecchia al punto che “il sistema pensionistico rischia di saltare senza il contributo degli immigrati”. Oggi abbiamo circa 2 pensionati per ogni 3 lavoratori, ha ricordato Boeri, un rapporto destinato a peggiorare con la cancellazione della Legge Fornero e il ripristino delle pensioni di anzianità. Un’operazione pericolosa per la tenuta dei conti pubblici: 750.000 nuovi pensionati e una spesa annua a regime di 18 miliardi. L’abbassamento dell’età pensionabile, contraendo l’occupazione, riduce il reddito netto dei lavoratori per l’aumento del cuneo fiscale, con ricadute sul costo del lavoro. Uno scenario che rende incerto il futuro del sistema pensionistico “in grado di reggere solo con maggiore occupazione e con l’adeguamento automatico dell’età pensionabile alla longevità.”
Da queste premesse, l’invito del presidente dell’Inps al Governo a “pensare al futuro”, a riflettere sulla fuga all’estero di tanti giovani, a programmare scelte di politica socio-economica legate all’andamento demografico. La popolazione italiana, nell’arco di una sola legislatura, potrebbe ridursi di circa 300.000 unità e, osserva Boeri, “dimezzando i flussi migratori, si appesantirebbe il già precario rapporto fra popolazione in età pensionabile e popolazione in età lavorativa.” Una tesi fortemente contestata dal ministro Salvini: “Boeri vive su Marte”! Secca la replica del … “marziano”: “La storia ci insegna che quando si pongono forti restrizioni all’immigrazione regolare, aumenta l’immigrazione clandestina e viceversa e il nostro Paese ha bisogno di aumentare quella regolare per i tanti lavori per i quali famiglie e imprese non trovano lavoratori.” Nel lavoro manuale non qualificato sono oggi impiegati il 36% dei lavoratori stranieri in Italia, contro solo l’8% dei lavoratori italiani.
Messaggio chiaro che fa luce sulle tante ombre di un sistema previdenziale lasciato per anni in balia degli interessi elettorali dei partiti e che vuole ora misurarsi, responsabilmente, con le proposte legislative, perché “previdenza significa visione a lungo termine, tutela del risparmio tanto nell’orientare le scelte individuali quanto nel valutare le scelte collettive attraverso  l’azione dei governi.” Questione di civiltà giuridica e di equilibrato “welfare state”.  

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