26 aprile 2018

IL GIARDINO DELLE FARFALLE di Dot Hutchison recensione a cura di Miriam Ballerini

 IL GIARDINO DELLE FARFALLE                       di Dot Hutchison

© 2018  Newton Compton Editori – gli insuperabili gold
ISBN 978-88-227-0077-3 Pag. 313 € 9,90

Un noir particolare, che attrae e spinge a continuare a leggere.
Una scrittura sicuramente efficace e ben dosata.
Inara si trova presso l’FBI per essere interrogata dagli agenti Hanoverian ed Eddison, i quali si alternano nelle domande.
È il modo in cui è scritto a essere diverso e originale: il romanzo non viene narrato dallo scrittore, ma dalle domande degli agenti e dalle risposte della vittima sopravvissuta.
Una ragazza che, per la maggior parte delle pagine, non si saprà se è stata o meno complice di quanto accaduto nel giardino.
E cos’è mai questo giardino? E chi è il Giardiniere?
Il Giardiniere è un serial killer che rapisce delle ragazze e, dopo averle tatuate con ali di farfalle sulla schiena, le violenta e le mantiene in un giardino. Una serra enorme, con laghetto e cascata. Una gabbia dorata.
Cambia loro nome, le tratta con gentilezza, fino a quando, raggiunta l’età di 21 anni, proprio come una farfalla che muore giovane alla fine del suo ciclo vitale, le imbalsama e le conserva in teche piene di resina. Lasciando che siano farfalle per sempre.
Chi delle ragazze si ammala, o rimane gravida, viene uccisa e seppellita.
Il giardino contiene all’incirca una ventina di ragazze, le une che fanno coraggio alle altre. Quando arriva una nuova vittima la coccolano, l’aiutano a superare quello che l’aspetta.
Succubi del Giardiniere nemmeno tentano più di tanto di scappare, sapendo che andrebbero incontro a morte certa.
Inara racconta tutto questo, in modo lineare, insensibile, non versando mai una lacrima.
Il Giardiniere ha due figli maschi: Avery, crudele e sadico. Quando entra nel giardino tortura le ragazze. Anche se il padre lo riprende, così come farebbe un buon genitore di fronte a un figlio che rompe i suoi giocattoli.
C’è poi Desmond, gentile, timido. All’inizio finge di non capire cosa sia il giardino. Si innamora di Inara e, quando viene messo di fronte alla realtà di chi siano suo padre e suo fratello, si rifiuta di denunciarli, per paura di fare soffrire la madre, ignara, e di dover affrontare tutte le conseguenze.
Solo alla fine, di fronte a una bambina massacrata dal fratello, avrà il coraggio di fare quel che deve.
L’unica mia perplessità sta proprio di fronte alla famiglia del serial killer. Nella realtà non potrebbe mai accadere una cosa del genere. La figura del Giardiniere, nonostante sia troppo “buono”, potrebbe anche starci, ma che i figli di un uomo malato, cresciuti in una famiglia normale, nel momento in cui venissero a scoprire una realtà così sconvolgente, non credo proprio reagirebbero come la scrittrice ha immaginato.
Ma, essendo un libro d’invenzione, lasciamo spazio anche a questa possibilità.
Definito dalla stampa come: il thriller più terrificante dell’anno. Tra “Il silenzio degli innocenti” e “Il collezionista di ossa”.

© Miriam Ballerini

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