10 ottobre 2016

LEGGE DI BILANCIO 2017, LA GUERRA DEI DECIMALI di Antonio Laurenzano

                             
LEGGE DI BILANCIO 2017, LA GUERRA DEI DECIMALI di  Antonio Laurenzano 


Legge di bilancio 2017 in dirittura d’arrivo. Giorni decisivi per la manovra economica di 23 miliardi di euro che il governo dovrà varare entro il prossimo 17 ottobre (il giorno 15, termine ordinario, cade di sabato). E saranno giorni particolarmente impegnativi per il Ministro dell’Economia Padoan che dovrà sciogliere il nodo sulla solidità delle previsioni di crescita del Pil all’1% scritte nella nota aggiuntiva al Documento di economia e finanza  (Def). Una previsione ritenuta “ambiziosa” dalla Banca d’Italia, “non realistica” dalla Corte dei Conti per i “rischi al ribasso  dovuti agli elementi del quadro economico collegato alla finanza pubblica”. Ma l’esame più insidioso da superare sarà quello dell’Ufficio parlamentare di Bilancio (Upb), organismo che vigila sull’applicazione del pareggio di bilancio inserito nella Costituzione, secondo il quale “le previsioni governative di crescita per il 2017 appaiono contrassegnate da un eccesso di ottimismo”. Sulla stessa linea il Fondo Monetario Internazionale che ha assegnato all’Italia per il 2017 un Pil non superiore allo 0,9%!
Un vero rompicapo per i tecnici di Via XX Settembre che dovranno fornire “giustificazioni analitiche degli obiettivi programmatici”  per consentire in settimana l’approvazione in aula del documento governativo. Una battaglia sul filo dei nervi e dei … decimali : lo 0,1% del Pil vale 1,6 miliardi di euro! Incombe minacciosa la “clausola di salvaguardia”, ovvero l’aumento dell’l’IVA (l’aliquota ordinaria dal 22 al 24%, quella ridotta dal 10 al 13%), una controversa norma introdotta per la prima volta nella manovra di luglio 2011 per garantire gli obiettivi concordati in sede comunitaria sul contenimento del deficit e del debito e avere  quindi da Bruxelles il via libera alla Legge di bilancio. L’incremento del carico fiscale per il 2017 sarebbe nell’ordine di 15 miliardi di euro con il rischio di deprimere la già bassa crescita economica. L’aumento dell’IVA ridurrebbe infatti il reddito disponibile delle famiglie a danno dei consumi e quindi della produzione e dei relativi livelli occupazionali.
Tutto ruota dunque attorno alla quantificazione degli obiettivi di bilancio, alla loro reale sostenibilità  finanziaria e alla necessità di abrogare il ricorso alle clausole di salvaguardia (una “cosmesi dei conti pubblici”) senza ulteriori rinvii ad anni successivi, individuando soluzioni strutturali (lotta all’evasione, spending review, investimenti pubblici e privati).  Resta ora da capire se le “informazioni integrative” in arrivo dal Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) basteranno per dissolvere perplessità e dubbi fin qui manifestati da più parti sulla crescita all’1% nel 2017 e sul deficit programmato del  2,4%, ridotto al 2% per la flessibilità sui vincoli di spesa chiesta a Bruxelles per l’emergenza terremoto e immigrazione. Quella con la Commissione europea sarà la vera sfida per le sorti del bilancio. Il commissario per gli affari economici e monetari Moscovici ha confermato una cauta “apertura” di Bruxelles, ma -in chiave prospettica- resta sul tappeto il problema di sempre: il taglio del debito (continua a crescere: oltre 2252 miliardi di euro a luglio) che doveva partire quest’anno, e rinviato al 2017. 
Un iter molto delicato attende il Documento programmatico di bilancio dalla cui approvazione dipendono in concreto gli spazi della manovra a disposizione e quindi i conseguenti interventi legislativi sia per supportare la crescita (infrastrutture, detassazione dei salari di produttività, riduzione della pressione fiscale sulle imprese), sia  per rispettare gli impegni presi a favore dei pensionati (anticipo pensionistico, quattordicesima) e delle famiglie numerose in difficoltà economica (un bonus legato all’Isee).
Il quadro macroeconomico e finanziario del Paese non consente errori: il rischio è che potremmo essere “costretti” a ripianare buchi di bilancio con manovre correttive dure da assorbire. Si impongono scelte serie e coraggiose, proiettate nel futuro. Non misure tampone, ma finalmente una rigorosa politica di risanamento della  finanza pubblica e di sviluppo della nostra economia. Vorremmo condividere l’ottimismo che il Ministro Padoan ha dispensato nei giorni scorsi a Washington in occasione delle riunioni del Fondo monetario: “l’Italia è nel mezzo del treno della crescita europea, in un paio d’anni saremo in testa”. Ipse dixit!  

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