22 giugno 2018

LA DEBOLEZZA DELL’ EUROPA di Antonio Laurenzano


LA DEBOLEZZA DELL’ EUROPA
di Antonio Laurenzano

La vicenda dell’Aquarius ha messo a nudo, ancora una volta, la debolezza dell’Europa, la sua latitanza dinanzi a un dramma umanitario che investe i principi fondanti su cui è stata edificata l’idea di Europa unita. E’ stato sollevato il velo delle ipocrisie, scoperchiato il vaso delle doppiezze e ambiguità europee sulla spinosa questione dei migranti. Dal prossimo Consiglio europeo del 28 e 29 giugno a Bruxelles si attendono decisioni chiare per uscire da una pericolosa impasse, ma è forte il rischio del solito compromesso al ribasso! E’ in gioco il futuro dell’Ue. Il mancato accordo sulla revisione del Regolamento di Dublino del 1990 potrebbe infatti far saltare anche gli altri temi in agenda: riforma dell’eurozona, bilancio comune, unione bancaria. Con buona pace dello sbandierato europeismo del presidente francese Macron, un europeismo di facciata con una solidarietà che si ferma al confine di Ventimiglia, fra abusi e goffe accuse all’Italia di “irresponsabilità e cinismo”. Già rimossi i disastri in Libia di Nicolas Sarkozy!
In un clima di antieuropeismo ammantato di sovranismo, l’Europa sembra aver smarrito la bussola della storia, un’Europa che non fa più sognare, un’Europa che alimenta inquietudini, crea insicurezze, paure, crisi di identità nazionali. Nel rifiuto dell’Europa sono confluite irrazionalmente antiche e nuove contraddizioni: rigurgiti di anacronistici nazionalismi, paure xenofobe, voglia di protezionismo economico! Si pagano a caro prezzo gli inquietanti silenzi di Bruxelles che, perdendo ogni contatto con la mutata realtà comunitaria, ha preferito minimizzare i problemi dei cittadini europei, le loro ansie, le crescenti disuguaglianze socio-economiche.
E’ giunta l’ora di una responsabile autocritica. L’Europa deve intraprendere un’azione drastica per recuperare autorevolezza internazionale e, attraverso un diverso coordinamento della politica comunitaria, avvicinarsi ai problemi reali della gente. Far progredire cioè il “visionario progetto” europeo dei suoi Padri fondatori verso un livello minimo di integrazione politica nella consapevolezza che, nonostante limiti e difetti, l’Europa resta una scelta obbligata nell’era della globalizzazione. Un soggetto politico efficiente, vivibile per tutti, ben inserito in un contesto storico-economico in continua evoluzione. Scongiurando così una disastrosa crisi istituzionale che non conviene a nessuno. Basta vedere il rovescio della medaglia: cosa accadrebbe ad ognuno degli attuali “condomini” dell’Europa senza la comune “casa europea”? Quale sarebbe il loro peso, come andrebbero le loro economie e le loro monete nazionali? Quale sarebbe la coesione sociale del Vecchio Continente? Se ne facciano una ragione i “sovranisti”!

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