22 maggio 2018

Spazio Parentesi 2 Marco Salvario


Spazio Parentesi 2
Marco Salvario

Ci siamo già interessati nel mese di Aprile dello Spazio Parentesi, focalizzandoci su tre interessanti eventi e, a dimostrazione della ricchezza di proposte che tale locazione continua a offrire, torniamo a occuparcene ora con riguardo alle mostre da poco concluse di altri due bravi artisti, molto diversi nell’approccio alle loro opere eppure non troppo lontani nella ricerca delle comune problematiche inerenti l’essere umano e la sua interazione con se stesso, con gli altri e con l’universo.





                               
UNIO. Mostra Personale di Aaron Gonzalez. 26 aprile - 3 maggio
Artista totale ed entusiasta il trentatreenne Aaron Gonzalez, ricercatore vulcanico, sperimentatore di ogni possibile tecnica espressiva che consenta di entrare efficacemente in contatto con il pubblico e comunicargli i propri messaggi e le proprie emozioni. Utilizza pittura, poesia, scultura, fotografia e ancora non è appagato, perché il nostro non si arresta all’opera in quanto tale, ma vuole offrire un lavoro articolato eppure unico, cancellando gli intervalli e le distanze, vissuti come un’interruzione sgradita o come un’occasione perduta. Durante la mostra il suo estro l’ha spinto a evolvere continuamente la sua presentazione, ora dopo ora, ispirazione dopo ispirazione; un divenire che, in fondo, è la vita stessa. Bisogna quindi riempirli questi vuoti, magari con piume colorate di nero oppure con un nuovo scritto, le cui parole sono emerse nella notte e ancora possono essere modificate.
Mi sono chiesto se una tale impostazione non porti a imporre la forma sulla sostanza, come i pensieri/poesie, scritti in fogli smembrati e presentati come un mosaico ricomposto. Volendo comunque provare a estrarre le opere singole dall’insieme, al nostro si deve riconoscere una gran capacità di visione artistica, con le creazioni d’immagini e realizzazioni in bilico tra l’inferno e il paradiso di quella che è in qualche modo una religione pagana ed estremamente personale, dove le aureole che spesso circondano i volti dipinti non sono simbolo di santità ma di emanazioni psichiche che palesano un tentativo di contatto oltre i sensi e le normali capacità umane.






La Mostra Continua. Personale di Tiziana Inversi. 10-23 maggio
Da molti anni questa artista porta avanti in parallelo l’attività medica e quella artistica, nella quale ha meritatamente ottenuto importanti riconoscimenti. Nelle sue opere si può seguire una ricerca profonda e interiore della natura umana, scavando analiticamente alla ricerca delle sorgenti da dove nascono le emozioni e di quale sia il nostro vero essere.
Siamo forse davanti a immagini di psicologia illustrata e la produzione di questa pittrice mi ha fatto pensare, riflettendo su molte delle opere, al percorso iniziatico e mistico che si può ritrovare nelle antiche religioni o negli arcani maggiori di un mazzo di tarocchi; psicologia, ripeto, oppure, sette esoteriche. Spesso si prova la stessa sensazione di smarrimento o turbamento immergendoci nell’oceano, nello spazio, nel folto di un bosco o in noi stessi, alla ricerca di limiti e risposte che non possiamo trovare. In questo percorso Tiziana Inversi sembra a volte scoraggiarsi e cedere alla propria limitatezza umana - forse il lettore mi perdonerà l’accostamento tra l’opera “Il crollo” e la carta numero 16 dei tarocchi, “la Torre” – eppure più spesso sembra trovare tra l’uomo e la natura, una forma d’identificazione nella quale l’uomo accetta di essere solo una piccola parte ma con il sereno riconoscimento di essere incluso nel tutto, non un elemento estraneo; e qui penso in particolare a “Le metamorfosi” e a “Le nostre radici”.
Non semplice sogno, quindi, nelle sue opere, ma rivelazione, iniziazione a un mistero antico e superiore, dove a dominare non è la religione ma un’esaltazione mistica, guidata dalla ragione.

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