29 giugno 2018

TICINO, ELDORADO ITALIANO? di Antonio Laurenzano


TICINO, ELDORADO ITALIANO?
di Antonio Laurenzano

Lugano addio”. La bella canzone di Ivan Graziani è l’ideale colonna sonora del libro del giornalista della RSI Francesco Lepori “Il Ticino dei colletti sporchi”, Dadò Editore, di recente pubblicazione. Un lungo viaggio attraverso le vicende giudiziarie degli anni ’70 e ‘80 legate ai reati finanziari quando il Ticino era l’Eldorado italiano. Sulla piazza finanziaria di Lugano si riversarono “tonnellate di soldi”, perché “a un certo momento, scrive l’autore, i soldi non si contavano, si pesavano!” Il Ticino subì una “invasione” di capitali che gli italiani, attraverso anche i valichi del varesotto, trasportavano in Svizzera con grandi borsoni. Da un lato un Paese, l’Italia , che diventa sempre più ricco ma politicamente instabile, con smagliature nel sistema fiscale di controllo, dall’altro le banche svizzere che non chiedono la provenienza dei soldi. Una crescita incontrollata del settore bancario ticinese, causa di truffe, malversazioni, fallimenti. Un malaffare generalizzato.
L’Eldorado della finanza si trasformò presto in un vero Far West: tutto era possibile, anche azzerare conti correnti attraverso operazioni spregiudicate, complici gli stessi operatori bancari. Ne sa qualcosa un facoltoso faccendiere di casa nostra che vide il suo tesoretto volatilizzarsi ad opera di “fiduciari” e “bracconieri” senza scrupoli. Ci sono nel libro storie di truffe milionarie: un “furbetto” lombardo riuscì a farsi prestare dal Banco di Roma di Lugano senza alcuna garanzia 120 milioni di franchi utilizzati per fare bella vita: villa a Portofino, attico di lusso a Milano, auto da corsa. Ma il caso più clamoroso resta quello della Texon, società costituita dal Credit Suisse di Chiasso nel Liechtenstein. Sui conti della Texon furono fatti confluire in maniera subdola soldi di numerosi imprenditori e risparmiatori italiani rimasti poi vittime di disastrosi investimenti, non coperti da garanzia bancaria. Nel 1977 scoppiò lo scandalo con un buco finanziario di 1380 miliardi di franchi! Il Credit Suisse finì sull’orlo del fallimento.
Una finanza malata proliferata per decenni nel silenzio di leggi e in assenza di vigilanza. A farne le spese tanti italiani, ricorda l’ex Procuratore capo della città ticinese, Paolo Bernasconi, uno dei protagonisti di quella stagione giudiziaria. “La stragrande maggioranza delle vittime degli operatori bancari, con patrimoni dilapidati, era italiana. Patrimoni non dichiarati al fisco e quindi rinuncia degli interessati a ogni processo per il timore di ricadute fiscali negative”. Il danno e la beffa!
Evasione e truffe, storia del passato. La Svizzera e gli altri paradisi fiscali europei hanno ormai aderito allo scambio automatico di informazioni finanziarie a fini fiscali. Lugano addio!

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